La “Gira Zapatista”: “E’ necessario lottare affinché l’essere donna sia un valore e non un limite all’accesso ai diritti”. La carovana arriva in Abruzzo

AVEZZANO – “Lo zapatismo ha rappresentato, fin dalla sua nascita, una possibilità di riscatto e di radicale cambiamento della condizione di oppressione, discriminazione ed esclusione delle donne indigene del Chiapas”

E con questo spirito che ospitiamo un Comunicato stampa di LAPAZ (Libera Assemblea Pensando/Praticando Autonomia Zapatista) Macroarea Centro-Italia – 8 marzo 2021.

Ecco il testo:


“Dopo i 6 comunicati inviati dalle Comunità Indigene Zapatiste al mondo
(http://enlacezapatista.ezln.org.mx/category/comunicado/) e l’annuncio dell’arrivo di una delegazione in Europa a giugno 2021 e in Italia ad agosto/settembre 2021, anche i nostri territori si mobilitano!
A settembre saremo pronti e pronte ad accogliere la delegazione della Gira Zapatista che sarà composta per l’80% da donne!
A partire dal coordinamento europeo, anche nella zona Italia centrale (Abruzzo, Molise, Prov. di Ascoli e Rieti) si sta ideando e organizzando il percorso di avvicinamento al momento di accoglienza della delegazione zapatista.
Abbiamo scelto di renderci più visibili l‘8 marzo, per 2 motivi:
1 – perchè perché l’8 marzo è la giornata dello sciopero femminista e transfemminista, la giornata in cui si sciopera contro la produzione, il consumo e l’idea di donna come funzione riproduttrice, la giornata in cui si
sciopera dai ruoli imposti dai generi. Perché oggi, ancora di più, è necessario lottare affinché l’essere donna sia un valore e non un limite all’accesso ai diritti: la pandemia Covid-19 ha inasprito le già forti disuguaglianze di genere presenti nella nostra società. Abbiamo deciso di essere presenti in questa giornata per appoggiare, tra gli altri e le altre, le lavoratrici e i lavoratori che oltre al lavoro rischiano di perdere anche il permesso di soggiorno; per coloro che non vogliono scegliere tra salute e salari da fame per garantire i profitti; per le lavoratrici e i lavoratori della scuola e della sanità che rifiutano l’etica della missione e reclamano investimenti pubblici e fuoriuscita dalla precarietà; per chi denuncia i licenziamenti camuffati da trasferimenti e anche per le lavoratrici che non vogliono arrendersi al peso crescente del lavoro “da madri” a discapito del proprio salario. E vogliamo dare forza alle donne che in Abruzzo e nel mondo, nonostante le zone rosse, si stanno comunque mobilitando per lo sciopero femminista e transfemminista, organizzando presidi e sit-in: a l’Aquila, a Pescara, e a Teramo a partire dal 6 marzo ci saranno diverse iniziative (https://fb.me/e/410IpeUHf https://fb.me/e/3B3rvhz6t https://fb.me/e/Bn6RSygY ).
2 – perché questa giornata rappresenta una delle particolarità più importanti delle comunità indigene zapatiste che sentiamo vicine a noi. Lo zapatismo ha rappresentato, fin dalla sua nascita, una possibilità di
riscatto e di radicale cambiamento della condizione di oppressione, discriminazione ed esclusione delle donne indigene del Chiapas. La lotta delle indigene all’interno delle comunità autonome zapatiste e nell’EZLN
rappresenta una vera e propria resistenza nella resistenza; un processo di emancipazione che è stato lento, difficile e non privo di ostacoli, ma che ha raggiunto degli obiettivi importanti per la situazione sociale, politica
ed economica del Chiapas e in parte di tutto il Messico.
Era il 1° gennaio del 1994 quando un numeroso esercito formato principalmente da donne ed uomini indigeni di etnia tzotzil, tzeltal e tojolobal emerse dall’oscurità impenetrabile della Selva Lacandonda in Chiapas, Messico, riuscendo a tenere testa per 12 giorni al governo e all’esercito in una vera e propria guerriglia nei territori e nei villaggi. Non fu una rivoluzione classica , non fu la presa del potere, bensì una lotta per
l’affermazione della dignità e dell’esistenza delle comunità indigene e per mantenere forme di democrazia diretta e di autogoverno: terra, giustizia, casa, educazione, libertà, sanità, indipendenza, lavoro, alimentazione,
pace, democrazia.
In quest’ottica, nel marzo del 1993 fu approvata la Ley Revolucionaria de las Mujeres che da lì in avanti costituì la base per la lotta verso l’uguaglianza e la parità di genere. Tale legge aveva come scopo principale quello di garantire il diritto all’autonomia personale, all’emancipazione e alla dignità di ogni donna all’interno delle proprie comunità. Oggi le donne zapatiste partecipano a tutti i livelli della vita politica, economica e sociale dei territori autonomi zapatisti e delle comunità di cui fanno parte (caracoles).


