Referendum 12 Giugno 2022: cosa si vota e cosa può cambiare
Un referendum controverso, poco pubblicizzato, abbastanza tecnico e dal quorum improbabile: cosa si voterà domenica (al di là degli slogan)?
A due giorni dal voto, nell’ultimo giorno prima del silenzio elettorale, abbiamo redatto una pratica lista per il referendum che è alle porte.
Sperando di chiarire, fuori dalla logica “il mio politico dice sì/no, e io voto così”, ecco cosa potrebbe o meno succedere domenica.
Innanzitutto, partiamo dalle basi: il referendum è abrogativo, quindi si voterà per cancellare determinate leggi e riportare eventualmente la situazione alla legge prima di quella attuale. Questo in una condizione normale, ma in questo caso non sarà così.
Difatti, questo referendum potrebbe essere sostanzialmente inutile per 3 dei 5 punti in questione, poiché se abrogati domenica, vedrebbero le regole cambiare nuovamente mercoledì. Questo perché 3 punti in questione sono interessati dalla cosiddetta “Riforma Cartabia” che, approvata alla Camera a fine Aprile ed ostracizzata in Senato da 353 emendamenti (di Fratelli d’Italia, Lega e Italia Viva), potrebbe essere approvata al Senato (calendarizzata per il 15 Giugno) e quindi cambierebbe nuovamente le regole cambiate dal referendum 3 giorni prima.
Queste sovrapposizioni e la poca pubblicità inoltre, hanno creato tutte le situazioni perché questo sia il referendum meno seguito e capito della storia. Fra gente che non sa di cosa si parli e gente che non è minimamente interessata, questi i risultati di un sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera.
Ma visto che l’assennatezza in Italia è roba demodè, facciamo finta di niente e passiamo oltre, analizzando i punti del referendum.
Quesito 1) Indipendenza dei magistrati dalle correnti: il CSM è l’organo di autogoverno della magistratura, che mira a mantenere l’indipendenza della magistratura dagli altri 2 poteri, nel sistema di divisione dei poteri di uno Stato. Si occupa quindi di nominare, promuovere, trasferire ed intervenire in tutte le faccende inerenti le carriere dei magistrati. La composizione è di 27 persone, divise in:
– Presidente della Repubblica
– Primo Presidente della Corte di Cassazione
– Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione
– 16 Magistrati
– 8 professori ordinari o avvocati con almeno 15 anni di esercizio nella professione
L’ultima voce (8 professori o avvocati) sono scelti dal Parlamento in seduta comune (quindi sono di espressione politica), mentre i 16 magistrati sono scelti da altri magistrati (per preservare teoricamente l’indipendenza dalla politica).
Come ci si candida? Raccogliendo almeno 25 firme di altri magistrati (fino ad un massimo di 50).
Ovviamente però questo nel tempo ha visto favoriti, a volte, i gruppi (di radice più o meno partitica) chiamati in gergo “correnti“. Il quesito, quindi, per togliere potere al correntismo nella magistratura, mira a cancellare il minimo di 25 firme per la candidatura, riportando la situazione alla possibilità di autocandidatura, come nel 1958. Questo sarebbe uno dei 3 punti che si scontrerebbe con la “Riforma Cartabia“, che interviene anch’essa sulle firme, agendo al di là della mera abrogazione del limite minimo e puntando alla creazione di un sistema più articolato per questa elezione.
Quesito 2) Valutazione magistrati: ad oggi, i magistrati vengono valutati ogni 4 anni dal CSM, tenendo conto dei pareri dei Consigli Giudiziari (organi intermedi fra il singolo magistrato ed il CSM). Questi pareri non sono vincolanti per il giudizio del CSM, ma, ad esempio, con 2 giudizi negativi consecutivi si provvede al licenziamento del magistrato, quindi hanno comunque un certo valore.
