Un Cioccolatino Storico. Storia di una prelibatezza abruzzese: i Fiadoni

MAGLIANO DEI MARSI- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti in questo nostro nuovo cioccolatino storico. Visto considerato che siamo ufficialmente entrati nella Settimana Santa la storia che oggi ci piacerebbe raccontavi ci parlerà di uno dei piatti tradizionali della cultura enogastronomica abruzzese: no, non sto parlando degli Arrosticini ma bensì dei “Fiadoni” oppure “Fìauni” in gergo tradizionale.

Questo snack salato, che tra l’altro è anche molto buono, lo possiamo trovare nelle tavole abruzzesi nel periodo pasquale e fanno da contorno anche ai diversi piatti della tradizione pasquale abruzzese. Ma com’è nato il Fiadone? Siamo in pieno rinascimento quando nella stupenda città di Ferrara, all’epoca governata dai potenti D’Este, operava Cristoforo di Messisbugo un cuoco molto famoso dell’epoca, autore anche di parecchi libri di cucina. Fu proprio lui che ideò un primo abbozzo di Fiadone in terra Emiliana.

In foto: il cuoco letterato Cristoforo di Messisbugo

Tale ricetta arrivò in Abruzzo, molto probabilmente per via del commercio dello zafferano (quello di Navelli e quello di Magliano dei Marsi erano i migliori) e qui si perfezionò anche grazie all’aggiunta di ingredienti locali come il pecorino. Per chi non è abruzzese, guardano il Fiadone, sembrerà di stare a guardare un raviolo rigonfio: infatti, l’origine de nome è proprio una parola tedesca “fiaden” ovvero cosa gonfia. Però la nostra storia non si conclude qui, il Fiadone lo ritroviamo anche nella terra di Napoleone Bonaparte ovvero la Corsica. E qui ci può sorgere una domanda maliziosa: “Che siano stati i francesi nel portarlo in Abruzzo?” Chi sia stato non importa, la cosa fondamentale che “i fiauni so sempre bboni”.

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