Suicidio n. 58 nelle carceri italiane: 48enne si impicca nel penitenziario di Bologna. La UilPa: “Siamo alle camere mortuarie”

ROMA – Ci verrebbe da dire che più che delle camere dell’amore, gli istituti di pena italiani, stante quanto sta accadendo e denunciato dalla UIL con una costanza davvero disarmante, bisognerebbe che si dotino di camere mortuarie.

Avrebbe compiuto 48 anni a dicembre, origini albanesi, è stato trovato impiccato nella sua cella della Casa Circondariale di Bologna. A nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari. Era detenuto dal 27 maggio e in attesa di giudizio con l’accusa di tentato omicidio.

Si tratta del 58esimo suicidio di un detenuto dall’inizio dall’anno, cui bisogna aggiungere 2 omicidi e 63 decessi per altre cause, nonché 6 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Insomma, ormai più che di carceri si rischia di dover parlare di camere mortuarie -.

Così la UILPA Polizia Penitenziaria, commenta l’ennesimo suicidio nelle prigioni.

“Quelle che, dovendo contenere e rieducare, dovrebbero rappresentare il tempio del diritto e costituire l’esempio da seguire per chi ha sbagliato consentendo un riscatto, continuano a rivelarsi giorno dopo giorno fabbriche di sofferenze, violenze inaudite, stupri, morte e molto altro che viene dispensato indistintamente a ristretti e operatori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria, i quali espiano le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato.

Tutto ciò mentre la politica di maggioranza discetta del nulla – prosegue la UilPa PP -. Noi pensiamo che se ciascuno di coloro che detengono le responsabilità politiche e amministrativo-gestionali delle carceri svolgessero appieno e con competenza le loro funzioni non ci sarebbe bisogno di alcun commissario straordinario.

Ma se proprio si vuole ricorrere a questo strumento, si nomini allora un commissario straordinario all’emergenza penitenziaria e lo si doti di strumenti e risorse finanziarie proporzionate al dramma in atto.

Va immediatamente ridotto il sovraffollamento di oltre 14.500 reclusi, va dato respiro al Corpo di polizia penitenziaria, mancante di più di 18mila unità, va garantita l’assistenza sanitaria, vanno avviate riforme complessive. Il resto, lo si potrà anche dire con locuzioni dotte, ma rimane solo fuffa”, conclude la UilPa.