La figlia è gay, i genitori la picchiano e la sequestrano. I Carabinieri: “Erano indifferenti anche alle minacce suicidio”

Cronaca nazionale

NAPOLI – Presa per i capelli dai genitori e riportata di forza nella casa dove per otto mesi ha vissuto nel terrore imposto dal padre e dalla madre, pronti a tutto pur di mettere fine alla sua relazione gay: ieri, i carabinieri di Torre del Greco hanno arrestato in flagranza di reato una 47enne e un 43enne, madre e padre di una giovane di 19 anni, accusati di sequestro di persona e di maltrattamenti nei confronti della figlia.

Un caso di cui, ora, si sta occupando la sezione “fasce deboli della popolazione” del procuratore aggiunto di Napoli, Raffaello Falcone.

Lo scorso weekend la ragazza era riuscita ad allontanarsi da quella situazione da incubo, scegliendo poi di vivere altrove con la compagna ventenne, malgrado la secca opposizione, le minacce e le percosse, anche con un bastone, dei genitori che la tenevano chiusa nella cameretta con i lucchetti alle finestre per impedirle di scappare.

Più volte hanno cercato di costringerla via telefono a tornare e quando hanno capito che non l’avrebbero spuntata, hanno minacciato lei e la sua fidanzata di dare fuoco alla casa dove si trovavano. Prese dal panico le due hanno scelto di rifugiarsi nell’abitazione di una loro amica 15enne, a Sant’Antonio Abate, davanti alla quale però hanno trovato la coppia di genitori che tenevano sotto controllo gli spostamenti della figlia con un localizzatore gps installato sul suo cellulare.

La 19enne è stata prelevata di forza, tra le urla dei presenti, poco prima che la compagna lanciasse l’allarme ai carabinieri di Torre del Greco che, subito dopo avere visto l’accaduto dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza, sono intervenuti nella vicina Ercolano, nell’appartamento dei genitori della ragazza che era stata segregata. Prima di entrare però hanno attivato le body-cam per registrare tutto.

In casa c’erano cinque persone: la 19enne sul divano, in lacrime, disperata tra le braccia della nonna materna, i suoi genitori e uno zio, fratello della madre. Dopo avere raccontato la sua drammatica storia, la giovane, che fino a quel momento aveva sopportato tutto, ha deciso di presentare una denuncia, unico passo che le avrebbe consentito di difendere la sua libertà.

“Sono rimasti indifferenti anche alla minacce di suicidio”, dice all’ANSA il maggiore Francesca Romana Ruberto, comandante dei carabinieri di Torre del Greco. “Ritenevano che quella ragazza fosse inadeguata – aggiunge l’ufficiale – avrebbero preferito passare ‘un guaio’ piuttosto che tollerare la relazione omosessuale”.

Alla figlia, infatti, avevano fatto capire che quella ragazza non faceva per lei in quanto senza un lavoro stabile ma poi, quanto l’impiego l’ha trovato, è venuto fuori che non accettavano la sua sessualità.

“La storia di questa giovanissima ragazza, per violenza e intolleranza ricorda la drammatica vicenda del 16enne di Poggioreale pestato dal padre con la chiave inglese solo perché gay”, ricorda Antonello Sannino, presidente di Antinoo Arcigay Napoli per il quale “occorre intervenire nelle scuole e nelle famiglie per fermare questa ondata di violenza omotransfobica”.

(Ansa)