La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Abruzzo lancia l’allarme: “Sanità territoriale al collasso. Danni per la salute dei cittadini”

PESCARA – “Condizioni di lavoro non più sostenibili, che erodono la qualità dell’assistenza territoriale e rappresentano un potenziale danno per la salute dei cittadini”.

A lanciare l’allarme è la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) Abruzzo, che guarda con “grande preoccupazione” alla situazione di bilancio della sanità abruzzese e soprattutto alla “sostanziale indifferenza con cui la Regione affronta tutti i temi collegati all’erogazione di servizi essenziali”, sottolineando che la sanità territoriale “rischia di avviarsi verso il collasso”.

Il punto della situazione è stato fatto nel corso di una conferenza stampa a Pescara.

Presenti, tra gli altri, il segretario regionale Fimmg, Mauro Petrucci, il segretario regionale Fimmg di Continuità assistenziale, Sandro Campanelli, e i segretari provinciali di Chieti, Mariapaola Di Sebastiano, dell’Aquila, Vito Albano, e di Teramo, Marco Rascente.

“Ai rinnovi contrattuali nazionali, l’ultimo è stato sottoscritto lo scorso anno – rileva il sindacato – non hanno mai fatto seguito gli accordi decentrati: l’ultimo è stato siglato nel 2006 e il tavolo di trattativa convocato per la prima volta nel marzo 2023 non ha prodotto finora risultati concreti. Con la situazione di deficit incontrollato, ci troviamo ora una situazione di stallo. Tra l’altro, contestualmente, le Asl stanno rivedendo spesso unilateralmente e al ribasso i precedenti accordi aziendali”.

Il segretario regionale Fimmg, Mauro Petrucci, parla di una condizione che “mette una seria ipoteca su quello che potrebbe essere il futuro della medicina generale sul territorio tra professionisti con più esperienza che optano per i prepensionamenti e i neolaureati che scelgono altri percorsi. Saranno le aree interne a pagare lo scotto più alto”.

Per la federazione, un altro fronte aperto è “quello delle indennità di rischio percepite dal 2006 al 2017: decine di migliaia di euro chieste indietro dalle Asl per ciascun medico. Nonostante sentenze e mediazioni, il cosiddetto lodo Pagano, incombe ancora il rischio della restituzione. Analoga condizione per i medici del 118 che, sempre per ritardi nella sottoscrizione dell’accordo stralcio, si sono visti sospendere l’indennità”.

A tutto questo si aggiungono la “digitalizzazione rallentata” e il “carico burocratico”, in un sistema che “spinge molti cittadini non solo a rinunciare alle cure, ma persino a non effettuare la scelta del medico di base”.

Per la Fimmg c’è “un’assoluta mancanza di valorizzazione della medicina generale, considerata più come un bancomat per le ricette che un presidio importante per l’erogazione di salute. Un danno immenso per i cittadini”, conclude la federazione, annunciando, per i prossimi giorni, una lettera aperta agli assistiti.