Un Cioccolatino Storico. “Morte del cardinale buono”, storia degli ultimi momenti di vita di Berardo santo patrono della Marsica

PESCINA- Carissimi lettori benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Oggi 3 novembre nella Diocesi dei Marsi si celebra la festa di San Berardo vescovo che, insieme a Santa Sabina, sono i santi protettori della diocesi e per celebrare tale evento ci piacerebbe raccontarvi un lato della vita di Berardo poco conosciuto, ovvero quello legato ai suoi ultimi giorni di vita.
“Fu nel momento della rottura che sentii quanto fossi legato a Cristo in tutte le fibre dell’essere” questa stupenda citazione di Ignazio Silone, tratta dal libro “Uscita di Sicurezza” ci può ben accompagnare nel cuore della storia che oggi vi racconteremo.

Tutto ebbe inizio in quel 29 agosto del 1130; il vescovo Berardo stava celebrando la festa di Santa Sabina all’interno dell’omonima cattedrale sita in San Benedetto dei Marsi e disse ai suoi fedeli che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe celebrato Messa. Sentiva fortemente i colpi della malattia che stava segnando il suo fisico, nonostante ciò non si perse d’animo e proseguì la cura del gregge che gli fu affidato.
Ma le cose andarono peggiorando: l’8 settembre, mentre si trovava a Celano, Berardo fu colpito da forti dolori addominali. I Celanesi gli offrirono tutte le cure possibili, ma la malattia era assai grave: il vescovo allora capì che al libro della sua vita mancavano ormai poche righe alla fine e decise di tornare nella sua amata San Benedetto.
Un grande sacerdote e studioso della Diocesi dei Marsi, don Vincenzo Amendola nel suo libro su Berardo scrisse così: “Egli (Berardo) rivolse ai suoi sacerdoti un’ultima esortazione, che è valida ancora oggi per tutti: «Fratelli miei, mia gloria e mio onore, dopo il Signore e i suoi Santi, speranza e premio della mia anima, vi prego e vi esorto, per tutto quello che vi debbo, e vi ammonisco a conservare fra voi la Carità, che è la virtù più grande. Vivete d’accordo ed uniti nella fede, nella speranza, nell’umiltà, nella pietà, nella pazienza, nella comprensione, nella castità, nella sobrietà. Fuggite i vizi, di cui la radice di ogni male è la superbia, con l’umiltà soffocatela ed estirpatela. Contrapponete la devozione alla bestemmia, l’accordo al disaccordo, la pazienza all’irascibilità. Disponete le vostre cose contro l’avarizia, la castità alla lussuria, siete sobri piuttosto che ingordi. Superate i difetti con la preghiera, la mortificazione, siate vigili ed aiutate gli altri. Cercate di essere ammirati per il vostro comportamento, non per i vestiti o altre futili vanità. Cercate piacere in Dio, restate fedeli alla vita in comune, andate d’accordo in chiesa… E’ meglio aver bisogno che possedere il superfluo, è necessaria più la santità che la vanità. Non date scandalo, né meravigli. Se è nato fra voi qualche motivo di disaccordo, non fate tramontare il sole sulla vostra ira, fate tramontare l’armonia in giornata. Non alimentate l’odio, non trasformate la pagliuzza in trave che è causa di danno alle anime».

Non trovare che queste parole sono di una strepitosa attualità? Comunque, erano le 15 circa del 3 novembre del 1130 quando Berardo, servo fedele di Cristo, morì all’età di 51 anni. Da ogni parte della Marsica vennero ad omaggiare il cardinale buono.
Il corpo di Berardo venne tumulato all’interno della Cattedrale di Santa Sabina (San Benedetto dei Marsi) a destra dell’altare: purtroppo, nel 1361 il corpo del Santo venne traslato a Pescina perché le acque del Lago Fucino avevano sommerso parte del centro abitato di San Benedetto dei Marsi. Attualmente le spoglie di Berardo riposano all’interno della Concattedrale di Pescina: vicinissime alle spoglie mortali di un altro grande marsicano, Ignazio Silone e chissà cosa si dicono quei due. Un Abbraccio Storico