Presentato alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma il libro “Eugenio Carbone: un genio tra ago e pennello” di Daniela Rossi

ROMA – Nella famosa Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma, su iniziativa della Senatrice Lavinia Mennuni, Giovanni Trotto, a cui è stato affidato il compito di coordinare l’incontro, ha aperto venerdì 15 dicembre l’evento di presentazione del libro “Eugenio Carbone: un genio tra ago e pennello” di Daniela Rossi, edito da Cleup Edizioni. Nel 2022 la scrittrice Daniela Rossi si è classificata al primo posto del concorso letterario indetto dalla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (LUA) con un racconto che ha ispirato una parte di questa biografia.

All’incontro erano presenti tanti amici ed estimatori dell’artista e la vicesindaco di Ovindoli, Michela Tatarelli; è ad Ovindoli il prossimo appuntamento per la presentazione, sabato 16 dicembre alle ore 16 presso la Palestra della scuola Luigi Dard.

Prima di cedere la parola a Daniela Rossi ed aprire, insieme alla presentazione del libro, l’affettuoso e commovente ricordo di Eugenio Carbone, è  stato proiettato un breve video di Osvaldo Bevilacqua che  ha imbastito un primo ricordo di un uomo che è  stato stilista, modellista, sarto e pittore e che ha rivoluzionato, con il suo metodo, l’arte della moda.

Bevilacqua ha posto l’accento su quella sottile, a volte invisibile linea di confine, che corre tra arte e artigianato, quello alto, che Carbone ha spesso attraversato nei due sensi senza disagio anzi,  riuscendo a tirar fuori il meglio dall’una e dall’altra parte. Connotazione questa, propria di Carbone che, è entrato a fare parte di quella ristretta rosa di eccellenze che hanno fatto e fanno grande l’Italia nel mondo.

Un più accurato taglio del Nostro è stato reso da Daniela Rossi, intervistata da Trotto, che ha ricordato le origine calabresi di Carbone, il suo essersi cibato da sempre di stoffe, fili, aghi e spilli; la sua innata creatività e i primi esperimenti presso il suo paese, Mendicino, luogo ricco di gelsi, bachi, filande e seta. I duri inizi presso la sartoria Reda in cui si fa “di necessità, virtù”, considerato il triste periodo post bellico, stimolano la fantasia di Eugenio che non cede passo alla stanchezza, lavora giorno e notte fino a trasferirsi a Roma dove incontra il suo mentore: Germana Marucelli che ne coglie il potenziale creativo e lo lascia sperimentare fornendogli tutto il suo bagaglio di conoscenze tecniche e artistiche.

Comincia così la sua ascesa: l’abito per Mina che presenta Studio Uno, quelli per Katina Ranieri e la Schiaffino fino ad entrare nell’atelier delle Sorelle Fontana, continuando lo studio e la raffinazione di arte e di stile.

Il trattato “Fondamenti di stilismo e modellismo per la progettazione libera su manichino” che può sembrare un punto di arrivo, e invece segna indelebilmente un innovativo modo di progettare abiti, racconta, a guardar bene, la lunga, appassionante e quasi fiabesca storia professionale di Carbone che, docente presso lo IED, presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma e alle scuole Diaz e San Giacomo, lo scrive nel convincimento che siano i giovani ad averne bisogno per continuare a portare avanti l’alto livello artistico ed estetico che da tanti anni ha guadagnato la moda e l’alta moda italiana nel mondo.

L’attrice e regista Caterina Misasi, anche lei di origini calabresi e presente all’evento, si è servita degli abiti di Carbone nella realizzazione di un corto – “Cosenza in testa” –  girato con lo scopo di valorizzare luoghi caratteristici della Calabria e la regista ha, proprio per questo, chiesto e ottenuto dalla famiglia di poter indossare una serie di abiti del 1987, appartenenti all’archivio storico, il più importante dei quali “Il sole” è stato modificato dalla nipote dell’artista, Ginevra, realizzando  “Costume del pavone”, interamente dipinto e cucito a mano. Le è sembrato, e sicuramente lo è, il miglior modo per onorare Carbone e valorizzare la Calabria;  sollecitata da Trotto, la Misasi ha dato lettura di alcuni brani che hanno ricostruito nell’immaginario degli ascoltatori clima, sentori, aspirazioni dei calabresi.

C’è stato poi, in questo elegante e raffinato contesto di presentazione, l’intervento di Paolo Losito, genero di Carbone, appassionato e commovente, che non ha fatto vergogna di mostrare la sua commozione sia durante gli interventi dei relatori sia del suo stesso racconto.

Palesando il suo sentire, Losito ha dato modo di capire quanto stretto fosse il loro legame da ricomprendere nell’ambito sia lavorativo sia familiare e che testimonia la profonda intesa che ha permesso ad entrambi di lavorare alla stesura del “Fondamenti di stilismo e modellismo per la progettazione libera su manichino”, esso stesso opera d’arte per preparare opere d’arte; al suo interno infatti, si fondono due anime: quella stilistico-artistica di Carbone e quella tecnico-matematica di Losito che riescono a dar vita ad un qualcosa di tangibile e trasmissibile come è il trattato.

La famiglia Carbone-Losito, con Susy, sua figlia e Ginevra sua nipote, è da sempre impegnata a preservare la memoria di Eugenio e a valorizzare la sua opera che non può e non deve – come hanno tenuto a ribadire tutti i relatori – esaurirsi nella celebrazione ma deve rappresentare uno stimolo e un sostegno per andare avanti, messaggio di speranza e azione per i giovani.

Giovanna Fontana, intervenuta a conclusione dell’incontro, ha offerto uno spaccato di affettuosa memoria che si è unito all’ espressione collettiva del ricordo di Eugenio Carbone che, ricordiamo, non è stato solo uno stilista, modellista e sarto ma anche un fine pittore.