Quella strana abitudine, tutta avezzanese, di criticare sempre e comunque, facendo male solo alla città e di conseguenza a se stessi

AVEZZANO – Stanno scivolando lentamente, avvolte da una fitta coltre di nebbia, le tanto desiderate feste natalizie.

E mentre in molti paesi della Marsica si dipanano i vari eventi, piccoli o grandi ma tutti suggestivi, tra l’entusiasmo dei concittadini che partecipano con spirito di comunità, ad Avezzano si registra un’abitudine “in controtendenza”.

Sì, perché pare che l’hobby di molti avezzanesi, da un po’ di tempo a questa parte, sia quello di demolire sistematicamente ogni manifestazione si poggi, disgraziatamente, sul suolo patrio.

A conferma di ciò, basta leggere i commenti sotto le varie pagine social dei quotidiani online.

Ultimo banco di prova la Fiera di Santo Stefano: “pochi banchi”, “troppi stranieri” “troppa nebbia” e via dicendo.

E pazienza se l’opinione negativa viene da qualche nostalgica sostenitrice di amministrazioni passate, ma questo tirarsi sistematicamente “la zappa sui piedi” da parte di alcuni cittadini,”semplici” e… “graduati” di lungo corso con aspirazioni inverosimili, è davvero qualcosa di inspiegabile.

E questo non perché non si debba esercitare il sacro santo diritto di critica, ma almeno, come si suol dire, che sia costruttivo.

La Fiera di Avezzano, piaccia o no, è popolata da PERSONE che il 26 mattina si sono alzate all’alba, hanno caricato la loro merce e hanno esposto e sperato di vendere per tutta la giornata.

E, considerata la congiuntura economica, non c’è tanto da star sereni.

Come non possiamo esserlo noi, d’altronde.

Poi la disputa sui numeri dei presenti: “pochi”, “molti”, “meno degli altri anni”.

Pare coloro che hanno passeggiato tra gli stands, piuttosto che occuparsi dello shopping, siano stati lì a contare quante persone passassero, senza pensare che una manifestazione porta, in ogni caso, un indotto indiretto anche alle attività commerciali locali.

E allora c’è da chiedersi: quanto giova all’immagine e all’economia di una città tutto ciò?

E quanta gente e quanti espositori fuori zona attirerà la prossima Fiera se il quadro, dipinto dagli stessi cittadini, è così desolante?

Ma soprattutto, chi critica, cosa propone di serio, fattibile e soprattutto economicamente sostenibile per tornare ai “tempi di una volta” come ha fatto notare un lettore?

Che ci si pensi bene, prima di sentenziare, se non si vuole rimanere isolati dai circuiti virtuosi regionali e si sprechi piuttosto energia e indignazione, magari organizzando manifestazioni di protesta davanti al Pronto soccorso, invece di stare sui social, perché lì sì che c’è “troppa gente” e “pochi medici”.