Nikola Tesla inventò il XX secolo. Ma non ne ricavò un… penny bucato!

“Se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo” diceva Roberto “Freak” Antoni e la cosa pare si adatti particolarmente a quello che fu uno dei più grandi inventori di tutti i tempi che registrò tanti brevetti quanti il suo rivale Thomas Alva Edison.

Non riuscì a beneficiare delle sue idee perché ogni volta fu privato dei meritati guadagni. Mi riferisco a Nikola Tesla, scienziato sfortunato.

Nikola Tesla era serbo-croato trapiantato negli Usa nel 1884, fu uno dei più grandi inventori di tutti i tempi: ma fu privato ogni volta dei guadagni relativi ai suoi brevetti.

Amava spettacolizzare le sue scoperte davanti a uno scelto pubblico nel laboratorio sulla South Fifth Avenue di New York e mostrare ai giornalisti quanto fosse sicuro e potente il suo sistema di corrente elettrica. La sua attività si era trasformata in una sorta di guerra contro l’inventore Thomas Alva Edison che, al contrario di Tesla era uno scaltro uomo d’affari.

D’altro canto se Edison misurava il valore di una invenzione dai soldi che poteva intascare, Tesla sosteneva che l’obiettivo di un’invenzione consisteva nello sfruttamento delle forze naturali finalizzate al bene dell’umanità. Negli anni a venire vincerà la guerra per la corrente elettrica pur non guadagnandoci un granché: se oggi infiliamo la spina di un elettrodomestico nella presa di corrente di casa lo dobbiamo a lui.

Un genio illimitato e totalmente disinteressato

Era talmente geniale che non aveva bisogno di alcun modello, disegno o esperimento per sviluppare i congegni: tutto il processo creativo si sviluppava nella sua mente dove realizzava le sue invenzioni, le metteva a punto e le faceva funzionare, tant’è che ebbe a dire:” Per me è del tutto indifferente costruire una turbina nella mia testa o in officina riesco persino a notare quando va fuori bilanciamento”. La sua genialità era controbilanciata da comportamenti compulsivi.

Odiava perle e orecchini, sentiva caldo davanti a una pesca (chissà perché), ripeteva alcuni suoi gesti in modo che il numero delle ripetizioni fossero divisibili per tre. Contava i passi, calcolava il volume del contenuto delle tazzine di caffè, dei piatti e degli alimenti. A conferma di ciò scrisse: “Se non lo faccio, il cibo non mi piace”.

La sua prima intuizione sull’elettricità la ebbe a ventitré anni quando comprese che il futuro della produzione (e della distribuzione) dell’energia elettrica era quello della corrente alternata, concezione totalmente contraria a quella allora prevalente della corrente continua.

All’epoca tutti gli apparecchi elettrici funzionavano con quest’ultimo tipo di energia e la scienza di quei tempi giudicava inconcepibile alimentare motori elettrici con la corrente alternata. Sette anni dopo ebbe una Intuizione. Mentre passeggiava in un parco di Budapest, afferrò un pezzo di legno e disegnò in terra il diagramma di un motore assolutamente innovativo che funzionava a corrente alternata.

Nei giorni a seguire fu travolto da una sorta di trance e disegnò motori, dinamo e trasformatori a corrente alternata. Descrisse questa sorta di estasi come “Uno stato spirituale di completa felicità come non lo avevo mai provato nella vita. Le idee mi si presentavano in un flusso ininterrotto. L’unica difficoltà era riuscire a fissarle”.

La rivoluzionaria scoperta della “Corrente Alternata”

Accennavo all’utilizzo della corrente alternata nelle nostre case ebbene questa offriva un grande vantaggio rispetto a quella continua: poteva essere trasportata via cavo per centinaia di chilometri quasi senza perdite mentre con quella continua si poteva farlo solo per brevi tratti inframezzati da sottostazioni. Nel 1884, il Nostro, si presentò, con una lettera di raccomandazione, a Thomas Alva Edison per sottoporgli la cosa. Figuriamoci!

L’inventore della lampadina aveva appena costruito la prima centrale pubblica a corrente continua al mondo a Manhattan che, però riusciva a produrre solo quel tanto di corrente sufficiente ad illuminare i lampioni elettrici per una breve distanza e quindi aveva progettato di invadere la città con una rete di generatori.

L’inventore americano, come si può immaginare, ascoltata la descrizione delle caratteristiche tecniche del sistema elettrico di Tesla, gli rispose recisamente di smetterla con quella sciocchezza perché la gente voleva la corrente continua e lui si sarebbe occupato solo di quella.

George Westinghouse

Edison, però, non era un fesso e comprese quanto talentuoso fosse il giovane tecnico e non solo lo assunse ma gli promise un premio di cinquantamila dollari se fosse riuscito a migliorare le prestazioni delle sue dinamo che voleva distribuire.

Dopo quasi un anno di duro lavoro, Tesla poté annunciare i propri successi: le modifiche alle dinamo di Edison ne avevano fatto aumentare l’efficienza in modo sostanziale. Naturalmente Edison non lo pagò e il Nostro si licenziò accettando l’offerta di un gruppo di investitori e fondando una sua azienda, la Tesla Electric Light and Manufacturing Company.

Portò avanti il suo progetto? Ma anche no: i finanziatori gli chiesero di costruire innovative illuminazioni per strade e fabbriche, cosa che fece, ma poi, estromesso dall’azienda e mal pagato, si trovò a lavorare dietro chiamata, nella costruzione di strade.

