Un Cioccolatino Storico. “Il cielo è molto nero, la Terra azzurra”, 60 anni fa Jurij Gagarin conquistava lo spazio

AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti in questo nostro nuovo cioccolatino storico. Oggi 12 aprile ricorre il 60esimo anniversario del viaggio del cosmonauta russo Jurij Gagarin nello spazio e ci sembrava doveroso raccontarvi questa grande conquista dell’umanità.  Iniziamo questo nostro viaggio che porterà alla scoperta dello spazio.

In foto: Jurij Gagarin

“There’s a starman waiting in the sky He’d like to come and meet us” (C’è un uomo delle stelle che aspetta in cielo Vorrebbe venire e incontrarci) questa frase è tratta dalla canzone “Starman” del grande David Bowie ed in qualche modo ci può ben accompagnare alla scoperta di Gagarin e del suo volo. Già, ma chi era Jurij Gagarin? Il futuro cosmonauta nacque a Klusino un piccolo villaggio a 200 chilometri da Mosca il 9 marzo del 1934: suo padre era un falegname mentre sua madre era una casalinga. Aveva pochi anni quando, nel 1941, il suo villaggio venne occupato dall’esercito nazista e, nonostante la sua giovane età, prese parte attivamente alla resistenza.

In foto: lo Sputink 1

Finita la guerra il giovane Jurij riprese il percorso di studi ed era anche molto bravo: nel 1951 si diplomò alla scuola tecnica di Saratov. Terminati gli studi prese una decisione che gli cambierà il corso della sua vita: si iscrisse, nel 1955, a una scuola di volo. La passione del volo si impadronì del suo animo tant’è che decise di diventare un pilota ingegnere così da poter lavorare sui prototipi di ultima generazione. Ma la storia stava per riservare al giovane Gagarin un posto in prima fila! Nel 1957 iniziò formalmente l’era spaziale e qui, in piena Guerra Fredda, l’antagonismo USA-URSS si fece ancor più serrata.

In foto: la cagnolina Laika

Due anni prima, il presidente statunitense Dwight Eisenhower, aveva dichiarato che nel giro di due anni gli USA avrebbero mandato in orbita il primo satellite spaziale: purtroppo, per gli USA, le cose non andarono proprio come le voleva il presidente. Il 4 ottobre del 1957 alle ore 23 (ora di Mosca) circa, radio Mosca annunciò che il primo satellite, di nome Sputink (tradotto dal russo “compagno di viaggio) era in orbita (e resterà in orbita per 92 giorni). Ovviamente la sfida spaziale con gli USA non era finita! Un mese dopo, il 3 novembre, venne lanciato il primo essere vivente nello spazio, la celebre cagnolina Laika

Per gli Stati Uniti fu un colpo assai duro da incassare! Compresero che il loro programma spaziale era assai indietro con quello dell’Unione Sovietica e decisero, in tutti i modi, di recuperare terreno. Ma le cose fatte con la furia mal riescono: il 6 dicembre del 1957 il razzo statunitense Vanguard che esplose a pochi metri da terra. Ovviamente il governo sovietico, per dare ulteriormente scacco al governo statunitense, progettò di mandare il primo uomo nello spazio. Da una selezione di 2.200 candidati il responsabile spaziale sovietico Sergei Korolev scelse proprio Gagarin.

Il giorno scelto per il primo volo nello spazio fu il 12 aprile. Alle 8.51 il razzo si leva da terra, al razzo Vostok occorrono solo nove minuti per entrare nell’orbita terrestre. Dentro la navicella Gagarin trasmette a terra: “Il cielo è molto nero, la Terra azzurra. Vedo tutto molto chiaramente”. Il volo di Gagarin dura 108 minuti. Durante il rientro la navetta ebbe qualche problema, ma nonostante ciò, Gagarin riuscì ad atterrare in Siberia. Da quel momento il cosmonauta divenne una delle personalità più importanti dell’Unione Sovietica: venne ricoperto di onori in patria e non solo.

In foto: la Prima Pagina del quotidiano “Il Corriere della Sera” on il rietro di Juri Gagarin

La notorietà non fu un ostacolo per Gagarin e non perse la sua passione per il volo. Passione che mantenne viva fino a quel tragico 27 marzo del 1968 quando il MIG che pilotava Gagarin si schiantò a terra provocando la morte del cosmonauta.  Le autorità sovietiche parlarono di incidente, ma non a tutti sembra una versione poco credibile. E ci piacerebbe concludere questa storia con una frase proprio di Jurij Gagarin che dice: “Da quassù la Terra è Bellissima, senza frontiere né confini”.

Un Abbraccio Storico

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