Terza Pagina Teatrale – Ricordo di Carlo Recchia a due anni dalla scomparsa

Due anni fa, in questi giorni, veniva a mancare Carlo Recchia che, negli anni ’70, aveva dato vita, insieme a Rino Di Rienzo, Michele Sangermano, Massimo Fantauzzi, Laura e Franca Lucci, Gianfranco Conte, Giancarlo Bisegna, Emma Francesconi, Ornella Di Matteo e la partecipazione di Giancarlo Cosenza, Nadia Conte, Paolo Angelini e, ancora Angela Scagliarini, Nice Angeloni, Arianna Fidanza, Renato Giorgetti, Marcello Giuliani e qualcun altro che sfugge via ai ricordi, al Gruppo Teatro Giovane che insieme al GTSM (Gruppo Teatrale Sperimentale Marsicano) animò quella stagione di impegno culturale e teatrale che seguiva all’idea di gruppo culturale inventata dal famoso CAST-MARS.

Carlo Recchia scrisse il testo del primo spettacolo andato in scena, “Dialogo”, che in qualche modo voleva raccontare delle prime inquietudini giovanili, delle proteste portate avanti da giovani e ragazzi.

In quel 1976 “Dialogo” fu portato in scena anche alla Casa Circondariale di Avezzano tra l’entusiasmo dei detenuti che vi erano raccolti. Allo spettacolo partecipò anche S.E. Biagio Vittorio Terrinoni, Vescovo dei Marsi, e fu il primo esempio in zona di coinvolgimento culturale per chi fosse detenuto.

Seguì poi “La Partenza”, testo basato su una sorta di contrapposizione fra due personaggi interpretati da Carlo Recchia e Gianfranco Conte.

Ancora ci fu poi “La Buccia”, sempre su testo di Carlo Recchia che andò in scena all’Impero.

Ci sarebbe dovuto essere uno “Zoo di Vetro”, tratto dal testo di Tennesse Williams, diretto da Giancarlo Cosenza ma non si com pletò mai.

In quella stagione primigenia, Carlo Recchia scrisse e diresse gli spettacoli del Gruppo Teatro Giovane. Sulle ceneri del Gruppo Teatro Giovane o GTG, nacque poi il GAD “Il Dialogo”, poi semplicemente Gruppo Teatrale “Il Dialogo” che proseguì l’attività fino alla fine dei primi anni ’80.

L’esperienza di quegli anni fu poi raccolta dalla Associazione Proteo che l’ha tramandata sino ad oggi.

Carlo Recchia era laureato in psicologia e i testi, “La Partenza” e “La Buccia” in particolare, erano frutto anche di una complessa e profonda revisione interiore e personale, quasi un esperimento psicoterapeutico o psicoanalitico, uno studio, comunque, della interiorità dei personaggi messi a confronto.

Le trasposizioni sceniche dei suoi lavori avevano una impronta stilistica sicuramente moderna anche se con elementi tipici del teatro dell’assurdo.

Carlo Recchia, regista, sceneggiatore e poi psicologo (foto di repertorio)

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