Terzapagina – Quei commissari che escono dai libri… 1°

Con Auguste Dupin, personaggio immaginario ideato da Edgar Allan Poe che, probabilmente, si ispirò, nella sua ideazione, al fondatore della francese Sureté, Eugène-François Vidocq, facendolo esordire nel racconto poliziesco “I delitti della Rue Morgue” pubblicato nel 1841 sul Graham’s Magazine, senza dimenticare l’episodio della “Lettera rubata”, nasce il genere giallo con la presenza di un investigatore che risolve un, in genere, intricato mistero.

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Dupin in una illustrazione dell’epoca

Nel 1887, nasce, dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes il primo “investigatore consulente”. Seguirà poi Hercule Poirot, inventato da Agatha Christie nel 1920, in “Poyrot a Styles” e poi Miss Marple della stessa scrittrice che fa la sua apparizione nel 1930 con “La morte nel villaggio”. Agatha Christie introdusse altri investigatori ma basta aver citato i due maggiori.

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Miss Marple – alias Margareth Rutherford

Nando Gazzolo interprete italiano di Sherlock Holmes

Sherlock Holmes porta con sé il dottor John Watson, Poirot il capitano Hastings: nasce così quel dualismo che accompagna molti libri sul tema, ovvero l’investigatore brillante ed il suo alter ego, più dimesso, che serve a esaltare le doti e l’acume dell’altro.

Sherlock Holmes è il cultore della logica e della deduzione, non ha mai detto “elementare Watson”, battuta ripresa anche da Nando Gazzolo nella trasposizione televisiva della RAI, ma era convinto che “…un osservatore attento potrebbe dedurre, da una goccia d’acqua, l’esistenza dell’Atlantico o dlele cascate del Niagara…”, Hercule Poirot è il detective delle piccole cellule grigie dall’indole piuttosto altera, orgoglioso e con una ego smisurata rispetto alla sua…altezza!

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Hercule Poirot

Negli anni ’30 arriva, dalla penna erudita di Georges Simenon, Maigret (Jules Amédée François), quello reso famoso da Jean Gabin e da Gino Cervi, con qualche sucecssore in Bruno Kremer e Sergio Castellitto. E’ l’investigatore, commissario, della Polizia Giudiziaria di Parigi, sta al Quai des Orfevres, vive in un appartamento con sua moglie Louise (la signora Maigret immortalata da Andreina Pagnani) e non ha figli, va in vacanza nello Chantal e ama la buona cucina, la pipa, il calvados e ha ai suoi ordini Lucas, Lapointe, Janvier e Torrence.

Simenon nel 1957 accende la pipa a Jean Gabin nei panni di Maigret
Simenon e Gabin sul set di un film su Maigret

ll suo metodo investigativo consiste nell’immergersi nelle atmosfere dei luoghi in cui i delitti sono stati commessi e, lasciandosi guidare dal proprio istinto, nell’immedesimarsi e cercare di comprendere la personalità e l’umanità dei diversi personaggi di un caso criminale, sino al punto, talora, di arrivare a giustificare il loro comportamento e a cambiare la sorte a cui sarebbero andati incontro.

Gino Cervi con Simenon e Mondadori all’epoca degli sceneggiati RAI

In tal senso, con le inchieste di Maigret, Simenon ha imposto una svolta importantissima nel modello di romanzo poliziesco europeo, poiché con il suo commissario abbandona lo schema del giallo classico “all’inglese” imperniato su delitti perfetti, investigatori infallibili, ambientazioni mondane e altolocate, e introduce invece personaggi e ambientazioni popolari e piccolo borghesi, dove il centro dell’attenzione è spostato sulle motivazioni umane che portano al delitto, più che sulla ricerca degli indizi materiali.

In Italia, uno dei primi buoni esempi di un poliziotto, un investigatore fuori dello schema classico ma con bellissimi risvolti psicologici, è il Commissario De Vincenzi inventato dallo scrittore Augusto De Angelis. Immerso nell’atmosfera degli anni ’30, dopo la fine degli anni ruggenti e sul limitare di quei disastrosi anni ’40, è imbevuto dei tanti aspetti di quella epoca durante il periodo fascista, con le sue corbellerie e il suo formalismo da operetta, ma De Vincenzi è refrattario a tutto il mondo dell’orbace nella perfetta interpretazione di Paolo Stoppa.

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Paolo Stoppa sul set dello sceneggiato RAI

Ai nostri giorni, abbiamo Montalbano di Camilleri, Franco Soneri di Valerio Varesi e, infine, Rocco Schiavone di Antonio Manzini. Tutti usciti dalla carta, hanno trovato la loro giusta rappresentazione in attori che ne hanno dato una versione indimenticabile: Luca Zingaretti, Luca Barbareschi e Marco Giallini. Siciliano il primo, parmense il secondo e romanaccio il terzo, ognuno lascia una immagine diversa del nuovo investigatore…

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