Medici dell’ospedale di Chieti indagati per la morte di un paziente: il Sindacato dei Giornalisti polemizza con l’Ordine dei medici che pretende il silenzio

PESCARA – A qualcuno piace il silenzio e, soprattutto l’immunità che, nei desiderata più nascosti degli interessati, dovrebbe anche tramutarsi in “impunità”. Ma fortunatamente, almeno per ora, non è così e i cittadini sono tutti uguali. Davanti alla legge e davanti alla regola della buona informazione.

Il Sindacato dei Giornalisti abruzzesi, infatti, è entrato in aperto scontro con l’Ordine dei Medici di Chieti che pretenderebbe si fossero taciuti i nomi di alcuni medici indagati per la morte di un paziente.

Interesse pubblico, veridicità e continenza verbale: queste sono tre regole principali da seguire quando si scrive una notizia a cui si deve coniugare una massima della Suprema Corte degli Stati Uniti che assolse il Washington Post dopo la pubblicazione di carte riservate, ma assolutamente di rilievo e interesse per la collettività, relative alla guerra in Vietnam: “L’Informazione serve chi è governato (i cittadini ndr) e no chi governa (tutti gli altri a qualsiasi livello ndr).

La vicenda riguarda la mote di un 67enne di Ortona a Mare che, ricoverato il 26 novembre 2023 nel policlinico teatino per un infarto acuto del miocardio, non sarebbe stato sottoposto alla prevista coronarografia che, secondo il medico che invece ha presentato la denuncia alla Procura di Chieti, avrebbe potuto salvargli la vita, essendo questo l’esame che individua l’arteria malata e guida all’interventi successivo ed urgente di angioplastica.

Da quella denuncia, quindi, è scaturita un’inchiesta che ha visto indagati due medici, come riportato da giornali cartacei e online che dei professionisti hanno, giustamente, pubblicato i nomi. Questo ha fatto saltare la mosca al naso dell’Ordine dei Medici di Chieti che si appella ad un presunto garantismo, parola quanto mai abusata in questo paese, pretendendo, al contrario il silenzio, il bavaglio, la “non informazione” dei cittadini

E su questo interviene il Sindacato dei Giornalisti Abruzzesi diretto dal Segretario, Ezio Cerasi che così risponde all’Ordine dei Medici di Chieti: «È irricevibile nel metodo, e sbagliato nel merito, l’intervento dell’Ordine dei Medici di Chieti che pretende di censurare  i giornalisti per la pubblicazione di una notizia di oggettivo interesse pubblico, come nel caso di due medici indagati per la morte di un paziente.

Il garantismo invocato dall’Ordine dei Medici non si esercita tacendo le notizie o elementi essenziali delle notizie, come le generalità degli indagati.

Garantismo significa rispettare la presunzione di innocenza, diritti della difesa e la continenza,  precisando lo stadio e grado del procedimento penale del quale si parla, come correttamente fatto nel caso di specie.

La censura non è garantismo, è una pelosa e malposta pretesa di immunità (anche dalla doverosa pubblicità su fatti di indubbio interesse) ed esprime la misura del clima che sta portando, proprio in questi giorni, all’approvazione della legge Bavaglio, che limita fortemente la libertà di stampa e comprime i diritti dei giornalisti.

L’Ordine dei medici di Chieti dimentica che il ruolo dei giornalisti è informare i cittadini su fatti di interesse pubblico, cosa che i giornalisti abruzzesi continueranno a fare incuranti di ogni tipo di intimidazione».

Insomma, i medici teatini pretenderebbero una sorta di immunità da un punto di vista dell’informazione, come se non fossero sufficienti le già evidenti difficoltà che, oggettivamente, si presentano i procedimenti giudiziari del genere, che si basano su perizie e pareri tecnico-clinici, per stabilire eventuali responsabilità a carico di chicchessia.

La verità è che se si sbaglia, e in questo caso la cosa sarebbe gravissima trattandosi di una vita umana, si paga. Che si sia medici o poveri… giornalisti di campagna come noi.