L’affondamento del Titanic. Miti, storie e leggende di un tragico mistero

Visti gli esiti ottenuti dal pensare positivo dello scorso anno, voglio ricordare una vicenda accaduta agli inizi del secolo passato. Terminò con una orchestra che suonava impavida su un piroscafo che affondava. È una brutta storia ma, magari, cominciando il nuovo anno au contraire con un triste ricordo, magari, si finirà per avere fortuna.

Ecco il Titanic in tutta la sua magnificenza, progettata da William Pirrie, dall’architetto navale Thomas Andrews e da Alexander Carlisle. John Perpont Morgan, un armatore statunitense, ne finanziò la costruzione (i suoi discendenti ancora bestemmiano).

IL TITANIC

Il comandante del Titanic Edward John Smith ed il piroscafo

La nave batteva la bandiera della società White Star Lines e consisteva di una bazzecola lunga più di 260 metri, larga 28 e alta 53. Il transatlantico era la risposta a quelli della Cunard Line: l’RMS Lusitania che fece una brutta fine e L’RMS Mauretania entrambe, all’epoca,  le navi più lussuose e  veloci.

15.000 operai lavorarono alla titanica (è il caso di dirlo) impresa. Durante la costruzione 246 operai si ferirono di cui 28 gravi; sei operai morirono sulla nave e due nelle officine. Poco prima del varo un operaio perse la vita colpito da un pezzo di legno. Le cose non finirono qui perché durante la sua costruzione scoppiò anche un incendio tra il primo e il quinto compartimento stagno. Il calore indebolì il metallo, ma non avvenne la sostituzione completa delle parti interessate. Sotto questi splendidi auspici e le maestranze che si toccavano, la nave fu registrata a Liverpool. Il numero della certificazione della durata di un anno (periodo che gli bastò a sufficienza) era 131428.

IL COMANDANTE

Al comando della nave c’era il Capitano Edward John Smith che non era uno degli ultimi arrivati. Comandò la P/S Majestic per nove anni. All’inizio della Seconda Guerra Boera fu posta, per due volte, ai suoi ordini una nave per il trasporto truppe fino alla Colonia del Capo senza che si verificassero incidenti. Re Edoardo VII del Regno Unito lo premiò, per questo, con una medaglia.

Divenuto famoso a Smith vennero affidate le più grandi navi dell’epoca, tutte lussuose e nuovissime. Comandò la RMS Baltic e tre anni più tardi, la RMS Adriatic. Entrambi i viaggi inaugurali si conclusero senza problemi. Alla fine rivestì il grado di Commodoro della White Star Line proprio il fatidico anno del naufragio. N.B. un commodoro era il capo di una flotta di navi, pensate in quale considerazione era tenuto. Lo chiamavano “Il Comandante dei milionari” perchè tutta la ricca aristocrazia inglese lo richiedeva al comando delle navi su cui viaggiavano.

VIAGGIARE IN PIROSCAFO

https://www.youtube.com/watch?v=8eVzvWWBnV0
Tour virtuale del Titanic

All’epoca queste enormi navi erano di gran moda. Per raggiungere il Nuovo Continente ci volevano più di una decina di giorni e questi hotel di gran lusso galleggianti fornivano tutti i comfort rendendo piacevole la traversata dell’oceano.

Nulla doveva mancare ai grandi magnati dell’epoca che dovevano spostarsi tra i due continenti e viaggiare per oltre una decina di giorni.

I prezzi erano di 30 sterline (circa 3.000 euro) per una normale cabina di prima classe. 870 sterline erano richieste (87.000 euro), invece, per una suite di prima classe con salotto e ponte di passeggiata privato.

Era a disposizione dei passeggeri di prima classe la  piscina, il bagno turco, la palestra, il campo da squash, due ponti di passeggiata, uno aperto e uno chiuso, una propria biblioteca, un ristorante, una sala da pranzo, una sala fumatori e un bar. Solo una inezia: le scialuppe di salvataggio erano sufficienti solo per la metà dei passeggeri “ma tanto – pensavano ottimisticamente i costruttori – è inaffondabile“.

