Alla scoperta di Mattia Barbonetti, giovane artista avezzanese: «Le mie opere sono il frutto del mio mondo, il mio modo per esprimere quello che sento, ma soprattutto quello che sono»

Mattia Barbonetti

AVEZZANO – Nella settimana tra il 1 e il 7 agosto, nell’ambito della “Settimana Marsicana 2022”, presso il complesso delle Scuole Fermi-Corradini, si è tenuta la mostra dedicata ad un giovane artista avezzanese, Mattia Barbonetti, che ha presentato una collezione di opere assai interessante sotto il profilo formale e stilistico, anche ben inquadrate in un allestimento semplice ma al tempo stesso suggestivo.

Un particolare della mostra e una immagine di Mattia Barbonetti

Mattia Barbonetti è un giovane che ha sviluppato presso l’Istituto Liceo Artistico “Vincenzo Bellisario” un rilevante talento sia nel disegno che nella pittura.

In genere, le mostre dedicate a giovani e giovanissimi studenti risentono di una certa impostazione scolastica legata anche ai cicli e metodiche di apprendimento e sviluppo di una propria tecnica espressiva.

Questo, nel caso di Mattia Barbonetti, è avvenuto in maniera assai appena accennata, infatti, la sua pittura presenta elementi di indiscutibile maturità e creatività, in genere, non usuali.

Che, come vedremo, Mattia abbia comunque dei riferimenti artistici iconografici chiari è indubbio così come indubbia è la espressività e creatività che egli sviluppa nelle sue opere.

Gli elementi figurativi sono talora minimi, anche perché molte sue opere hanno indubbi connotati di astrattismo, però questo astrattismo lascia intuire una riflessione di base che coinvolge la sua anima, la sua necessità di esprimersi.

Comunque, non si tratta di formalismo espressivo astratto, in quanto, sovente, il segno astratto si mescola o si sovrappone all’elemento figurativo, ampliandone il simbolismo, anche mediante una interessante composizione espressiva.

Alcuni richiami iconografici, costituiscono non il segno di una influenza scolastica ma piuttosto una citazione anche raffinata di autori come Klimt o Mario Schifano, quest’ultimo nell’ambito del tema dei “gigli d’acqua” che è anche eco, fortemente stilizzata, del più antico tema di  Monet.

La figura, nel busto di Nefertiti (Nofretete – sposa del faraone eretico Ikhnaton o Akhenaton), viene prima fissata come segno grafico essenziale e poi riproposta in una sorta di visione a colori invertiti, quasi un parziale negativo, immersa nel colore, e dà così l’avvio alla proposta anche di altre figure che compaiono in nero su uno sfondo colorato con il possibile chiaro intento di approfondire l’analisi delle persone considerate infine personaggi della rappresentazione.

Abbiamo chiesto a Mattia di spiegarci l’importanza che possa avere per lui il disegno e la pittura in genere.

Per me il disegno, – ha risposto – ma soprattutto la pittura sono essenziali nella mia quotidianità, un po’ come tutti quanti gli artisti d’altronde.

Ho sempre sentito la necessità di doverlo fare, la differenza è che da piccolo non avendo conoscenze artistiche potevo solamente immaginare un qualcosa, pensare a come la mia idea fosse divenuta una volta esternata sulla tela, ma con il tempo ho acquisito le conoscenze necessarie per poter oltre che immaginare come sia stato quel qualcosa, anche di poterlo realizzare.

Come dico sempre “ L’arte è un bene primario per l’artista, ma un bene di lusso per chi la compra”, ce l’hai dentro, fa parte di te…

Ha poi precisato come nascono le sue scelte tra temi e stile: “Non mi sono mai ritrovato nella posizione di una fatidica scelta stilistica, è sempre stato tutto molto spontaneo. C’è sicuramente in me un’attrazione verso tutto ciò che riguarda l’etnico, tema che raffiguro spesso, ma amo spaziare e sperimentare soprattutto con l’uso di materiali che possono essere non convenzionali nell’idea generale che si ha sulla pittura.

Mi piace pensare di non appartenere a nessuna cerchia stilistica, quello che ritengo opportuno in quel momento, lo faccio. Tendo però a riportare quanto ritengo opportuno ed esteticamente corretto con l’uso di determinati materiali come segno di riconoscimento, come ad esempio le piume, simbolo di leggerezza, crescita spirituale e buon auspicio.

Tendo molto ad associare l’arte alla moda e viceversa, mi piace l’idea di poter vestire le mie tele, come mi attira il fatto che una mia opera possa tranquillamente divenire un abito di alta moda o un qualunque oggetto di design. Progetto a cui sto già lavorando…

E infine ha sottolineato “Le mie opere sono il frutto del mio mondo, il mio modo per esprimere quello che sento, ma soprattutto quello che sono. Il mood di questa esposizione è un viaggio dell’anima attraverso le paure e le ansie degli esseri umani.

La mia arte è il frutto di una profonda consapevolezza della persona che sono, e dei limiti che tutti noi abbiamo…

Ipotesi di “quadro-oggetto”: elementi pittorici e diversi
Un segmento della mostra

Altre sue opere riflettono, come ha accennato lui stesso, l’applicazione delle tecniche che portano al “quadro-oggetto” con l’introduzione di materiali da design di moda, così come pure in alcune altre c’è evidente la composizione del disegno puro e semplice che si mescola alla tecnica pittorica anche con la stesura materica del colore.

Vista d’assieme d’un segmento di mostra

Artisti come il giovanissimo Mattia Barbonetti mostrano che la pittura, il disegno hanno una grande valenza espressiva e possono dare modo a molti di creare i presupposti per uno sviluppo della personalità e della capacità di comunicare con un mondo che deve riscoprire la bellezza che l’arte può far emergere dal rumore che ci circonda.

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