Un Cioccolatino Storico. Tra Corrado IV di Svevia e Giovanni Capoccio quando l’Abruzzo e la Marsica incontra la città di Andria (speciale ordinazione mons. Giovanni Massaro nuovo vescovo dei Marsi)

ANDRIA- Carissimi lettori un caloroso benvenuto al settimanale appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Tra qualche ora presso lo stupendo Duomo di Andria verrà ordinato il nuovo vescovo dei Marsi, mons. Giovanni Massaro, e per onorare questo grande evento per la Marsica ci piacerebbe raccontarvi due storie che legano l’Abruzzo (e la Marsica) alla città pugliese. La prima storia parlerà di Corrado IV colui che fondò la città di Aquila e la seconda è inerente ad uno dei protagonisti della celebre “Disfida di Barletta” ovvero il tagliacozzano Giovanni Capocio. Iniziamo questo nostro viaggio e non è una metafora visto che siamo davvero in viaggio verso Andria.

Corrado IV di Svevia

Corrado IV nacque il 25 aprile del 1228 dal grande Federico II di Svevia e dalla giovanissima Jolanda di Brienne che morirà sedici giorni dopo il parto. Bisogna dire che Federico II si legò molto a Corrado vedendo in lui il suo naturale erede al trono nonostante ciò l’imperatore non riuscì nell’impresa di impartirgli una educazione degna di un sovrano modello. Una condizione che fu alimentata, se così la si può definire, con il contatto e soprattutto il confronto con i suoi fratellastri che, rispetto a lui, mostravano quel coraggio e quelle caratteristiche peculiari dei giovani cavalieri medievali (amore per la poesia, arti cavalleresche, voglia di affermassi etc). Con Corrado suo padre non fu affatto severo, alla faccia di suo fratello Enrico che fu vittima proprio di una violenta repressione a seguito di una rivolta. Ma qualcosa cambiò il 13 dicembre del 1250: Corrado venne avvisato da Manfredi (suo fratellastro) della morte di Federico II. La notizia lo sconvolse profondamente: Federico era per lui un punto di riferimento e Corrado era certo di non sentirsi all’altezza di sostituire un sovrano grande come suo padre.

Andria in una riproduzione di Giovan Battista Pacichelli (XVII secolo)

Nei mesi successivi Corrado entrò in forte competizione con Guglielmo d’Olanda per la successione al trono imperiale, ma nessuno dei due venne eletto a tale carica. Quindi, deluso dal fatto in questione, nel gennaio del 1251 scese in Puglia e allontanò il suo fratellastro Manfredi e quindi si fece incoronare re di Sicilia. La sua presenza in Italia fu assai predominante, anche dal punto di vista politico! Oltre nel riconquistare le città di Napoli e Capua inasprì il suo rapporto con papa Innocenzo IV che lo scomunicò più volte. Però, a dispetto di suo padre, Corrado non amava la Puglia o meglio, non amava il suo clima che non gli giovava affatto.

Pianta dell’Aquila prima del terremoto del 1703

Il 20 maggio del 1254 l’imperatore Corrado IV promulgò il Privilegium concessum de constructione Aquilae (“Privilegio promulgato per la costruzione di Aquila”) nella quale si sancisce la fondazione della città di Aquila. Il giorno seguente, il 21 maggio colpito da una violenta febbre intestinale (i più maliziosi pensano che sia frutto di un avvelenamento come fu per il nonno Enrico IV) Corrado IV morirà a Lavello (in provincia di Potenza, Basilicata) lasciando il regno al giovane figlio Corradino di cui noi marsicani conosciamo molto bene il suo triste destino.

Tagliacozzo, targa in onore di Giovanni Capoccio

Molto più nazionalistica è la vicenda legata alla “Disfida di Barletta”: in questo caso 13 cavalieri italiani (tra cui il nostro Giovanni Capoccio) sfidarono 13 cavalieri francesi il 13 febbraio del 1503 nell’Agro di Trani per mere questioni d’onore. Giovanni Capoccio nativo di Tagliacozzo (la famiglia, romana d’origine, la menziona il Corsignani nella sua Reggia Marsicana) “il più forte campione italico dopo il Fieramosca” partecipò attivamente alla disfida e prima di affrontare il nemico francese lui stesso, insieme agli altri 12 cavalieri italiani si recarono nella vicina città di Andria. All’interno del Duomo, nel Cappellone di San Riccardo giurarono, il giorno stesso della disfida, “vita o morte”: ovviamente sappiamo com’è andata a finire! Una vittoria degna dei Mondiali del 2006. In fin dei conti, e usando l’ironia che di sti tempi non fa mai male, è sempre bello battere i francesi.

Epitaffio in ricordo del luogo ove si svolse la Disfida di Barletta

Un Abbraccio Storico

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