Un Cioccolatino Storico. “Foro le terremuta…”, storia del terremoto che colpì l’aquilano il 3 dicembre del 1315

L’AQUILA- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Mercoledì 3 dicembre dell’Anno del Signore 1315 la città di Aquila ed il suo contado vennero colpiti da un forte terremoto di magnitudo 5.6 della scala Richter (VIII-IX grado della scala Mercalli): l’evento sismico in questione riveste un particolare valenza storica visto che fu il primo terremoto documentato che colpì la nuova città, fondata settant’anni prima.

In foto: Aquila in una Tavola tratta da “Itinerario overo nova descrittione de’ viaggi principali d’Italia, nella quale si ha piena notitia di tutte le cose piu notabili, & degne d’esser vedute“, 1647

Buccio di Ranallo – uno dei più grandi storici aquilani- nella sua “Cronaca Aquilana” descrisse in maniera perfetta, ovviamente nella lingua del suo tempo, lo sciame sismico che dal febbraio del 1315 interessava la città ed il contado: sciame che portò alla scossa principale del 3 dicembre.

Così scrisse Buccio nella sua Cronaca CCXLVI-CCXLIX

“Foro le terremuta, – le quali v’ò contati,
Dello mese de decembro – ad li tre giorni intrati;
Et de mercordì furono, – sacciate, cari frati,
Et era le Quatro tempora, jorni santificati!

Li terremuti foro – più che quatro semmane;
in loge jacevamo – et gran pagura avevane;

Facevamo penitentia – la sera et la demane
Tucti frustando gìannose – con li scuriati in mane;

Foro facte multe paci – de innimistati granni
Ché guerra avevamo avuta – et stati con multi affandi”.

Purtroppo non siamo in grado di sapere il numero esatto delle vittime e danni certi come la reale origine sismica dell’evento. Però sappiamo, anche grazie alle parole di Buccio che la città si risollevò immediatamente tant’è vero che, l’anno successivo fu avviata la ricostruzione.

“Uno anno depò questo, le mura facto foro;
Plu d ’una canna larghe, no vi mento ca foro;
Fecerose in uno mese, si granne fo lo stero,
E le turri custarono, cinquecento once d’oro”.

Un Abbraccio Storico

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