Satrapi, Satrapie e Quacquaraquà

AVEZZANO – Dopo la vivacità dei fuochi artificial-sanitari accesi con querele e minacce (mamma mia, che paura!!!), viene in aiuto di noi poveri e improvvidi “scribacchini”, Leonardo Sciascia: l’umanità si divide in talune categorie: uomini, mezz’uomini, ominicchi e quacquaraquà. Pochissimi gli uomini, pochi i mezz’uomini, tanti gli ominicchi che sono come i bambini che si credono grandi, un’infinità i quacquaraquà che infestano la società. E sono proprio questi ultimi, oggigiorno, a far tornare il pensiero mill’anni indietro nella storia: al tempo dei satrapi e delle satrapie. Diventava satrapo, in quei tempi lontani, colui che esercitava per conto del Re un potere abusandone consapevolmente. Poteva trattarsi di un amministratore schiumante di superbia e arroganza, oppure di un politico protervo e strafottente. Sono trascorsi millenni e la storia sembra non cambiare. La figura dei satrapi moderni è bene identificata e ha raggiunto picchi di potere inimmaginabili, soprattutto in queste nostre martoriate terre. Per dirla con un francesismo, questi nuovi satrapi con le loro ben organizzate satrapie, provocano disgusto e ripugnanza. Come nei tempi lontani, la lontananza dalla Capitale e un potere pressoché illimitato su territori popolati da sudditi soggiogati, invitano e invogliano ad una piacevole, seducente e autarchica determinazione. Tempo verrà, è certo, così come mill’anni addietro, in cui essi pagheranno il conto della loro strafottenza e sfrontatezza.

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