Piantedosi: ‘Accertamenti’ sul trentenne morto a Pescara poco dopo essere stato colpito da un taser. Maurizio Acerbo: “Va vietato”

PESCARA –“È una tragedia che ci addolora. Esprimo il cordoglio nei confronti dei familiari e della persona. Andranno sviluppati tutti gli accertamenti perché è interesse anche nostro capire se ci sia una correlazione con l’uso del taser qualche minuto prima”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ospite di Sky tg24 Live in Milano a proposito del 30enne morto ieri a Pescara dopo un malore: poco prima l’uomo era stato raggiunto dalla scarica di un taser durante il suo arresto.
“Segnalo – ha aggiunto il ministro – che il taser è l’alternativa all’uso di strumenti molto più offensivi come l’arma da fuoco e spesso si rende necessario per i comportamenti che hanno le persone. In questo caso la persona si stava sottraendo alle forze di polizia e stava dando in escandescenza con atteggiamenti pericolosi per sé stesso, per gli operatori e per la gente che era presente sul posto”.
“Abbiamo sempre contestato la decisione politica di dotare le forze dell’ordine di taser – commenta Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Se verrà confermato che la causa della morte del trentenne a Pescara è stata causata dall’uso del taser non sarà il primo caso. La responsabilità di questa morte non ricade solo sulla destra ma è stata bipartisan.
La gravità di quella scelta sta nel fatto che la pericolosità della pistola elettronica era già nota quando è stata adottata.
Ricordo che vari organismi internazionali intergovernativi e non governativi avevano stigmatizzato l’uso del Taser in quanto potenzialmente mortale e mai realmente sostitutivo delle armi da fuoco. Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura aveva già affermato che l’introduzione dei Taser apriva la porta a risposte sproporzionate. La Reuters aveva già documentato che dal 2001 erano almeno 1.042 i casi di persone colpite a morte con un taser dalla polizia. La stessa azienda produttrice, la Taser International Incoporated, aveva già dovuto riconoscere un fattore di rischio mortale che si aggira intorno allo 0,25%. Una persona su 400, tra quelle colpite da Taser, rischia cioè il decesso. Denunciammo inascoltati essendo fuori dal parlamento e delle TV che sarebbe stato più utile investire risorse in formazione delle forze di polizia o in strumenti logistici (autovetture, vestiario e altre strumentazioni utili al contrasto della criminalità). Il taser va vietato -.
E’ stata intanto eseguita nel pomeriggio, alle 15, l’autopsia sul corpo di Riccardo Zappone, il ragazzo di 30 anni, da tempo in cura presso il centro di salute mentale della città, morto ieri all’ospedale di Pescara per un arresto cardiocircolatorio sopraggiunto dopo l’utilizzo del taser da parte della polizia.
Conferito l’incarico da parte della Procura di Pescara, ad effettuare l’esame autoptico sarà il medico legale Cristian D’Ovidio.
Se fino ad ora, a quanto appreso, non è emersa una correlazione accertata tra l’utilizzo del dispositivo e l’arresto cardiaco, l’esame di oggi sarà fondamentale per chiarire l’accaduto e le cause del decesso.
Ieri la Procura ha ricostruito, con una nota, la vicenda, spiegando che la Polizia, attorno alle 11, aveva proceduto all’arresto del giovane, “apparentemente coinvolto poco prima in un alterco da strada, per aver opposto resistenza a pubblico ufficiale, che è stato necessario vincere con l’uso del taser.
Una volta condotto nelle camere d’attesa per compiere gli atti di polizia giudiziaria conseguenti – si legge sempre nel comunicato – l’uomo ha accusato un malore per il quale è stato dapprima soccorso sul posto dal 118 e, quindi, trasportato in ospedale per le manovre di rianimazione, che purtroppo non hanno potuto impedirne il decesso”.
Le indagini del caso sono affidate alla squadra Mobile della Questura di Pescara, coordinata dalla Procura.