Roma inaspettata. Dal quartiere… inglese al Villino Svizzero dei Torlonia fino a San Pietro dietro una… serratura

Se avete tempo per una gita di Natale e volete qualcosa di diverso, andate nella capitale alla scoperta di queste perle quasi sconosciute

ROMA – Roma non è solo grandi monumenti, luoghi importanti  o squarci mozzafiato è anche zona di curiosità, di piccoli angoli che mostrano cose stupefacenti all’occhio di chi vaga per la Città Eterna. Voglio illustrarvi qualche “posticino” particolare e romantico dell’Urbe.  Naturalmente non pretendo che facciate un tour in un solo giorno, i posti distano tra loro, ma se vi trovate in zona andate a dare un’occhiata.

La Piccola Londra a Roma

Un giorno il sindaco Ernesto Nathan (questa cosa è ignota alla maggioranza dei romani) desiderava modernizzare Roma e avviare il piano regolatore della città e decise, era il 1910 circa, di creare una piccola via per ospitare burocrati e impiegati di alto livello. Il progetto venne affidato all’architetto Quadrio Pirani. Nathan che nacque a Londra vi infuse un po’ del suo spirito britannico. La strada si chiama Via Bernardo Celentano. Gli abitanti la chiamano “Piccola Londra”. Vedendola, pare, infatti, di essere a un passo dal Big Ben e invece siamo nel quartiere Flaminio. La strada è fatta da un vialetto pedonale pavimentato con dei sampietrini. Alzando lo sguardo si notano tante villette, dalle dimensioni simili. Le facciate, tutte variopinte,  hanno, dinanzi alla porta d’ingresso, la classica scaletta in pietra per accedere alla strada, delimitata da un cancelletto in ferro. I portoni sono rigorosamente in legno, tutto in stile londinese. Manca solo un bobby (il vigile di quartiere d’oltremanica) che passeggia roteando con nonchalance lo sfollagente, ma siamo a Roma e i vigili dove li trovi?

Galleria Sciarra vista dal basso, vista verticale, vista dall’alto

Se avete visitato Fontana di Trevi recatevi in Via Marco Minghetti: è a due passi. Là si trova una galleria in stile Liberty poco conosciuta, la Galleria Sciarra, che è un cortile privato transitabile dal pubblico solo durante gli orari di ufficio. Entrate e rimarrete a bocca aperta, dopodiché richiudetela e ammirate. Fu realizzata per collegare la redazione della Tribuna e il Teatro Quirino, proprietà del principe Maffeo Barberini-Colonna di Sciarra: la decorazione richiama l’ambiente del giornale “Cronaca Bizantina”, rivista culturale di cui il principe fu proprietario e Gabriele d’Annunzio direttore e che pure lì stava.

La conversazione galante
La donna misericordiosa

La  parte interna, in stile Liberty è l’esaltazione della donna. Illustra quelli che all’epoca erano considerati i modelli di virtù femminili: “La Pudica”, “La Sobria”, “La Forte”, “L’Umile”, “La Prudente”, “La Paziente”, “La Benigna”, “La Signora”, “La Fedele”, “L’Amabile”, “La Misericordiosa”, “La Giusta”. Sulla parete di fronte sono rappresentati momenti di vita che, al tempo, erano attribuiti alla figura femminile: “La Cura del Giardino”, “Il Pranzo Domestico”, l’”Esercizio Musicale”, “Le Opere di Carità”, “La Toletta” e “La Conversazione Galante”; sesso manco a parlarne.

Una noticina me la fate mettere? Pare che l’uomo ritratto in quest’ultima rappresentazione fosse Gabriele d’Annunzio. Strana stonatura perché il Vate auspicava una donna più moderna e vicina all’immagine della “donna fatale” alla Francesca Bertini.  In realtà gli affreschi sembrano una sviolinata alla madre del principe Maffeo, Carolina Colonna Sciarra. Per chi gira Roma, in estate, il posto è un vero toccasana: vi pigliate un bel gelatino e vi andate a guardare la galleria che è un eccellente, fresco, riparo dalla calura. D’inverno, invece, Il tetto della galleria realizzato in ferro e vetro, offre protezione dalla pioggia. Ho un rapporto di odio e amore con questo luogo: da una parte è troppo lezioso e servile per i miei gusti, dall’altra, devo ammetterlo è un capolavoro di stile Liberty.