L’ORCHESTRA

L’orchestra del Titanic

Sul Titanic viaggiavano anche otto persone ingaggiate dalla Black Talent Agency: Theodore Brailey, John Hume, Percy Taylor, Frederick Clarke, John Woodward, Roger Bricoux e George Krins ed erano i componenti dell’orchestra della nave: un quintetto e un trio. Avevano suonato per orchestre prestigiose ed erano acquartierati in seconda classe. Morirono tutti. Loro ultimo atto di coraggio: continuarono, secondo gli ordini, a suonare, per dare un minimo di sicurezza ai passeggeri. Lo fecero fino alle ore 1:40 dopo di che la nave affondò. l’ultimo brano suonato si ritiene fosse “Più presso a te, Signor“.

I VIAGGIATORI

In quel fortunato viaggio soggiornavano in prima classe John Jacob Astor IV proprietario del Waldorf-Astoria, Benjamin Guggenheim (fratello di Solomon quello del museo), E. Roebling (nipote del costruttore del ponte di Brooklyn).

Assieme a questi signori il consigliere presidenziale statunitense Archibald Butt di ritorno dall’ America dopo una missione diplomatica al Vaticano e che a poco gli giovò l’aver calcato il Sacro Suolo a quanto pare.

Non mancava il magnate americano dell’Acciaio  Arthur Ryerson, la scrittrice Helen Churchill Candee la quale più che scrivere era una decoratrice d’interni che annoverava tra i suoi clienti Teddy Roosevelt.

Dello scrittore Jacques Futrelle a bordo con la moglie voglio fare cenno. I coniugi viaggiavano in prima classe. Durante il tragico naufragio, lo scrittore fece salire la sposa su una scialuppa di salvataggio poi rimase sulla nave fumando insieme all’imprenditore John Jacob Astor IV. Pensate: se ne stava lì a gustarsi una sigaretta mentre la moglie, in salvo su una scialuppa, si allontanava nell’oceano.

Ironia della sorte, a bordo c’era anche l’amministratore delegato della White Star, la società armatrice del Titanic. Non poteva mancare Joseph Bruce Ismay, colui che ebbe l’idea di costruire la nave e ne scelse il nome (si salvò). Era pure presente l’architetto del bastimento, Thomas Andrews: voleva constatare di persona gli eventuali problemi della prima effettiva navigazione. S’era detto tra sé: “voglio proprio vedere come si viaggia bene su questa nave” e ci rimise la ghirba. Rinunciò al viaggio, invece, Lord Pirrie, progettista della nave e che, secondo me, la sapeva lunga… .

Sul Piroscafo viaggiava anche un abruzzese e per questo approfondimento vi rimando all’articolo del nostro ottimo Americo Tangredi.

Un Abruzzese sul Titanic

LA TRAVERSATA

La nave salpò il 10 aprile 1912 dall’ormeggio 44 di Southampton alle ore 12:00, con destinazione New York. Avrebbe impiegato sette giorni con arrivo previsto al molo 59 di New York la mattina del 17 aprile (numero fortunato). Naturalmente, anche ‘sta volta ci fu un incidente proprio al momento della partenza. A causa del risucchio creato dalle eliche del Titanic la piccola nave New York, che era vicino ruppe gli ormeggi e si avvicinò pericolosamente al nostro fortunato piroscafo. L’accaduto causò il ritardo di un’ora. “Cominciamo bene” pensò Ismay, non sapendo che sarebbero finiti meglio. Tutto procedeva alla grande finchè…

LA COLLISIONE

Il comandante era contento: “Fin qui tutto bene” pensava come quel tale che stava cadendo da un palazzo di 50 piani dimenticandosi che il problema non era la caduta ma l’atterraggio. La sera dell’11 aprile il telegrafista ricevette un marconigramma con segnalazioni di iceberg nei pressi di Terranova. Al capitano non fu mai consegnato quel messaggio.

Una rara immagine dell’Iceberg che affondò il Titanic

Gli Avvertimenti

Avvertimenti di pericolo giunsero nei successivi giorni tra il 12 e il 13 aprile. Pure questi fecero la stessa fine del precedente. Come sia andata veramente la faccenda dei messaggi nessuno lo sa e nemmeno è chiara la manovra eseguita per evitare l’iceberg. Certamente alle ore 23:40 le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee videro una massa scura di fronte alla nave, che riconobbero essere un iceberg. Fleet suonò tre volte la campana e telefonò alla plancia di comando urlando “Iceberg right ahead!” (“Iceberg proprio davanti!”). Non l’avesse mai detto! L’ufficiale di guardia sul ponte William Murdoch, allontanò la prua da quella montagna di ghiaccio ordinando al timoniere di virare tutto a sinistra. La manovra, purtroppo, avvicinò la poppa all’ostacolo ed è per questo che, probabilmente, fece seguito una contro-virata a dritta con i risultati che seguirono.

