Pedopornografia, scambio materiale via chat: scattano arresti e denunce in tutta Italia. Coinvolto anche l’Abruzzo

TORINO – Ha coinvolto tutta l’Italia l’operazione della Polizia volta a smantellare una fitta rete di scambio di materiale pedopornografico via chat.

L’attività, diretta dalla Procura di Torino, Gruppo criminalità organizzata e reati informatici e coordinata dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, ha interessato tutto il territorio nazionale e ha coinvolto i Compartimenti Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Veneto.

Grazie ad un’articolata indagine della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino, sono stati eseguiti 12 decreti di perquisizione e la denuncia di altrettanti soggetti, di cui quattro minorenni, ritenuti responsabili di detenzione e diffusione di contenuti realizzati mediante sfruttamento di minori di 18 anni. 

Tre persone sono state arrestate in Campania, Calabria e Lombardia e sono stati sequestrati migliaia di file.

L’inchiesta è partita, con un’attività sotto copertura, su una piattaforma di messaggistica che garantisce ampio anonimato agli utenti.

Gli operatori undercover sono entrati in contatto con gli utenti che, apertamente, sulla chat di gruppo, dichiaravano di possedere o pubblicavano materiale pedopornografico, proponendo di scambiarlo con altri internauti.

Per identificare gli utenti del gruppo, dopo averne acquisito la fiducia, gli investigatori, grazie alla loro abilità tecnica, sono risaliti alle tracce informatiche che hanno consentito l’individuazione dei partecipanti e, in particolare, dell’amministratore di un canale sul quale si poteva reperire materiale illegale “particolare”, previa iscrizione e pagamento di 25 euro.

L’uomo, su cui sono stati trovati elementi di colpevolezza dalla Polizia Postale, è stato arrestato in Calabria per commercio di materiale pedopornografico aggravato per aver utilizzato strumenti volti a impedirne l’identificazione.

A suo carico, oltre numerosi supporti informatici, sono state sequestrate carte di debito/credito e un portafogli elettronico.

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