Rapino al Festival dei Matti

L’XI Edizione del Festival dei Matti che si è tenuta oggi il 10 marzo, quest’anno  ha visto ospite d’eccezione il lancianese Remo Rapino, che di “matti” se ne intende.

L’Edizione attuale prende nome dal titolo di un film – “Se non son matti non li vogliamo” – e negli anni precedenti si è solitamente svolta a Venezia, utilizzando incontri, dibattiti, laboratori e spettacoli attraverso i quali presentare la dimensione umana della pazzia. Ammesso che ne esista una disumana.

Quest’anno a causa della mattità  (giacché siamo in tema di pazzia) del coronavirus, la rassegna è stata presentata sulla Pagina FB Festival dei Matti in streaming e, come per le precedenti edizioni, si impegna a “scardinare luoghi comuni e false credenze che ruotano intorno alla follia” e riconoscere ad essa il valore di una “vera forza creativa e comunicativa” che deve essere scoperta e valorizzata.

Remo  Rapino e il suo  “Via, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” ci sta come “il cacio sui maccheroni” riflettendo il singolare e umanissimo personaggio protagonista, considerato un matto da tutto il paese, un “diverso” e, in quanto tale, visto con un misto di timore e di scherno, dotato di una sua personale sincerità e di intrinseca saggezza.

Questo romanzo fa coppia con un’altra produzione di Rapino – “Fuori margine” – raccolta di racconti, precedente al romanzo, dove compaiono un vario e articolato repertorio di personaggi un po’ strambi, barboni, contestatori, vagabondi …. Un universo di persone, quello dei matti, che, per dirla con Rapino stesso “ci fanno vedere gli spazi bianchi e raccontarli è importante”.

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