Le case rurali sono il ricordo dell’Abruzzo arcaico da tramandare ai posteri. La riforma agraria del Fucino torna nelle scuole con il Consorzio di Bonifica Ovest

Foto tratta dalla pagina Facebook "Borgo Ottomila Foto Gallery" ritrovata e pubblicata da Loreto Berardicurti
di Sergio Venditti*
AVEZZANO – L’Istituto Centrale di Statistica italiano nel 1934 operò un censimento sulla misera condizione abitativa rurale (a cura di A.Lattanzio) individuandone 6875,in particolare nella nostra provincia di Chieti.
In un’indagine di oltre 20 anni fa, la Regione Abruzzo ne certificò ancora 800 circa, concentrate in particolare nella Marrucina, in oltre quaranta comuni. In particolare un servizio del TGR Abruzzo dei giorni scorsi ne ha riportato la memoria a Casalincontrada,che già nel nome ne riassume tutta l’essenza.
Le loro origini si perdono nella notte dei tempi,ma a metà 800 sorse l’esigenza di costruire questi manufatti rurali, vicini ai campi coltivati, da parte dei coloni e mezzadri favoriti dai loro proprietari,per una maggiore produttività dei raccolti,costituendo poi anche delle borgate autonome.
Una condizione non dissimile da tante contrade rurali, del Sud, che sono state riportate in varie pagine della letteratura” verista”, con scrittori celebri come Giovanni Verga,Carlo Levi e il nostro Ignazio Silone, con la sua epica “Fontamara”, nel cuore del Fucino, il feudo di proprietà del Principe Alessandro Torlonia.
Questi aveva prosciugato l’antico lago (e le sue finanze di banchiere romano), dopo quello operato dall’imperatore Claudio, con i suoi maestosi “cunicoli”, alimentando sia cronache che leggende, scritte dagli antichi storici come Strabone, Ludovico Antinori e Muzio Febonio, con i conflitti di classe e politici, dall’antichità all’età moderna, fino al regime fascista e poi a quelli della Repubblica Italiana.

Quest’ultima dal 1946, con l’avvio della ricostruzione del Paese e sul possesso della terra, con esiti anche cruenti e sanguinosi, sedati con la riforma agraria “dell’inizio degli anni ’50, che aprirà una nuova stagione socio-economica per la Marsica.
Nello specifico le prime case costruite con terra e paglia, iniziano questa evoluzione agraria, dalla:”divisione della proprietà alla maggiore sicurezza delle campagne e all’incremento demografico. Ma la loro localizzazione fu prevalentemente sul fondo della pianura-collina, anziché in nuclei lontani dai campi.
Fu una sorta di colonizzazione interna, che vide i poveri della montagna scendere per darsi all’agricoltura. Si delineo’ così un insediamento sparso di edilizia rurale,al massimo borgate di case riunite. Le case raramente intonacate, si integrano con la terra arata della collina litoranea abruzzese e marchigiana.
In queste due regioni, prevale la tecnica costruttiva del MASSONE, denominata BAUGE, in Francia e COB, in Gran Bretagna. (“Abruzzo Marrucino-TerrAccogliente”). Con la riforma agraria del Fucino (Legge 9/8/1954, N.639), fu censito già negli anni precedenti un fabbisogno di ben 40mila vani di abitazioni e stalle, con i relativi servizi, anche scolastici per i figli degli assegnatari- proprietari nella grande Piana del Fucino, il cui feudo era stato costituito dal Principe Torlonia.
Nel 1952, nacque il primo borgo rurale, in località Ottomila, ricadente nel comune di Celano. La spesa stanziata era stata di 300 milioni di lire, cui si aggiungeranno altri fondi, per costruire ulteriori borghi agricoli, destinati sempre alle famiglie di contadini, come a Caruscino di Avezzano, Collarmele, Borgo Incile, San Benedetto dei Marsi, Borgo via Nuova, Luco Dei Marsi, Ortucchio e Strada 11, per complessivi 416 alloggi, con una progettazione standard da parte di tecnici come l’ing. Marcello Vittorini, incaricato dal nuovo Ente per la Valorizzazione del Fucino e della Maremma.
Queste sono le storie da non dimenticare e tramandare alle nuove generazioni, a partire dalle scuole, di ogni ordine e grado della Marsica, con progetti pluriennali di ricostruzione storica e di divulgazione che si avvieranno già in questa primavera, proposti da esperti e cultori in materia di risanamento del Fucino.
Dal Dott. Abramo Bonaldi, Direttore del Consorzio di Bonifica Ovest, al Prof. Sandro Valletta, dell’Università “Guglielmo Marconi” di Roma con il suo libro: “Ricostruzione storica del patrimonio archivistico consortile – 2024” ed al Dott. Sergio Venditti, giornalista della rivista “Tempo Presente”, fondata da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, nel 1956, che ne curerà tutti gli aspetti della comunicazione intergenerazionale.
“La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò’ che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare” (Octavio Paz).
*Giornalista della rivista “Tempo Presente” e membro della Fondazione Silone