“Per trovare vini di grande valore guardate all’Abruzzo”: l’elogio del critico enogastronomico Eric Asimov del New York Times

ABRUZZO – Dopo le donne del Chianti Classico, Eric Asimov, critico enogastronomico del New York Times, punta la penna su un’altra regione italiana.

“Per trovare vini di grande valore, guardate all’Abruzzo” è il consiglio del giornalista, che ritrova in questa regione una riscossa grazie a giovani promesse e viticoltori che hanno saputo valorizzare al meglio la loro terra e i vitigni autoctoni.

Come ricorda Asimov, l’Abruzzo è stata per lungo tempo una terra associata al Montepulciano d’Abruzzo. Vino rosso che per molto tempo è stato venduto a prezzi molto bassi con una qualità media discreta. 

Negli ultimi dieci anni si è però osservata una piccola rivoluzione con l’arrivo di una nuova «generazione di ambiziosi coltivatori e viticoltori dediti a un’agricoltura coscienziosa e a una vinificazione meticolosa» che ha dato una scossa alla scena vinicola abruzzese.

Con la sua natura di regione tra mare e montagna, natura selvaggia e un animo contadino, l’Abruzzo è una realtà vitivinicola che cela diverse perle. «Produce alcuni dei migliori bianchi d’Italia e i suoi Cerasuolo d’Abruzzo, rosati abbastanza scuri da essere rossi leggeri, sono singolari. I prezzi, con alcune importanti eccezioni, sono ancora ragionevoli» scrive Asimov.

Diverse sono le cantine che contribuiscono a dare nuova linga vitale alla regione. Emerge un quadro di vignaioli che hanno scommesso sulle varietà locali per produrre vini di gran carattere come Cristiana ed Antonio Tiberio dell’omonima azienda, che producono dal 2011 il Trebbiano d’Abruzzo Fonte Canale, «probabilmente tra i più grandi vini bianchi italiani».

O ancora Andrea Ugolotti dell’azienda Colle Florido che «è andato per la sua strada, producendo vini puri e deliziosi nella sua piccola cantina» come il suo rosato a base di Montepulciano «splendido, pieno di mineralità salata».

C’è invece ha risposto a un richiamo della terra e ne ha esplorato le potenzialità come Francesco Cirelli, cresciuto a Pescara, che ha acquistato la sua terra nel 2003 «desideroso di un legame con la terra» e che vede un utilizzo dell’anfora nella linea aziendale più importante.

O ancora Stefano Papetti, la cui prima vendemmia risale al 2010 a seguito del permesso del suocero di coltivare un piccolo appezzamento della tenuta di proprietà dei De Fermo.

Non mancano tra i nomi citati anche le aziende che per prime hanno lanciato la regione come Valentini o Emidio Pepe, la cui azienda vede la guida della nipote Chiara.

Un folto numero di vignaioli che oltre ad essere capaci produttori, sono gli ambasciatori del vino abruzzese.

(Articolo a cura di Marzio Taccetti del Gambero Rosso)