Pasqua tra Il mondo avariato dalla falsità e Il dono gioioso della verità

SULMONA – Nei giorni che inneggiano alla Pasqua si vive in maniera suggestiva il rapporto con la fede. I riti che accompagnano la resurrezione del Cristo, vissuti a livello intimo, danno una chiara dimostrazione del fatto che se si vuole si può essere più buoni.

Tutto diventa magico e bello finanche il vedere sorridere persone che mai ti saresti immaginato lo facessero con garbo e cortesia. È bello vedere la gente sinceramente gioire e non attraverso quella maschera che fa più male a chi la indossa che a chi ne osserva i contorni ma attraverso la trasparenza del proprio animo.

A tal proposito vorrei raccontarvi una storia presa da giocattoli vintage che, a proposito della sincera versione del sorriso, ci dà un’indicazione su come andrebbe affrontata la gioia della condivisione sociale. Eccola:…

“In cima a una vecchia quercia, un corvo teneva nel becco un pezzo di pane. Non era un banchetto, ma bastava a placare la fame. Mentre lo gustava in silenzio, arrivò una volpe magra, con occhi brillanti e voce dolce.

— Eccellentissimo corvo! — disse la volpe con tono mielato — Che onore vederti! Dicono che il tuo canto sia così bello che persino gli alberi si inchinano per ascoltarti… Mi faresti ascoltare una melodia?

Il corvo restò in silenzio. Osservava. Sapeva bene cosa volesse la volpe. E ricordava perfettamente le ultime parole di sua madre: “Figlio mio, non tutti quelli che ti sorridono ti vogliono bene. Alcuni addolciscono l’aria con belle parole solo per nascondere il veleno. Ma non lasciare che questo indurisca il tuo cuore. La bontà, a volte, è la forza più grande”.

La volpe insisteva con lusinghe, sperando che il corvo, lusingato, aprisse il becco e lasciasse cadere il pane.
Ma il corvo fece qualcosa di inaspettato: spezzò il pane in due con il becco, volò fino a terra e lasciò metà davanti alla volpe. La volpe rimase di stucco.
— Mi stai dando da mangiare… anche dopo che ho cercato di ingannarti?
— Vedi, — rispose il corvo con calma — la fame non è una colpa, ma la menzogna sì. Se me lo avessi chiesto sinceramente, te lo avrei condiviso lo stesso. Oggi non ti offro solo del pane, ma anche una scelta: capire che la verità è un sentiero più nobile dell’inganno.

La volpe abbassò lo sguardo. Mangiò lentamente. E per la prima volta, assaporò qualcosa che andava oltre il cibo: assaporò una lezione”.

Morale della favola:
Come non condividere il fatto che ci sono persone che usano belle parole per ottenere ciò che vogliono, ma non sempre sono sincere. Il vero saggio non si limita a riconoscere la falsità: risponde con fermezza e cuore aperto.

Essere gentili non significa essere ingenui. Significa avere il coraggio di scegliere il bene, anche quando sarebbe più facile restituire con la stessa moneta. La verità non è il cammino più veloce, ma è quello che porta più lontano.