La lotta per la salvaguardia del territorio va di pari passo con quella di genere.

Prima le donne erano relegate a svolgere i compiti ritenuti radizionalmente “da donna”, e marginalizzate o escluse dalla vita politica delle comunità. Con l’era coloniale poi, e soprattutto con l’oppressione dei popoli indigeni, il maschilismo e il patriarcato imperanti nel vecchio continente si sono diffusi anche nel nuovo mondo.
Oppresse tra gli oppressi, per la loro condizione di genere, di classe e appunto etnica. La più grande rottura delle donne indigene con la condizione di sottomissione e subordinazione che caratterizzava la loro esistenza nelle comunità, è avvenuta proprio all’interno dell’EZLN che risulta essere una delle organizzazioni rivoluzionarie latinoamericane che conta la maggiore presenza di donne al suo interno.
Ovviamente il percorso di emancipazione ancora oggi non può certamente dichiararsi concluso. Le lotte delle donne indigene hanno certamente molti tratti in comune con quelle femministe nordamericane ed europee, ma, proprio per le loro caratteristiche, hanno operato una vera e propria rivisitazione e rilettura delle teorie femministe producendo un nuovo pensiero che prende il nome di “comunismo comunitario” (o comunismo autonomo dell’America Latina). Un pensiero emerso da prima in Bolivia e poi diffuso in tutto il continente, impegnato a combattere il patriarcato partendo da un universo cognitivo e da categorie di pensiero indigene e pre-coloniali, operando una vera e propria decolonizzazione del termine “femminismo” stesso, poiché prodotto del pensiero occidentale e che risponde principalmente ai bisogni delle donne bianche europee e nord americane. Per tutte queste ragioni, proprio in vista dell’ 8 marzo rendiamo pubblica l’intenzione di tante realtà sociali dei nostri territori di intraprendere una serie di eventi (on line e in presenza) per creare una campagna di avvicinamento alla Gira Zapatista, con dibattiti, proiezioni, mostre, mercati, presentazioni di libri, etc.
Occasioni per conoscere l’esperienza di autodeterminazione delle comunità zapatiste, ma anche per parlare di sviluppo sostenibile, economie di sussistenza, commercio equosolidale, difesa della Terra e dei difensori e delle difensore della Terra, parità di genere ed empowerment di tutte le donne e le ragazze, diritti delle minoranze, beni comuni e usi civici, passando per uno scambio di esperienze, conoscenze e percorsi per elaborare un futuro per il pianeta in cui i popoli siano liberi di autodeterminarsi e in cui l’educazione scolastica prosegua al passo del più lento, senza lasciare indietro nessuno.
“… è di nuovo tempo che i cuori danzino e che la loro musica e i loro passi non siano quelli del rimpianto e della rassegnazione. Che diverse delegazioni zapatiste, uomini, donne e otroas del colore della nostra terra,
viaggeremo nel mondo, cammineremo o navigheremo verso suoli, mari e cieli remoti, cercando non la differenza, non la superiorità, non lo scontro, tanto meno il perdono e la pietà. Andremo a incontrare ciò che ci rende uguali.”.
Noi accoglieremo le comunità zapatiste con lo stesso spirito e determinazione!

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