Sud Africa: un continente strategico con la nuova frontiera dell’emigrazione abruzzese: l’impresa che crea il lavoro

di Sergio Venditti*
Tutti gli analisti considerano il continente africano oramai non solo strategico, ma centrale, specie nel rapporto politico e socioeconomico con la vecchia Europa. Le tensioni geo-politiche internazionali, non passano solo a latitudini superiori, ma coinvolgono l’Africa, specie sui versanti cruciali energetici e delle materie prime, con una generale politica di partenariato, varata dal governo italiano con il “Piano Mattei”.
In tale quadro dinamico, si inserisce la stessa cooperazione culturale, che la Regione Abruzzo, contribuisce, in particolare attraverso il ruolo delle sue comunità, radicate nei vari Stati, sulle orme di Giovanni Chiarini, chietino il più grande esploratore abruzzese, inviato li dalla Società Geografica Italiana, morto in Etiopia nel 1879.
Nei Paesi del Maghreb, da anni la presenza abruzzese è attiva, a partire dall’Algeria, dove con il CRAM, il Conte Franco Santellocco Gargano, (già suo Vicepresidente) ha promosso una serie di progetti, l’ultimo come Rotary Club Algerino, di forte rilevanza, con il Dott. Luigi Schiffino, Presidente del Comitato Rotary Inter-Paese Italia-Algeria, sulla formazione sanitaria d’eccellenza, nel campo “maxillo-facciale”.
Quindi una presenza di grande valore quella abruzzese,non solo professionale, ma altresì istituzionale con ben tre Ambasciatori, li in “Paesi chiave”: In Kenya, con S.E. Roberto Natali, (nato nella Città di L’Aquila), di SE. Laura Ranalli, (originaria di Collelongo, rappresentante italiano in Ghana accreditato anche per il Togo, nonché in Burkina Faso, di S.E. Gabriele Di Muzio, proveniente da Popoli, (già Console Generale a Joannesburg).

Poi altri diplomatici sono presenti in ambasciate dei vari Paesi, che hanno visto una vittima illustre, impegnata a livello della cooperazione umanitaria, come S.E. Luca Attanasio, che nel 2021 fu’ ucciso di un tragico agguato nella Repubblica Democratica del Congo.
Del resto, lo stesso mondo del volontariato “Made in Abruzzo” svolge lì una grande opera meritoria, come la “Africa Missione Cattedrale” di Avezzano, che sostiene i missionari in Madagascar e Benin, a favore di bambini ed adolescenti.
Poi scendendo verso la sua parte meridionale, il Sudafrica, si possono raccontare tante storie straordinarie dell’emigrazione abruzzese, dal secondo dopoguerra, con caratteristiche proprie, pur con il consueto spirito di sacrificio, ma di puro talento imprenditoriale, che hanno prodotto veri e propri imperi economici, in vari campi della economia.

Nella grande metropoli di Joannesburg (oltre 5,5 milioni di abitanti), il volto del Presidente dell’associazione abruzzese è quello di Carmine Angelucci, nato a Castelfrentano, che rappresenta il decano dei suoi imprenditori di successo, avendo in oltre mezzo secolo, portato letteralmente la “luce elettrica” in quel Paese sconfinato, nonché nel confinante Zambia: Carmine, con un carisma unico, racconta il suo arrivo, come giovane tecnico,nel 1964,(dopo che la sua azienda lo aveva spedito in Australia): gli inizi difficili, tipici di tutti i nostri emigranti, a partire dalla conoscenza della lingua” boera-inglese”, errante poi per anni nei cantieri, dentro la sua roulotte, accompagnato però dalla fedele moglie Concetta, con i suoi due bambini, senza riposo, guardando però con orgoglio tutti i tralicci della rete, alzati in ogni villaggio.
Un forte spirito di comunanza tra pionieri, prima ancora di famiglie, che si sono richiamate ed aiutate a vicenda, ricercando anche lì, nel “Paese dell’Apartheid ” il loro futuro.
E non solo di intrapresa, ma anche di scelta di vita, a fianco della stessa causa di libertà ed emancipazione della comunità nera, che per decenni è stata segregata, ma poi con la svolta del loro leader Nelson Mandela, ha ritrovato la libertà.
Accanto a quest’ultimo è emerso un altro personaggio, di origine teatina, l’Avv. Maurizio Mariano, entrato poi nello stesso partito di governo, con ruoli apicali, l’A.N.C, che dagli anni ’90 ha governato il Paese, (ora in coalizione con i partiti della minoranza bianca).
Una svolta, che sembra essere stata apprezzata, dalla comunità abruzzese, che ha conquistato negli anni posizioni prestigiose, in molti campi dell’economia del ricco Paese. I nomi di queste grandi imprese hanno cognomi tipici dei nostri centri montani, a partire dall’aquilano: Martini, Brescia, Buccimazza, Colarossi, Valente e il gruppo Mastrantonio, fino ad Eustachio Pagliari, originario di Scanno, con la più grande zecca privata di produzione di monete.
Quando si chiede a qualcuno il segreto di questi successi imprenditoriali emergono sempre i caratteri tipici della gente d’Abruzzo: spirito d’ attaccamento alla famiglia ed al lavoro, concepito anche dai “tycoon” con rigore, sacrificio e tolleranza, in contesti culturali, sociali ed ambientali molto complessi, con la concorrenza tra le minoranze di origini europee e la maggioranza di colore, comunque ai vertici del potere politico-istituzionale, a tutti i livelli.

Forse l’impronta storica anglosassone resta comunque ancora forte, per favorire l’ascesa anche di una classe di nuovi rappresentanti d’origine italiana, pur con i numeri minori della sua comunità, come è avvenuto in altri Paesi come il Canada o l’Australia, dove i nostri discendenti sono più numerosi ed ora meglio integrati, in quelle società capitalistiche.
Ed allora non esiste un unico modello dei processi migratori (tra l’assimilazione e il multiculturalismo), ora sempre più individuali e professionali tra gli “expats” rispetto a quelli “familiari” dei loro nonni e padri, che partivano per fuggire da miseria e privazioni, in cerca del “mondo migliore”, per sé ed i propri figli.
Forse qui, in Sudafrica, il legame con le proprie radici, resta sempre forte, anche senza immaginare il ritorno definitivo nelle terre di nascita, ma investendo comunque capitali di ritorno in Abruzzo: Resta la nostalgia più delle vecchie generazioni, di riposare, un giorno, accanto ai propri cari, come Luigi Buccimazza, ora sepolto a Rocca Di Mezzo, nella propria terra, non più vista come la ” matrigna”, costretto a lasciare da giovane, ma come il luogo dell’anima, non solo il “Trionfo della morte”, evocato da Gabriele D’Annunzio.
Cogli occhi spenti, con le guance cave,
Pallidi, in atto addolorato e grave,
Sorreggendo le donne affrante e smorte,
Ascendono la nave Come s’ascende il palco de la morte.
E ognun sul petto trepido si serra
Tutto quel che possiede su la terra.
Altri un misero involto, altri un patito Bimbo,
che gli s’afferra Al collo, dalle immense acque atterrito…
(Edmondo De Amicis – Gli Emigranti – 1882)
*Giornalista di Tempo Presente