La Casina delle Civette

Se la Galleria Sciarra stupisce, la Casina Delle Civette vi farà spalancare gli occhi attoniti. Nel quartiere Nomentano, all’interno di Villa Torlonia, sorge una costruzione che ha del fiabesco. Questa piccola casa non condivide nulla con gli stili architettonici tipicamente romani. Il principe Giovanni Torlonia, un giorno, chiamò l’architetto Giuseppe Jappelli e gli chiese di realizzare  un luogo di evasione, una sorta di “sala hobby” o di “tavernetta”. Coloro che hanno spazio se la fanno vicino al garage o nel seminterrato di casa, il principe si fece costruire una villa apposita e che ci volete fare? L’architetto dà di piglio all’arte e ti tira fuori una ottocentesca “Capanna Svizzera”, una cosina in stile romanticamente “alpino” ma senza caramelle Ricola. Poteva andar bene la baita-hobby? Ma anche no e nel 1908 Giovanni Torlonia figlio fece la pensata di trasformare la villa in un “Villaggio Medioevale”. Sorse, così, una residenza con grandi finestre, loggette, porticati, torrette, decorazioni a maioliche e vetrate colorate. Siccome  al Giovanni ci piaceva la civetta, riempì mobili e pareti con l’immagine del rapace. La costruzione cambiò nome diventando il “Villino delle Civette”. Un incendio nel 1991, furti e vandalismi successivi, ne resero disastrose le condizioni. A noi romani piace l’opera d’arte: datecene una che te la imbrattiamo, sventriamo e poi diciamo “Eccollà, lo Stato nun fa gnente pe’ protegge ‘sti capolavori”. Nella fattispecie ci fu, invece, un gran lavoro di restauro che ha restituito l’opera ma con un nuovo nome: “ Casina delle Civette”: perché poi?  Lasciamo perdere e andiamo a vedere altre cose.

A Roma fate due passi al Pincio: è bello e romantico e lì, se volete sapere l’ora, cercate l’orologio ad acqua (proprio così, funziona ad acqua). Trovato? Bene un po’ di informazioni. L’orologio fu ideato nel 1867 da Giovanni Battista Embriaco, un frate domenicano appassionato di orologi e d’ingegneria.

L’idrocronografo di palazzo Berardi e quello del Pincio

Tra un pater ave e gloria si inventò questo orologio. Il marchingegno funziona grazie all’acqua che cadendo dall’alto fa muovere tutto l’ambaradam. L’acqua, inoltre, aziona il pendolo e carica la suoneria. Attenzione non esistono altri idrocronometri: è unico nel suo genere. Oddio, ve lo dico sottovoce: un altro idrocronometro, in realtà, ci sarebbe, questo pure di Embriaco e si trova nel cortile di palazzo Berardi, un edificio di Via del Gesù.

Alle spalle di una delle piazze più caratteristiche e frequentate di Roma, Campo de’ Fiori, vi è uno degli edifici più originali della città: Palazzo Spada in Via Capodiferro.

La galleria prospettica come appare e come è realmente

Chiedete al portiere (la mancia è opportuna) e potrete godervi la galleria prospettica. Sembra lunga più di trenta metri, invece sono otto 8. La statua che si trova in fondo pare a grandezza naturale ma è alta 60 cm. Siamo di fronte a un’illusione realizzata dal Borromini con l’aiuto di Padre Giovanni Maria da Bitonto a significare “l’inganno morale e l’illusione delle grandezze terrene” e chi ci avrebbe mai pensato?. 

La fila per vedere San Pietro attraverso la serratura…

Passeggiando per l’Aventino può capitare di imbattersi in una fila di persone davanti a un portone chiuso. E’ il Priorato dell’Ordine di Malta. Stanno lì perché poggiando l’occhio sul buco della sua serratura, possono ammirare la cupola di San Pietro incorniciata dagli alberi dei Giardini dell’Ordine. E’ una cosa che è d’obbligo vedere. Pensate, poter dire agli amici: “Dal buco di una serratura si vede San Pietro!” e loro con tono di meraviglia “ohhhhh” (ma non gliene frega niente).

La Porta Magica e il Fritto Misto

Per coloro che si trovano dalle parti di via Merulana do un consiglio: fate un salto a Piazza Vittorio. Nei suoi giardini è presente un pezzaccio di muro con una porta posta tra due statue del dio egizio Bes e contornata di simboli esoterici. Si tratta della Porta Alchemica di villa Palombara del marchese Savelli, uomo appassionato di occultismo che sulle cinque porte (ormai inesistenti) della villa e sui muri, avrebbe fatto scrivere la ricetta per trasformare il piombo in oro. Si narra che l’alchimista Francesco Giuseppe Borri, fu suo ospite per una notte. Al mattino lo videro scomparire per sempre attraverso quella porta. Sempre nella piazza c’è una fontana scolpita dal bisnonno dell’ex sindaco di Roma Rutelli: sono raffigurati tre tritoni, un delfino e un grosso polpo mentre lottano tra loro, sapete come fu chiamata la fontana dai Romani sempre dissacratori? “Fritto Misto“!

Queste cose che vi ho raccontato non tutti i romani le conoscono. Ve ne faccio omaggio sperando siano di qualche interesse. Vi saluto e a presto!

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