Tribunali e istituti penitenziari. Nardella (SPP): “L’uno non può prescindere dall’altro”. Come fare un scelta per sbagliarne due…

L’AQUILA – Chiudono i tribunali e il rischio che con essi vadano via anche le carceri. Ad adombrare questo pericolo, che è molto più di una ipotesi, è il Vicesegretario generale dell’Spp, sindacato della Polizia Penitenziaria, Mauro Nardella.
La chiusura dei tribunali di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto, infatti, determinerebbe una caduta di presenza di istituzioni in quei luoghi a dir poco drammatiche.

Ma Nardella spiega al meglio cosa potrebbe avvenire, prefigurando uno scenario da evitare e definendo le scelte che si stanno sostanziando, la “politica del Cimabue”, ovvero fare una cosa e sbagliarne due.
Questa la nota integrale del Vicesegretario dell’Spp Mauro Nardella.
“In questi mesi, soprattutto nell’ultimo periodo, non si fa che parlare, a giusta ragione direi, della sopravvivenza dei tribunali che definire minori è già in partenza, a mio modesto parere, sbagliato. Seppur l’aggettivo viene utilizzato per rapportarlo al territorio nel quale insiste il concetto di minorità, lo stesso aggettivo non dovrebbe neanche essere pensato se a dover essere sottolineata è l’importanza che un Palazzo di Giustizia riveste in un determinato contesto.
Così come sbagliato risulta essere il non evocare, ai fini della salvaguardia della sua permanenza in loco, la presenza di istituti di pena nello stesso territorio.
A parte qualcuno, una su tutte la senatrice del M5S Gabriella Di Girolamo che ne ha appoggiato sempre la tesi, sono in pochi coloro i quali hanno, come dame sempre suggerito, strumentalizzato a sfavore della loro chiusura la presenza di carceri.

Eppure la coopresenza delle due istituzioni da sola dovrebbe fare capire che il privare quel dato territorio del Palazzo di Giustizia significherebbe una sola cosa e cioè portare avanti, come raccontava un noto spot pubblicitario in voga negli anni 70, la “politica del Cimabue” (fare una cosa e sbagliarne due), un concetto opposto rispetto a quello che si vorrebbe perseguire.
Basterebbe tracciare i bilanci postumi all’eventuale scelta intrapresa – prosegue Nardella – per capire che non solo non si risparmierebbe un euro dalla loro chiusura ma verrebbero a moltiplicarsi i problemi per entrambe le realtà istituzionali.
Nel caso di Sulmona, dovesse accadere che il tribunale e la procura chiudano, lo sconquasso sarebbe servito considerato lo sguarnimento amministrativo che andrebbe a colpire il carcere cittadino. Un carcere che, lo voglio ricordare, si appresta ad divenire il più importante d’Europa per via del numero di detenuti ad alta sicurezza in esso presenti.




Non tenere presente questo è da ritenersi improduttivo, sconsiderato oltre che, per gli ovvi motivi, pericoloso.
Mettere in simbiosi le due realtà – conclude Vicesegretario generale Spp Mauro Nardella – deve stare alla base delle scelte da farsi in ordine al mantenimento dei presidi giudiziari. L’uno, infatti, non può prescindere dall’altro.