Un Caravaggio vola da Roma e va in mostra a Minneapolis: in cambio “La morte di Germanico” di Poussin a Palazzo Barberini

Michelangelo Merisi detto Caravaggio (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610), Giuditta decapita Oloferne, 1599 circa, Olio su tela, cm 145x195, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini: una delle opere esposta in occasione della mostra "Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. Violenza e seduzione nella pittura tra Cinquecento e Seicento", a cura di Cristina Terzaghi, in programma a Palazzo Barberini dal 26 novembre al 27 marzo 2022, Roma, 24 Novembre 2021. ANSA/US

NEW YORK – Un Caravaggio da Palazzo Barberini è volato a Minneapolis e in cambio, a Roma, è arrivato La morte di Germanico di Nicholas Poussin che a lungo è stato parte delle raccolte della famiglia Barberini.

La mostra al Minneapolis Institute of Art, aperta da questo fine settimana, ha al suo centro l’iconico dipinto del 1599 ispirato alla storia biblica di Giuditta e Oloferne.

“È un soggetto comune nell’arte dell’epoca, ma in questo quadro l’eroina della Bibbia è fermata nell’atto di decapitare il generale assiro”, spiega all’ANSA Rachel McGarry, che ha curato la mostra in cui il quadro è accompagnato da altre 14 opere su un arco di 500 anni che esplorano le diverse interpretazioni date alla figura di Giuditta da artisti come Barthel Beham, Ludovico Carracci, Ignazio Collino e Lovis Corinth. È una rara occasione di vedere un quadro di Caravaggio negli Stati Uniti: ce ne sono solo dieci, di questi nove in collezioni pubbliche.

Il prestito del Giuditta e Oloferne riflette la forte relazione istituzionale del Minneapolis Museum of Art con musei e gallerie in Italia che, tra le altre cose, l’anno scorso diede vita a una mostra di opere di Botticelli dagli Uffizi.

In cambio del Caravaggio, il museo ha mandato a Roma il Poussin, in occasione della mostra in corso fino a fine luglio su Maffeo Barberini, che 400 anni fa divenne papa col nome di Urbano Ottavo.

Il quadro, originariamente commissionato dal cardinale Francesco Barberini, nipote del pontefice -mecenate, era rimasto con discendenti della famiglia fino al 1958 quando il museo lo aveva acquistato.

“La collaborazione con palazzo Barberini porta in luce eccezionali opere d’arte, ma anche la legacy di una famiglia di straordinari mecenati”, ha detto la direttrice del Mia Katie Luber.

Ci sono voluti due anni di contatti per concretizzare i prestiti: il Poussin – ricorda la McGarry – aveva riattraversato l’Atlantico finora soltanto una volta, nel 1994, per la grande mostra organizzata al Grand Palais di Parigi in occasione dei 400 anni della nascita dell’artista.