Riccitelli:”Serve un nuovo stile per la politica. Ci sono processi da avviare e spazi da liberare”.

Pubblichiamo per intero la lettera scritta da Angelo Riccitelli, candidato alla carica dinconsigliere nella lista Generazione+.

Ho letto in questi anni centinaia di pagine sull’impegno dei cattolici in politica. Nessuna mi ha convinto più delle poche pagine, dense di lungimiranza, con cui Papa Francesco sintetizza nell’Evangelii Gaudium il senso dell’impegno politico per un credente.

Più degli altri c’è un principio fondamentale indicato da Francesco che credo vada oggi più che mai riaffermato: la supremazia del tempo rispetto allo spazio.

“Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati… Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi”.

La lista in cui mi sono candidato, Generazione+, pone una sfida generazionale importante. Mette al centro del progetto persone mature che con i loro quarant’anni non hanno la triste ambizione di occupare spazi di potere all’interno della città, ma la speranza e la convinzione di voler avviare processi virtuosi, che possano guardare all’Avezzano dei prossimi dieci, venti anni.

L’avviare processi virtuosi che creino un nuovo dinamismo nella nostra città, è esattamente la rivoluzione copernicana di cui Avezzano ha bisogno. Di spazi di potere occupati ormai ne abbiamo fin troppi. Di questioni complesse che molti hanno la pretesa di risolvere a colpi di tweet anche. La politica del tutto e subito ha prodotto danni incalcolabili.

C’è una tematica che dovrebbe essere al centro di ogni azione amministrativa e politica: il lavoro. Seguendo il ragionamento di Francesco, ha senso ancora credere che per il lavoro esistano bacchette magiche, l’amico dell’amico che può sistemarti, le ricette che tutti dicono di avere ma che nessuno racconta? Eppure una fetta ancora larga della popolazione crede ancora che siano quelle le dinamiche giuste, o meglio “inevitabili” e immutabili.
Non avrebbe invece molto più senso parlare di processi virtuosi da avviare, di infrastrutture che possano attrarre e favorire il lavoro, di progetti per la valorizzazione delle eccellenze locali nei più svariati settori, dallo sport alla cultura, dall’agricoltura all’artigianato, fino alle prospettive che offre la green economy?
Non dovrebbe essere il nostro cruccio l’impegno per restituire al lavoro la dignità che merita, lungi dall’utilizzarlo come merce di scambio elettorale?

E parlando di lavoro quale il ruolo dell’istruzione? Deve essere “il pezzo di carta che serve” o piuttosto uno stimolo ad una formazione continua, aperta al futuro e al cambiamento se necessario?

Questi brevi accenni a questioni che meriterebbero ben altro approfondimento, come tutte le questioni più importanti, a ben vedere, pongono gli amministratori di fronte a questo primo ineludibile bivio: avviare processi virtuosi che esigono pazienza, serietà, franchezza e fiducia oppure semplificare e creare soluzioni semplicistiche e superficiali, buone per la propaganda, ma non per i cittadini.

Ecco perché è necessario che gli amministratori oltre al che cosa, ritornino al “come” approcciare e risolvere i problemi della nostra comunità. E’ il “come” a fare la differenza. E la scelta tra semplificazione propagandistica e approccio serio e responsabile è un bivio ineludibile, già in campagna elettorale. Io sono assolutamente fiducioso che si torni a privilegiare i processi virtuosi rispetto alle soluzioni usa e getta. E non è un ottimismo di facciata. Si tratta, secondo me, di ricomporre la divaricazione che si è venuta a creare tra i criteri con cui conduciamo e programmiamo la nostra vita di cittadini e ciò che al contrario pretendiamo dagli amministratori, a tutti i livelli.

Quando programmiamo un percorso per noi stessi, quasi sempre abbiamo chiari in mente degli obiettivi, delle tappe intermedie, i mezzi necessari, le tempistiche con cui questi progetti si realizzeranno.
Uno studente che a 18 anni sogna di diventare medico sa perfettamente che ci vorranno anni di impegno, sacrificio, dedizione e costanza. E scelte che escluderanno altre scelte. Una famiglia che programma l’acquisto di una casa, o le spese per l’istruzione dei propri figli, sa che quelle scelte disegneranno una strada da scegliere e ri-scegliere nel tempo. Sempre più spesso accade però che quello stesso studente, quella stessa famiglia potrebbero rivolgere verso gli amministratori aspettative che i problemi vengano risolti tutti, presto e subito. Basterebbe ricomporre (mica facile) questa schizofrenia tra la serietà e la capacità di programmare la propria vita e le aspettative irrealistiche riposte in chi la spara più grossa in campagna elettorale, per restituire la giusta dimensione nel rapporto cittadino – amministratore.
Per affermare un nuovo stile in politica, si tratta in definitiva di inaugurare un nuovo patto tra amministratori protesi ad una vera risoluzione dei problemi, anche quando questi richiedono tempistiche che vadano oltre le scadenze elettorali, e cittadini che recuperino la capacità di osservare e premiare scelte di serietà, responsabilità e coraggio.

C’è un’opportunità da cogliere per iniziare un percorso virtuoso che restituisca alla politica la capacità di vedere oltre, programmare e anticipare il futuro: insieme a Generazione+ con Mario Babbo sindaco riusciremo a realizzare la rivoluzione gentile che Avezzano aspetta da tanto, troppo tempo.

Angelo Riccitelli

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