Storie di ordinario dolore alla Marcia delle Vittime della “Vigile Attesa” svoltasi a Roma organizzata dall’Ucdl di Erich Grimaldi

Storie di paura, dolore e perdita, di inutile “vigile attesa”, hanno connotato la “marcia in ricordo delle vittime della vigile attesa”, che si è svolta, nei giorni scorsi, a Roma, lungo i Fori Imperiali, organizzata dall’Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà (UCDL).

Erich Grimaldi

Circa duemila persone hanno seguito il presidente del movimento, l’avvocato Erich Grimaldi, oltre che Presidente del Comitato Cura Domiciliare Covid 19, che a partire dal febbraio 2020 ha riunito medici volontari di tutta Italia, professionisti sanitari, che hanno lottato per curare a domicilio migliaia di persone, rimaste senza alcun tipo di assistenza medica dopo aver contratto il Covid-19.

Insieme a Grimaldi hanno sfilato familiari di vittime del Covid, di persone guarite dalla malattia grazie ai medici del Comitato, volontari, medici, professionisti sanitari e giornalisti.

«Abbiamo marciato per chi non c’è più, con i cuori segnati dal dolore, dalla paura, dallo sconforto, di parenti e amici, di malati e medici, ospedalieri e non – ha detto Erich Grimaldi, Presidente UCDL – .

Chiediamo Giustizia per chi non c’è più, vogliamo sapere quando la magistratura si deciderà a fare chiarezza sul perché le persone sono state lasciate sole, perché gli studi randomizzati che sono stati chiesti ai nostri medici, non è stato il Ministero a farli.

Non ci fermeremo fin quando non otterremo risposte, un Paese intero è stato paralizzato, migliaia di morti si potevano evitare, ma l’unica cosa che ha fatto questo Governo è stato demonizzare i medici che hanno salvato vite, usando farmaci approvati, sicuri e da sempre utilizzati.

Vergogna!».

Grimaldi si è poi commosso, ascoltando le tante testimonianze di chi ha perso un caro, rimasto in attesa di ricevere assistenza.

Tutte storie connotate dal medesimo copione: la positività al Covid, il medico di base che continua a dire “aspettiamo e vediamo, prenda la Tachipirina”, il peggioramento e la morte.

Valentina Rigano

«Mio fratello è morto così – ha raccontato una testimone – , abbiamo chiamato per tre volte il 118, le prime due hanno continuato a dirci di attendere, il medico aveva consigliato solo paracetamolo, la terza volta lo hanno portato via, e non lo ho mai più rivisto».

«Una scia di dolore ma anche di affetto, riconoscenza e speranza per il futuro, quella a cui abbiamo assistito a Roma – ha detto Valentina Rigano, Portavoce UCDL – .

in questi due anni di battaglie, da giornalista e da Portavoce, ho lottato al fianco di Grimaldi contro la difficoltà di comunicare e informare rispetto a ciò che ho visto e toccato con mano insieme a migliaia di persone, per colpa dell’inerzia di chi ha preso decisioni senza ascoltare i medici dei territori, che ha voluto negare la realtà di ciò che accadeva e accade ancora oggi, fino a scatenare una inconcepibile battaglia di principio tra i camici stessi.

Dobbiamo aprire gli occhi, e chi di dovere deve prendersi la responsabilità delle scelte fatte».

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