Il Titanic Oggi

La nave era talmente grande che nessuno avvertì l’urto in prima classe. Si verificò un tintinnio dei lampadari di cristallo e alcuni oggetti che caddero dai comodini. I passeggeri di seconda classe lo descrissero come “una vibrazione ovattata, strana e breve“, quelli di terza parlarono di “un botto sordo”. Qualcuno, presago, urlò: “A ‘dda venì Schettino!!!”.

I primi ad assistere al cedimento dello scafo furono i fuochisti, i quali però ancora non avevano realizzato la reale entità del danno. Uno di loro raccontò: “All’improvviso la murata di dritta parve rovinarci addosso. Si sentì come uno scoppio di arma da fuoco e l’acqua cominciò a scorrere intorno; ci gorgogliò tra le gambe e noi ci precipitammo con un balzo nel compartimento successivo chiudendoci alle spalle la porta stagna. Non pensai, e nessuno lo pensò in quel momento, che il “Titanic” sarebbe potuto affondare.”

I RESTI DELLA NAVE

Se nessuno aveva pensato all’epoca che la nave potesse affondare oggi, invece, si va in giro a raccattarne i pezzi. Il 7 giugno 1994 la società RMS Titanic Inc. ottenne i diritti di proprietà e di recupero sul relitto. Tra il 1987 e il 2004 l’azienda recuperò circa 5500 oggetti tra cui, nel 1998, una sezione dello scafo di 17 tonnellate. Molti di questi ritrovamenti sono parte di esposizioni itineranti, organizzate dalla RMS Titanic Inc. in musei di tutto il mondo.

IL RICORDO

La nave da crociera Balmoral

Ogni anno, la Guardia Costiera americana e la Pattuglia internazionale del Ghiaccio depongono una corona di fiori nel luogo del disastro del Titanic. In occasione, invece, del centenario del naufragio, la Morgan Travel pensò bene di noleggiare la nave da crociera Balmoral, della Fred Olsen Cruise Lines, per seguire la rotta del Titanic e fermarsi il 15 aprile 2012 proprio dove era affondata per rendere omaggio ai morti del naufragio. La nave raggiunse il luogo stabilito alle ore 23:00 del 14 aprile 2012. A bordo della nave la Morgan Travel celebrò un servizio funebre alla memoria, terminato con il lancio in mare di tre corone di fiori. La nave rimasta sul posto tutta la notte, ripartì la mattina seguente seguendo la rotta che il Titanic avrebbe fatto verso New York.

Oggi Il relitto dello sfortunato piroscafo fa parte della Convenzione UNESCO 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo. Gli Stati firmatari, pertanto, vietano il saccheggio, lo sfruttamento commerciale, la vendita e la dispersione di qualsiasi parte del Titanic e/o dei suoi artefatti.

I “NO ICEBERG”

È inutile: per ogni tesi conclamata c’è sempre chi afferma il contrario. Secondo il giornalista irlandese Senan Molony la causa principale dell’affondamento della nave sarebbe stato un incendio all’interno dello scafo di cui i costruttori erano a conoscenza. Dall’analisi di alcune fotografie sono emersi infatti, a suo dire, i segni di fiamme che lentamente si erano sviluppate vicino al locale caldaie quando ancora si trovava nel porto di Belfast. Nonostante l’accaduto, il programma dell’inaugurazione proseguì e l’incendio continuò a indebolire per giorni lo scafo del Titanic. Quando urtò l’iceberg la fiancata fiaccata dalle fiamme cedette.

Secondo Molony ci fu anche la volontà di non mostrare i danni  riportati dall’’imbarcazione . Per evitare che i passeggeri si intimorissero notando i segni del fuoco lungo il fianco, il Titanic venne attraccato al porto di Southampton sul lato ‘integro’. Molony dichiarò:  “L’inchiesta ufficiale sul Titanic ha definito l’affondamento come un atto di Dio. Questa non è la semplice storia di un iceberg e un affondamento ma è una tempesta perfetta di fattori straordinari accaduti insieme: il fuoco, il ghiaccio e una negligenza criminale”. Che dire?

Questa è la triste storia di una nave nata sotto tristi presagi. Bella e enorme, definita “inaffondabile” a che portò via nel suo naufragio 1.500 anime. Un saluto da un metro e mezzo di distanza.

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