Si conclude con “Metamorphoseon” il progetto “Le Drammaturgie del Presente” del Teatro dei Colori con l’istituto Torlonia-Croce di Avezzano

AVEZZANO – Si conclude il progetto di laboratorio teatrale ”Le drammaturgie del presente” del Teatro dei Colori, per l’anno scolastico 2024-2025 con gli alunni dell’ Istituto Superiore Torlonia-Croce, e realizzato con rapporti istituzionali con Ministero della Cultura, Regione Abruzzo, in sinergia con Comune di Avezzano e la collaborazione della Fondazione Carispaq.
L’appuntamento di chiusura si terrà al Teatro dei Marsi di Avezzano, il 5 giugno prossimo, alle ore 10,30, con “METAMORPHOSEON”, riscrittura dalle METAMORFOSI di Publio Ovidio Nasone, da una ideazione, conduzione e regia di Gabriele Ciaccia. Insegnante Referente del progetto e curatrice dei testi è Emanuela Mastroddi.

Interpreti: Giulia Zauri , Nicole De Santis , Sofia Granata , Angelica Salucci , Assunta Angelosante , Franco Pezza , Maria Barbieri , Lavinia Silvi , Liliana Amadoro , Giulia Aureli , Chiara Crescenzi , Matteo Gallina , Giulia Di Bastiano , Giorgia Rossi , Valerio Montaldi , Adriano Cattivera.
Ringraziamenti dal teatro dei Colori alla Dirigente Scolastica professossa Vale tina Cannizzaro.
“L’estro mi spinge a narrare di forme mutate in corpi nuovi. O dèi – anche queste trasformazioni furono pure opera vostra – seguite con favore la mia impresa e fate che il mio canto si snodi ininterrotto dalla prima origine del mondo fino ai miei tempi”. “Le forme e le storie terrestri ripetono forme e storie celesti ma le une e le altre s’avvolgono a vicenda in una doppia spirale” (Calvino).

Le Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone, porta dell’immaginario. Muse, dei, semidei, uomini, donne; coinvolti nel gioco dei nascondimenti, delle passioni, delle finzioni, delle metamorfosi. La psiche, le relazioni, le emozioni diventano simboli ma anche materia animale e vegetale. La dimensione del tempo, le vite passano da uno stadio all’altro dei “mondi naturali e soprannaturali”.
Gli esseri umani testimoni attivi di questa “favola radice di tutte le favole” dominano e sono dominati, vivono e sono vissuti. Vulnerabilità di un tempo labile che pone domande, come in una perpetua adolescenza. Quale identità, quale immagine e in quale specchio mi riconosco, dove volgo il mio sguardo, dove trovo occhi che mi corrispondono?
(Presentazione della prof.ssa Emanuela Mastroddi) “Il teatro è l’arte del divenire. È il luogo dove l’invisibile prende forma, il corpo si fa soglia, la voce diventa eco di ciò che è privo di nome. Recitare non è fingere ma attraversare, spogliarsi della propria identità per indossare quella dell’Altro ed in quel gesto, antico e sacro, conoscersi.

Oggi narriamo le forme mutate, interroghiamo i racconti di Ovidio, li viviamo – essi accadono dentro di noi. Mutano le membra e con esse le anime. Dafne diventa libertà, destino che si fa corteccia. Aracne si dissolve nel filo che tesse. Proserpina discende agli inferi e conosce l’amore. Deucalione e Pirra generano la possibilità di un nuovo inizio.
Fetonte, precipitando, brucia del fuoco che desiderava toccare. Il teatro stesso è metamorfosi, istante che si fa memoria, verità che può esser detta soltanto attraverso un’altra voce, un altro corpo, un’altra forma. Per questo saliamo in scena: per cambiare e per essere cambiati.
Nel plasma indistinto, tra maschera e volto, l’umano ricorda di essere molteplice, fragile, eterno. Come nei miti, anche in noi qualcosa si infrange, qualcosa rinasce. E così, paradossalmente, nel perderci troviamo noi stessi. Nella performance vengono interpretati gli episodi: Cosmogonia, Diluvio, La Nuova Umanità, Apollo e Dafne, Fetonte, Aracne, Proserpina.