Roseto, Riserva Borsacchio: la destra taglia circa il 98% dell’area protetta. Luciano D’Amico “Dubbi sulla costituzionalità del provvedimento”

PESCARA – “Ripristinare i confini dell’area della Riserva del Borsacchio nel Comune di Roseto, e definire una volta per tutte l’istituzione della Riserva per renderla operativa, è necessario al fine di sanare l’enorme danno che la destra, in Consiglio regionale, ha compiuto nei confronti di un intero territorio e di migliaia di cittadini abruzzesi”: ad affermarlo è Luciano D’Amico, candidato del Patto per L’Abruzzo alla Presidenza della Regione, in merito all’approvazione del famigerato emendamento alla legge di Bilancio,  presentato da Fratelli D’Italia, Forza Italia e Lega, che taglia pesantemente la metratura dell’area protetta.

“Presentare un emendamento così impattante sul territorio – continua D’Amico –  senza aver coinvolto l’Amministrazione comunale e la società civile è un errore che rappresenta bene come la compagine partitica di destra non dia ascolto al territorio e non coinvolga gli abruzzesi anche su scelte così importanti.

Inoltre, siamo davanti a concreti interrogativi sulla costituzionalità dell’intervento: la Riserva è stata tagliata di circa il 98% della sua superficie, senza procedere con l’obbligatorio processo preventivo di concertazione con gli enti locali e di valutazione ambientale, come previsto dalla legge quadro sulle aree protette (Legge 394/1991).

A questo grave errore di sostanza, si aggiunge la scorrettezza di forma nel portare un emendamento così vincolante in votazione a notte fonda, nel corso di una seduta fiume per l’approvazione del Bilancio, senza una giusta discussione e illustrazione all’aula.

La destra in Abruzzo si conferma molto poco attenta alla costituzionalità delle sue norme, come già accaduto in precedenza con la riperimetrazione del Parco Sirente Velino; e ancor meno attenta alla tutela dell’ambiente, del territorio e di chi lo abita. Questo episodio certifica la loro endemica incapacità di farsi portatori di quel bene comune e di collettività, che al contrario dovrebbe essere il faro ispiratore di chiunque occupi i banchi delle istituzioni.

È sempre più evidente la necessità di un cambio profondo nel merito e nel metodo con cui guidare Regione Abruzzo” conclude.