Terzapagina – Il Presepe ed i presepi di oggi…

Fa discutere il nuovo Presepe in Piazza San Pietro a Roma, per il suo essere un “presepe non canonico”!
Ma sarebbe il caso di analizzare un po’ l’idea del presepe, guardandone con attenzione tutti i più vari aspetti e per farlo possono essere assai utili le immagini collazionate, ovvero, quelle del presepe romano di oggi, messo a confronto con presepi napoletani del ‘700 e romaneschi, oltre che con un presepe tradizionale.

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Presepe moderno in Piazza San Pietro a Roma
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Un particolare del presepe romano
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La scena complessiva
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Particolare di un presepe napoletano del ‘700
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Piccolo presepe tradizionale

Una delle obiezioni al presepe artistico contemporaneo viene dall’affermazione che “L’arte sacra non può dimenticare il suo primo compito: rendere visibile ai sensi l’invisibile…”, oppure dalle parole di S.S. Giovanni Paolo II nella messa per gli artisti del 1985: “Quando l’arte è interprete di realtà propriamente religiose o vuole essere sacra si è in diritto di chiederle di evitare ogni falsificazione, dissacrazione, attentato al sentimento religioso delle persone, alla verità della fede, alle virtù che costituiscono il loro ideale. Questo rispetto degli uomini per ciò che essi hanno più a cuore è fondamentale per la dignità dell’arte“.

C’è un altro punto di vista, quello di S.S. San Paolo VI, che Egli espose così dicendo: “Esiste ancora, esiste anche in questo nostro arido mondo secolarizzato, una capacità prodigiosa di esprimere, oltre l’umano autentico, il religioso, il divino, il cristiano”. Con questa posizione, il Santo Padre aprì un confronto con artisti contemporanei di ogni disciplina, arrivando anche ad invitarne alcuni, nel maggio del 1964, presso la Cappella Sistina dove disse con buona veduta: “…L’Arte religiosa diede saggio della sua potenza, dispiegando nelle sue immagini quel concerto di grandezza ideale e di bellezza estetica”.

Io credo che nel presepe convergano diversi aspetti che meritano di essere considerati ed essi sono, in estrema sintesi: tradizionali, popolari, storici, religiosi, artistici, simbolici e direi, infine, anche di interpretazione e rapporto soggettivo.

Gli aspetti tradizionali e per certi versi storici sono legati al ricordo dell’evento della Natività che parte, per certi versi, dalla ricostruzione di San Francesco d’Assisi e si innestano nel tema forte della Natività stessa, quindi nel fatto religioso che trova nel presepe la trasposizione nella realtà dell’evento del tempo. L’aspetto religioso ha una sua prevalenza, devozionale (come sostengono taluni) e riflessivo, ma da sempre e per tradizione trova l’innesto di una visione popolare che ha portato alla introduzione, nel presepe, di elementi decontestualizzanti rispetto alla realtà di Betlemme, terra di Giuda, e da questo son scaturite le varie versioni di presepe romano e napoletano, con tanto di prosciutti e salami appesi che certo ben contrastano con le usanze ebraiche!

Sotto l’ultimo punto di vista esposto, chiaramente, il presepe acquisisce un connotato saliente assolutamente popolare con elementi anche di folklore evidenti. Andando sull’aspetto artistico si passa dalle Natività classiche della storia dell’arte, nelle quali andando dal Dugento verso l’Ottocento ed il Novecento si vanno, via via, aumentando i connotati e le caratteristiche simboliche che, alla fine, astraggono dalla pura rappresentazione a maggior vantaggio del fatto simbolico legato al sentire, al vivere, all’intepretare ed al praticare anche l’aspetto devozionale e religioso su un piano più mistico, etereo e svincolato dalla rappresentazione in sé!

Sul piano soggettivo, ammesso che sia fondamentale avere una rappresentazione reale o realistica per poter vivere, nella propria interiorità, il mistero della Incarnazione che è alla base della Natività, il pensiero colma ciò che la realtà potrebbe non offrire!

Infine, se mettessimo a confronto la rappresentazione della Natività dei popoli andini con la nostra scopriremmo che esistono sì differenze ma anche molti elementi simbolici analoghi, se non simili o eguali.

D’altra parte, la Vergine della Guadalupe è ben diversa dalla immagine della Vergine Lauretana o di quella di Pietraquaria, o ancora di Lourdes o di Fatima e dalle mille e mille Madonne del Dugento, Trecento, Quattrocento e Cinquecento, per tacere del resto, e tuttavia della Madre del Signore esiste una Immagine Interiore che vada oltre l’icona di Olivia Hussey, così come di Gesù con quella di Robert Powell.

Sul fatto che la rappresentazione della Natività offerta dal Presepe, debba seguire canoni rigidi senza afferire a quella attualità che è lettura anche del messaggio proposto dal presepe stesso dissento completamente perché credo che chi ha costruito le figure come fatto e visto, forse, ha voluto rappresentare anche un elemento in chiave simbolica, ovvero “il mondo, già di per sé imbambolato alquanto, eleva una muta preghiera al Signore che viene nel mondo affinché lo liberi“…

Io credo che ogni volta che si tocca il sacro, sia pur a livello popolare, non vada trascurata la visione interiore dell’artista, il suo aver colto qualcosa che ha poi fissato nella materia, in fondo…la sua umile preghiera!

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