Questi Consigli Giudiziari sono composti da:
– Presidente della Corte d’Appello
– Procuratore generale presso la Corte d’Appello
– Magistrati con funzioni giudicanti
– Magistrati con funzioni requirenti
– Uno o più professori universitari in materie giuridiche
– Due o più avvocati
Queste ultime due figure (avvocati e professori) ad oggi non possono neanche prendere parte alle discussioni, restando sostanzialmente dei silenti ascoltatori. Il quesito numero 2 punta allora alla rimozione di questo meccanismo, portando ad esprimere voti e valutazioni a queste due figure; il punto è tuttavia controverso, poiché, come fanno notare dai comitati del NO, si correrebbe il rischio di trovare due ruoli in contrapposizione a giudicare a vicenda uno il lavoro dell’altro, con il rischio di vendette o influenze. Anche qui ci sarebbe una parziale sovrapposizione con la “Riforma Cartabia“, poiché anch’essa volge verso il voto agli avvocati, ma lasciando ancora fuori i professori.
3) Separazione delle carriere per i magistrati: quando si parla di magistrati, spesso si ignora il fatto che essi possano essere di due categorie:
– magistrati giudicanti (giudici)
– magistrati inquirenti (PM o “accusa”)
Queste 2 figure sono diverse: i primi dovrebbero lavorare in imparzialità, rispettando le regole e leggi in maniera equidistante per un giusto processo, mentre i secondi mirano a raccogliere prove per dimostrare la colpevolezza dell’imputato.
Allo stato attuale, la possibilità di cambiare ruolo (da giudice a pm o il contrario) è prevista fino a 4 volte in carriera. Questo il punto criticato dai promotori del referendum, poiché “comprometterebbe un sano e fisiologico antagonismo tra poteri“. Se il referendum passasse, il magistrato sarebbe costretto a scegliere fin dall’inizio il suo ruolo, mantenendolo per tutta la vita professionale. Ma anche qui si tocca un punto già presente nella “Riforma Cartabia“, riforma che non cancella del tutto i cambi, ma punterebbe a limitarli ad una sola volta.
Quesito 4) Limitazione delle misure cautelari: le misure cautelari sono uno strumento (che può avere varia natura: detenzione, arresti domiciliari, etc.) con il quale si punta a ridurre la libertà personale di un imputato, prima della condanna.
Ovviamente questo si applica con casistiche particolari, ovvero:
– possibilità di fuga dell’imputato
– possibilità di inquinamento delle prove
– possibilità di compiere (o anche solo tentare) di nuovo il reato
Il referendum andrebbe a cancellare quest’ultima condizione (la reiterazione) per le misure cautelari per i reati NON gravi, lasciandola attiva solo per reati gravi quali criminalità organizzata, armi, violenza e a salire con la gravità dei reati.
Qui i promotori del NO si lanciano fortemente contro questa abrogazione: difatti, eliminando le misure cautelari per la condizione di “reiterazione del reato”, non solo gli imputati potrebbero commettere questi reati di nuovo, non essendo in custodia cautelare in carcere o ai domiciliari (un ladro può tentare un altro furto o uno spacciatore può tornare su piazza in attesa di nuovo arresto), ma verrebbero meno anche le altre misure cautelari, come ad esempio le misure interdittive (ad esempio una società che truffa clienti potrebbe continuare così nella sua opera illecita), il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da una persona offesa (dalla singola aggressione allo stalking) o addirittura potrebbe decadere l’allontanamento dalla casa familiare (nel caso di coniuge violento).
Quesito 5) Cancellazione legge Severino: la cosiddetta “Legge Severino” è un decreto legislativo, nato nel 2012, che (riassumendo) dispone l’incandidabilità, l’inelegibilità, la decadenza o la sospensione automatica per politici ed amministratori che subiscono condanne gravi (a seconda dei casi e dei ruoli).
Il referendum, qualora vincesse il SÌ, riporterebbe la situazione allo stato precedente, ovvero facendo valutare al giudice di caso in caso, dando così paradossalmente PIÙ potere alla magistratura, lasciando il sindaco o il parlamentare appeso al giudizio di un giudice. Magari sarebbe bastato il giudizio degli elettori, nel non votare un sindaco o un parlamentare imputati e che andranno a processo, ma questa è un’altra storia… Ovviamente, gli esponenti per il NO sottolineano quanto questa misura sia importante come lotta contro la corruzione, avendo dato certezza di estromettere dalla gestione della cosa pubblica persone condannate (anche solo in un grado).
Evitando i dettagli che renderebbero ancora meno comprensibile un referendum già molto tecnico e poco sentito, questo era il nostro riassunto dei quesiti referendari che vi troverete davanti domenica. Buon voto (per chi sceglierà di votare)!