Un Cioccolatino Storico. Magliano dei Marsi, 13 gennaio 1915: storie di morte, di sopravvivenza e di meraviglia

MAGLIANO DEI MARSI- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti in questo nostra edizione speciale del cioccolatino storico. In occasione del 13 gennaio giorno del 106° anniversario del terribile terremoto che colpì la Marsica, ci piacerebbe raccontarvi tre vicende umane legate proprio a questa tragedia. Sono storie che provengono da Magliano dei Marsi proprio dalle voci dei parenti ma anche dalle fonti storico-archivistiche che ci permettono di ricreare quelle situazioni così atroci che vissero i nostri nonni. La prima storia parlerà della vicenda, fortunatamente a lieto fine, vissuta dal giudice Pietro d’Alessandro-Tavani, la seconda storia parlerà del noto pittore maglianese Vincenzo Cianciarelli morto nella tragedia e infine la terza storia parlerà di Rosario Gentile e del Campanile. Iniziamo questo nostro viaggio tra le pagine della nostra storia.

In foto: Magliano dei Marsi prima del terremoto del 13 gennaio 1915. L’odierno Piazzale Berardino Amiconi
(Foto Concessa dall’archivio D’Alessandro-Tavani-Aloysi)

Pietro d’Alessandro-Tavani aveva 31 anni ed era giudice presso il tribunale di Avezzano: lui viveva tra l’attuale Largo San Rocco e Via Petronilla Paolini in una confortante casa posta al centro del paese. La mattina del 13 gennaio del 1915 si era svegliato di buon ora, pronto per una nuova giornata lavorativa. Pietro aveva il vizio del fumo, e non disdegnava una sigaretta di prima mattina: ma sua madre odiava che si fumasse all’interno dell’abitazione. Decise di fumare fuori dalla finestra e proprio in quel momento, erano le 7;52, si scatenò l’inferno. L’avvocato crollò insieme alla sua prestigiosa abitazione e si ritrovò sepolto fino a metà corpo dalle macerie ed una trave del tetto. Era miracolosamente vivo. Non riuscì però a capire cosa fosse successo, ciò che rimaneva del paese era avvolto da una grande nube di polvere: quando sentì le urla, i pianti e la disperazione dei suoi concittadini capì benissimo la portata della tragedia. Passarono le ore e la nube si diradò e da un foro tra le macerie riuscì a scrutare una figura a lui conosciuta: tale Antonio Di Benedetto, detto “Glio Patreterno”. “Antò, Antò.. aiutame a uscì” urlò Pietro che non poteva muoversi vista la situazione. Antonio si fermò e riconosciuta la sua voce esclamò: “Oh, avvocà ecco sta!” e dopo aver assicurato che la sua famiglia, che viveva nella zona orma scomparsa detta Cauto lo andò a salvare. Pietro sopravvisse al sisma e più in la divenne anche sindaco della rinascente Magliano: un grande sindaco che si oppose anche al nascente regime fascista.

In foto: ciò che resta della chiesa di San Rocco. Oggi li sorge il Sagrario dei Caduti
(foto Collezione Giuseppe Di Girolamo)

La seconda storia di cui ci piacerebbe raccontarvi parlerà della sfortunata avventura del celebre pittore maglianese Vincenzo Ciaciciarelli. Il pittore Maglianese nacque il 17 marzo (anche se alcuni scrivono il 19) del 1846 da Giovanni e Domenica Di Clemente. Assorbì i primi rudimenti d’arte da suo padre anche egli artista: la sua vocazione artistica venne incrementata dalle notizie dei successi londinesi del noto pittore Maglianese Berardo Amiconi. Studiò presso il Regio Istituto di Belle Arti di Napoli, e qui si comportò molto bene. Anzi, nell’anno scolastico 1870-1871 si classificò primo in un concorso interno. Divenuto un provato artista partecipò nel 1888 ad un concorso di pittura “Abruzzo e Molise” a L’Aquila in occasione della presentazione del Palazzo delle Esposizioni. Venne premiato alla presenza del Re Umberto I. La sua fama da lì, grazie al suo estro creativo che unì la bellezza della campagna maglianese, la sacralità e la bellezza umana aumentò. Finché la sorte decise diversamente.. Quella mattina del 13 gennaio del 1915 Vincenzo restò sepolto sotto le macerie della sua abitazione in centro a Magliano dei Marsi. Nonostante ciò, molto anni dopo nei pressi della chiesa di Santa Lucia gli venne dedicato il belvedere.

In foto: L’odierno belvedere Vincenzo Cianciarelli

La terza ed ultima storia ci porterà nei giorni successivi alla tragedia. Faceva freddo a Magliano dei Marsi e tra i sopravvissuti regnava lo sconforto e la paura. Tra questi sopravvissuti c’era un tale, di nome Rosario Gentile, era molto il la con l’età ma era molto conosciuto in paese: era colui che, insieme ad altre maestranze, intorno al 1890, edificò il maestoso campanile della chiesa di Santa Lucia in Magliano dei Marsi. Un giorno decise di “sgranchirsi le cosse” (come si dice a Magliano) facendosi una passeggiata su ciò che rimaneva del paese. Immaginatevi la scena, questo povero anziano, con il bastone che camminava tra macerie e neve, incurante della sua vita e del suo destino. Ad un certo punto si fermò alzò lo sguardo verso il cielo in direzione della sua opera e disse, molto compiaciuto, questa frase che entrata di diritto tra le citazioni più famose di Magliano: “C’è potuto dà ‘na scettecàta..ma loco sta!”.

In foto: la devastazione di Magliano dei Marsi
(Foto Concessa dall’archivio D’Alessandro-Tavani-Aloysi)

E ci piace concludere questo nostro Cioccolatino Storico con una frase di Søren Kierkegaard che ci sprona nel ricordare coloro che sono morti in questa tragedia. La frase dice cosi:”Vivere nel ricordo è il modo più compiuto di vita; il ricordo sazia più di tutta la realtà, e ha una certezza che nessuna realtà possiede. Un fatto della vita che sia ricordato, è già entrato nell’eternità, e non ha più alcun interesse temporale”.

In foto: particolare di famiglia, con lo sfondo della chiesa di Santa Lucia distrutta
(Foto Concessa dall’archivio D’Alessandro-Tavani-Aloysi)

Un Abbraccio Storico.

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