Un Cioccolatino Storico. Storia di un San Valentino un pochino particolare, tra tradizioni popolari, storie d’amore e.. celebri dolcezze  

AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al secondo appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Oggi è San Valentino, la festa degli innamorati! Evvai, W l’Amore, Cioccolatini, fiori, volemose bene etc etc. ALT! Ok, l’amore è bello in ogni forma e in ogni stagione dell’anno! Ci piacerebbe condividere con voi alcune tradizioni, storie e dolcezze legate alla figura del Vescovo di Terni. Dai, iniziamo.

In foto: La ricreazione del volto di San Valentino

Iniziamo da Gennaro Finamore.

Nel suo celebre testo dal titolo “Credenze, usi e costumi abruzzesi” dedica un breve paragrafo sul culto di San Valentino in Abruzzo. Leggete bene, c’è anche un luogo della Marsica:

“San Valentino è da Ritenersi padrone de’ venti; e nella trebbiatura è in vocato per far soffiare il vento necessario «pe’ ffa’ candéro» (San Pelino di Avezzano). Più comunemente, per avere il vanto necessario a spulare il grano, s’invoca San Pietro. In Castiglione a Casauria, si rivolgono a Santa Veronica”.

In foto: Vetrata raffigurante San Valentino che benedice l’unione di due giovani (molto probabilmente Serapia e Sabino)

Proseguiamo con Antonio De Nino.

Visto considerato che oggi, vuoi non vuoi, l’amore è protagonista ci piacerebbe condividere con voi una storia d’amore scritta in “Usi Abruzzesi” dal titolo “La Foglia d’Amore”:

Se mi capita, io non faccio passar mai inosservati per mio conto due o tre o quattro visi di giovanette aggruppate e quasi ravvolte in un’atmosfera d’innocente segreto. Ma il loro segreto è proprio un segreto? No, per lo più: tutti sanno dove cascano i loro discorsi. Guardatele: direi che si toccano nel naso; e ciascuna si studia di leggere negli occhi dell’altra. Nei loro visi vedrete il moto convulso della gelosia repressa, l’aggrottato sopracciglio di un passeggiero sconforto, l’immediato se reno della speranza, il sorriso placidissimo della sicurezza d’amore.

In foto: la classica lettera valentina

E poniamo pure che quelle giovanette siano della più elevata condizione: il cuore umano è sempre lo stesso. Anche le villanelle che s’incontrano in campagna, o col fascio dell’erba in testa, o con la pecora vicina o con le spighe in mano, non parlano che di amore. E, quando da un tasto all’altro, sempre armonici, si giunge al tasto stonato; quando, dico, si giunge a una chiesa! Esaurita la logica dei probabili, si entra nell’arte facile e credenzona degli augurii. Le villanelle colgono certe foglie vescicatorie*, nudano il braccio e ve le imprimono, dicendo:

«Amor, se me vo’ ben famme ‘na rosa; Se no famme ’na piaga vermenosa».

La foglia si lascia stare. Se, dopo qualche tempo, ha arrossita la pelle, al mesto chi sa! Si sostituisce l’allegro “non dubito più del mio amore”.

– Illusioni! – Ma, tolte le illusioni, dov’è più la poesia della vita?”.

[*Non so il nome botanico. Nella Marsica la chiamano pianta dei lampáczori].


Concludiamo con un buon “Bacio Perugina

In foto: La prima locandina del Bacio Perugina

E qui noi di Espressione24 vi chiediamo: “Ma la storia di questo gustoso cioccolatino la conoscete?” se la risposta è negativa seguiteci, anche se il verdetto è positivo, riscoprire la storia fa sempre bene. Siamo nel 1922 a Perugia quando l’imprenditrice Luisa Spagnoli elaborò, da un lampo di genio, un particolare cioccolatino al cui interno vi erano frammenti di nocciola e con una nocciola intera alla sommità: né venne fuori un cioccolatino davvero strano, dalla forma irregolare. E proprio la nocciola che spuntava alla sommità dette il primo nome al dolce in questione, “Cazzotto”.

In foto: Luisa Spagnoli

Siccome il nome poco convinceva il consumatore, Giovanni Buitoni (che all’epoca era amministratore della Perugina) convinse Luisa Spagnoli nel trovare un nuovo nome per tale cioccolatino. Venne individuato un nome più adatto, ovvero il “Bacio Perugina”: tale dolce, intorno agli anni trenta, venne arricchito da piccoli cartigli con frasi d’amore anche se inizialmente – diversamente da oggi – non furono affatto ritenuti romantici.

E ci piacerebbe concludere questo nostro racconto con una frase del grande Italo Calvino che dice:

“Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così”.

Ricordatevi, All you need is love

Un abbraccio storico