Il trio Tesla, Edison e Westinghouse

Il capo della squadra di costruzione saputo del motore ideato da Tesla lo mise in contatto con Alfred K. Brown, direttore della Western Union Telegraph Company. I telegrafi avevano bisogno di corrente che potesse viaggiare per lunghi tratti e quindi le caratteristiche della corrente alternata erano interessanti. Aprirono un laboratorio vicino a quello di Edison e fu un periodo di grande attività che attirò l’attenzione dell’industriale e inventore George Westinghouse. Questi acquistò i brevetti di Tesla, siglando un accordo per il diritto di licenza di 2,5 dollari per ogni cavallo vapore venduto.

Westinghouse riuscì a distribuire l’elettricità a prezzi più favorevoli di Edison e presto si ritrovò ad avere più clienti nonostante una campagna di diffamazione avviata da quest’ultimo. In poco tempo Westinghouse costruì oltre trenta centrali elettriche alimentando centotrenta città americane.

Quando fu lanciato il bando per l’illuminazione dell’Expo di Chicago offrì quasi un milione di dollari meno di Edison. In tutto il mondo furono installate centrali a corrente alternata. Pensate che Tesla s’arricchi? Per niente, gli investitori spinsero Westinghouse a modificare il contratto. Tesla accettò un importo forfettario di duecentosedici mila dollari perdendone quasi dodici milioni.

La mente del Genio già vagava verso il sogno di una energia gratuita e illimitata e stava studiando. un sistema senza fili, in grado di spedire intorno al globo l’energia.

Tesla e i comandi a distanza

Torre Wardenclyffe

Nel 1898 costruì il primo radiocomando a distanza, poi, l’anno successivo riuscì a inviare onde radio a una distanza superiore ai 1.000 chilometri da un laboratorio di Colorado Springs .

Una delle sue idee geniali, quella di trasmettere energia a distanza, vide quasi la luce nel 1900. Un finanziatore (J.P. Morgan, lo avete presente?) gli offrì i fondi per la costruzione di una sorta di torre-antenna.

Se il progetto avesse funzionato, però, avrebbe potuto danneggiare il monopolio del magnate sul rame, uno dei materiali più utilizzati per la trasmissione di energia elettrica e così ritirò i finanziamenti.

Nel 1917 la Torre Wardenclyffe fu demolita e le sue parti rivendute. Al povero Tesla venne un esaurimento nervoso. Quell’anno il genio doveva essere insignito della prestigiosa Medaglia Edison. Ma Tesla rifiutò l’onorificenza.

La medaglia “Edison” e la morte in povertà

Behrend, presidente della giuria non solo lo persuase ad accettarla ma motivò così l’onoreficenza:

Se privassimo il mondo industriale di tutto ciò che è nato dal lavoro di Tesla le nostre ruote smetterebbero di girare, le vetture elettriche e i treni si fermerebbero, le città sarebbero buie e le fabbriche morte e inutili. Il suo lavoro ha una tale portata da essere diventato il fondamento stesso della nostra industria”.

Nonostante i suoi 700 brevetti, il mago dell’elettricità non ebbe mai successo economico. Il 7 gennaio del 1943, a 86 anni, Nikola Tesla, l’inventore più disinteressato della storia, morì povero in canna in una camera d’albergo di New York.

Si pensa che l’Inventore avesse ideato anche altre stupefacenti invenzioni di cui voglio farne cenno.

Nel 1898 Affermò di aver costruito ed installato un piccolo dispositivo oscillante che, collegato in un punto della struttura dell’edificio dove era il suo studio, lo avrebbe scosso (l’edificio non Tesla) assieme a ciò che lo circondava. In altre parole l’invenzione di Tesla era capace di simulare un terremoto.

Pare che, rendendosi conto della pericolosità dell’apparecchio, Tesla lo avesse distrutto. Secondo alcune teorie (potevano mai mancare?) il Governo americano pare si serva tuttora di una tecnologia basata sul modello dell’oscillatore di Tesla.

Le altre invenzioni e progetti futuristici di Tesla

Ideò anche un progetto per la realizzazione di dirigibili elettrici capaci di trasportare passeggeri da New York a Londra in tre ore, volando senza scalo ad un’altezza di quasi tredici km dal suolo ricavando l’energia necessaria dall’atmosfera. Questi apparecchi potevano essere programmati (non so come) per volare sino ad una destinazione stabilita per effettuare attacchi aerei quasi come i moderni droni. Eccone una ultima.

Nel 1911 dichiarò al New York Herald che stava lavorando ad una macchina volante anti gravitazionale.

Cito la sua affermazione “La mia macchina volante non avrà né ali, né propulsori. Osservandola a terra non pensereste mai che si tratta di una macchina capace di volare. Sarà capace di librarsi agevolmente in aria in qualsiasi direzione ed in perfetta sicurezza, a velocità mai raggiunte sinora, a prescindere dal tempo atmosferico, dalle correnti e dai vuoti d’aria. Potrà sfruttare le correnti ascensionali e rimanere perfettamente immobile in aria per lungo tempo, persino in presenza di vento. Per librarsi in volo non sfrutterà le delicate dinamiche degli uccelli ma impiegherà un’azione meccanica positiva”.

Qualcuno volò sul nido di… Tesla

Per lungo tempo si è sospettato che l’FBI avesse rubato tutto il lavoro di Tesla, le sue invenzioni ed i risultati delle sue ricerche una volta morto, si parlò infatti di ottanta bauli spariti. Questa voce è stata confermata poi dal Freedom of Information Act, legge sulla libertà di informazione emanata il 4 luglio 1966.

Termina qui il mio racconto su colui che fu uno dei più grandi geni nella storia dell’umanità. Sic transit gloria mundi: aveva scoperto troppo? Un saluto da un metro e mezzo di distanza.

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