Pubblicata l’integrazione al Piano di Gestione del Cinghiale nel Parco Regionale Sirente Velino. Wwf Abruzzo: “Potenziare i sistemi di prevenzione” 

L’AQUILA – È stata pubblicata sul sito della Regione Abruzzo la Valutazione di Incidenza Ambientale per il “Piano di gestione della popolazione di cinghiale (Sus scrofa) nel Parco Regionale Sirente Velino” necessaria in virtù di alcune modifiche introdotte nel Piano stesso.  

L’integrazione sostanziale al Piano, come riportato nei documenti pubblicati, rende possibile oltre che “interventi con eventuali abbattimenti selettivi solo in situazioni di rischio per la pubblica incolumità”, azioni di “abbattimento mirato e tempestivo, per mezzo di arma, sulla base di una richiesta esplicita da parte dell’agricoltore/conduttore del fondo coltivato, e a seguito di verifica effettiva della causa del danno nel momento stesso in cui si origina.”  

Nell’area del Parco Regionale Sirente Velino insistono diversi Siti Natura 2000 tutelati dalla Comunità Europea la cui presenza evidenzia come il territorio sia caratterizzato da emergenze naturalistiche importanti e dall’alto valore conservazionistico, ragion per cui le valutazioni ambientali devono essere approfondite e ben fondate.

La Valutazione di Incidenza (VINCA) che accompagna l’integrazione al Piano di gestione pubblicato è, invece, un documento di appena 12 pagine, che non rispetta le finalità e le indicazioni previste per la redazione di tali valutazioni, non vengono stimati, infatti, gli impatti che le azioni in programma possono causare sugli habitat e sulle specie protette, che è l’obiettivo per il quale la VINCA va redatta. Un documento inaccettabile per forma e contenuto tanto più che ci si trova ad agire all’interno di un’area protetta regionale.  

Nella VINCA si afferma che: “Le attività prevalentemente crepuscolari/serali non avranno incidenza su nessun ciclo riproduttivo di alcuna specie, non incidono sulle dinamiche di popolazione di altre specie se non su quella del cinghiale, specie oggetto dell’intervento.”, ma non c’è alcuna valutazione seria che possa accompagnare tale affermazione, che appare essere più una considerazione personale di chi ha redatto il documento che il frutto di valutazioni ambientali strutturate e ben calibrate.

Molte specie, infatti, svolgono nelle ore crepuscolari e serali gran parte delle proprie attività vitali, basti pensare all’Orso bruno marsicano presente nel territorio interessato dalle operazioni di prelievo, come evidenziato anche nella relazione.  

In generale, spiace constatare che la principale azione messa in atto dal Parco Regionale Sirente Velino per il contenimento dei danni all’agricoltura sia ancora una volta il prelievo selettivo del Cinghiale, quando ben altre potrebbero essere le azioni, più innovative ed efficaci, da introdurre nel territorio come l’utilizzo di sistemi di prevenzione, recinti elettrificati, dissuasori acustici e visivi, ecc., ben noti nella letteratura scientifica.

Non risulta che ci siano sperimentazioni e valutazioni della riuscita della messa in opera di tali sistemi, ma si ricorre sempre alle armi e al prelievo diretto degli animali, benché sia una pratica sostanzialmente fallimentare.  

Esistono studi che evidenziano come con la caccia, così come con il cosiddetto selecontrollo, intervenendo sulle dinamiche ecologiche della specie, si ottengono risultati opposti rispetto alle intenzioni: più abbattimenti e pressione sulla popolazione ci sono, più i cinghiali sono portati a riprodursi (i numeri quindi aumentano anziché diminuire) mentre i gruppi familiari si destabilizzano.

Di conseguenza crescono sia i danni all’agricoltura sia gli incidenti stradali. Lo dimostrano ormai numerosi studi, ma lo dimostra anche l’esperienza pratica: da anni l’emergenza cinghiali si contrasta affidandosi quasi soltanto a doppiette e carabine ma la situazione è tutt’altro che migliorata.  

Il WWF ha sempre riconosciuto l’esistenza di problemi nella gestione del cinghiale, sottolineando l’esigenza di affrontarli sulla base di valutazioni scientifiche serie e documentate e operando quotidianamente al fianco degli agricoltori al fine di promuovere l’utilizzo di buone pratiche per una sana convivenza tra coltivazioni e fauna selvatica: in Abruzzo, ad esempio, l’Associazione del Panda ha fornito gratuitamente a agricoltori e allevatori molteplici sistemi di protezione come i recinti elettrificati.

Ma fino a quando il problema dei cinghiali continuerà ad essere gestito solo attraverso la caccia non si avrà la soluzione sperata: le istituzioni abruzzesi, se vogliono realmente affrontare il tema, devono aprirsi a un vero confronto tecnico mettendo da parte le gestioni fallimentari degli ultimi anni.