Soccorre tre bambine coinvolte in un incidente a San Benedetto. Maurizio Scamolla, raro esempio di altruismo e gentilezza: «Avrei dato la vita per loro come fossero figlie mie»

AVEZZANO – Mai come in questo caso possiamo dire che andiamo a raccontare una “storia d’altri tempi”. Eppure è di oggi, di poche ore fa, ed il tratto principale che la caratterizza è la solidarietà, ma anche l’empatia e l’amore.

Teatro della storia è un incidente stradale, l’ennesimo e che dovrebbe comportare ulteriori riflessioni che faremo in altro momento, su una delle strade del Fucino, poco lontano da San Benedetto dei Marsi.

Due auto che si urtano violentemente e poi continuano senza controllo per qualche metro. Una delle due esce di strada e finisce in una siepe, poco distante da un distributore di benzina. Arrivano i soccorsi e tutta la teoria di eventi che in questi casi si sussegue.

Ma a noi quello che interessa è una terza auto, quella che seguiva le due al centro dell’urto. Si tratta della vettura alla cui guida c’è Maurizio Scamolla, pescinese, padre di due figli, un maschio e una femmina.

Maurizio Scamolla

Maurizio si ferma, esce dalla sua auto per vedere se ci fosse bisogno di aiuto, e sente di urlare, una voce di bambina provenire dall’auto nella siepe. Senza pensarci due volte, quindi, raggiunge la vettura incidentata.

E qui sentiamo il suo commovente racconto: «Quando sono sceso dalla macchina per andare a soccorrere le persone coinvolte ho sentito le grida di una bambina e lì il mio cervello è andato in tilt. È come se sentivo gridare mia figlia.

Sono scappato verso di lei, ma non era sola. Le bambine erano tre (e stanno tutte bene per fortuna ndr) e che urlavano dal panico. Ho cercato con tutta la mia calma di tranquillizzarle come se fossi stato il loro papà.

Una di loro mi ha chiesto: “Signore posso abbracciarti ho paura” e in quel momento, in quell’abbraccio, ho sentito tutto il calore e l’amore che un genitore può provare per un figlio. Anche se lei non era mia figlia. Ma è come se avessi avuto lei tra le braccia.

Un’altra, dopo che aveva avvisato telefonicamente la mamma, ha chiuso la telefonata dicendo: “mamma ti amo”.

In quell’istante, mentre le abbracciavo per fargli scavalcare la siepe e farle sedere al bar del distributore, ho capito, dopo aver ascoltato le loro parole di aiuto, che avrei dato la vita per quelle bambine, come l’avrebbero fatto i loro genitori. Come lo farei per i miei due figli.

Non conosco i vostri nomi, ma spero di potervi rivedere un giorno, magari per potervi offrire quel sushi che oggi dovevate mangiare a pranzo e che, all’improvviso è saltato».

Solidarietà, altruismo, empatia e poi tanta, tantissima gentilezza, un episodio che accarezza il cuore e che dovrebbe essere d’esempio per tutti noi. Recuperare la gentilezza e l’altruismo, uscire dalle nostre corazze d’acciaio, spesso armate di veleno e perfidia, per tornare ad essere umani, come canterebbe Mengoni.

E allora vogliamo spingerci oltre, facendo una proposta: al Sindaco di Pescina Zauri, a quello di San Benedetto dei Marsi Cerasani, e, qualora le bimbe fossero di un altro centro, al Sindaco del paese delle bambine soccorse, chiediamo di dare a Maurizio una riconoscimento, ma non per l’atto eroico, anzi, per il contrario; un riconoscimento per aver agito umanamente, facendo trionfare la gentilezza e l’altruismo in un gesto esemplare, proprio nel senso che si di esempio per tutti nel recuperare, dopo tanto tempo, la nostra umanità.

Per ora giunga a lui il nostro “Grazie” e soprattutto il nostro “Bravo Maurizio per la lezione che, spontaneamente, hai dato a tutti noi”.