Un Conclave rapido, rapidissimo, quasi sprint. Perché? Ecco la nostra versione assai poco spirituale, ma molto… materiale

L’elezione del Sommo Pontefice è stata alquanto rapida: una giornata e i cardinali si sono tolti il peso dallo stomaco. Come mai tanta decisa rapidità? Ve lo spiego io: per una questione logistica.
Chi crede che vivere durante il conclave per i cardinali elettori sia una delizia sbaglia di grosso. La vita nel conclave è irta di scomodità che iniziano nelle nelle stanze della residenza Santa Marta, fatta costruire da Giovanni Paolo II per ospitare i cardinali elettori durante i giorni di votazioni nella Cappella Sistina.
I santi padri sono chiamati ad un alto compito e per questo li attende una esistenza morigerata, quasi spartana, in camere austere, con pasti semplici, uguali per tutti, privi del tocco di grandi chef.
Cornetto o maritozzo al mattino assieme al cappuccino? Manco per niente. I cibi sono cucinati sotto la supervisione delle suore Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli e le suore sono rigide per antonomasia. I cardinali devono anche recarsi due volte al giorno nell’aula Paolo VI per le congregazioni generali e partecipare alle messe dei novendiali a San Pietro.
TUTTO QUELLO CHE VOLEVATE SAPERE SULLA DOMUS SANCTAE MARTHAE (ma non avete mai avuto il coraggio di chiedere)

I porporati sono tutti ospitati presso la residenza Santa Marta, facevo cenno in precedenza. Il nome della residenza è mutuato dalla chiesa e dalla casa adiacente originariamente un piccolo ospedale che risale al 1538.
Mai nome fu così appropriato. Santa Marta era la donna che insieme alla sorella Maria a Betania, vicino a Gerusalemme, accolse nella sua casa il Signore Gesù ed era la sorella di Lazzaro. Il suo nome significa “signora”. È protettrice di casalinghe, domestiche, albergatori, osti e cuochi. I primi a dedicarle una celebrazione liturgica furono i francescani nel 1262. Detto questo rimane un fatto: quando si tratta di sgobbare, spicciare, lavare i piatti e cucinare tocca sempre alle donne. Manco un fraticello in cucina o a lavare per terra: sempre e solo suore, donne.
TOCCA SEMPRE ALLE DONNE!
Non voglio fare il femminista d’accatto, ma con tanti concilii che si sono tenuti mai una voce ad elevare il rango della suora da serva a “cardinala”, a “vescova” eppure nelle missioni ci vanno, eccome. Insomma: “vai lì a santa Marta e sgobba!”. Ma vi pare religiosamente giusto?
Tornando alla Residenza, nel 1996 divenne una sorta di albergo e Giovanni Paolo II, con la Costituzione apostolica “Universi dominici gregis“, decise di destinarla a una sorta di foresteria per i cardinali durante il Conclave.
Arrivati i cardinali belli e allegri per il conclave, la prima cosa che devono fare è quella di tirare a sorte le stanze cosa che per un italiano è quasi un sacrilegio.
Viene a mancare il: “Me la dia d’angolo!“, “Io la voglio in alto perchè non respiro“, “Datemela separata da tutti perchè odio i rumori e se non riposo voto male!”, “Vicino all’ascensore perchè non posso camminare, anzi no, lontano perchè c’è passaggio“, “il balconcino, il balconcino…!” sapete quello che intendo.
Oddio qualcuno, dopo l’estrazione ha anche detto: “che fai a cambio?” e giù i motivi sopra elencati… .
Questa santa locanda è un edificio moderno che ospita anche cardinali e vescovi in visita. Al piano terra, infatti, una hall con reception accoglie gli ospiti. Dispone di 105 suite (ognuna con studio e camera da letto), 26 stanze singole e un appartamento di rappresentanza.

Al piano terra si trova la cappella principale, “la Cappella dello Spirito Santo”, a forma triangolare, e quattro cappelle private, situate alla fine dei corridoi del terzo e quinto piano di ciascuna delle due ali dell’edificio.
QUANTO COSTA?
Costi popolari: normalmente, per il soggiorno alla Casa Santa Marta si spende poco rispetto agli standard vaticani: si parla di circa 20-30 euro a notte per religiosi e ospiti istituzionali e ci sarà un perchè cosa che vedremo in seguito… .
Attenzione: durante il Conclave, le spese di vitto e alloggio per i cardinali elettori, sono coperte direttamente dalla Santa Sede.

La camera 201, al secondo piano della Casa Santa Marta, è tradizionalmente riservata al Pontefice eletto nei giorni successivi al Conclave. Papa Francesco scelse di vivere qui stabilmente dal 2013, rifiutando gli appartamenti papali ufficiali in favore di uno stile di vita più semplice ma soprattutto lontano dal via vai del Vaticano, da tutti coloro che potevano buttare un occhio indiscreto tra le sue cose e lontano dal posto dove sono morti, più o meno normalmente, troppi papi.
La residenza è stata un ospizio per religiosi e anche per i poveri del quartiere. Durante la Seconda guerra mondiale ospitò gli ambasciatori presso la Santa Sede dei Paesi che avevano rotto le relazioni diplomatiche con il governo di Mussolini.
Santa Marta è quindi, un albergo ma come vedremo in seguito sembra più un convitto FIAT. Durante il Conclave il luogo è riservato ai soli cardinali elettori.

Prima che Papa Francesco decidesse di abitarci, ospitava una manciata di residenti che ci vivacchiavano a tempo pieno, oltre a ospiti clericali e laici che partecipavano a conferenze ed eventi vaticani. Arrivato lui, pronunciò la storica frase: “Extra Omnes” e rimase come unico inquilino.
LA DIETA
Qui cominciamo ad intravedere i motivi di tanta fretta elettorale. Se conclave significa clausura è anche severità su quanto è ingurgitato dai cardinali, questo per evitare malesseri e indisposizioni durante i lavori.
Le suorine della Casa di Santa Marta non scherzano mica e poi, diciamocelo in un orecchio, visto che il conclave è riservato solo agli uomini che questi soffrano un po’!
“ADDIO MONTI SORGENTI DALL’ACQUE…”
Faccio una premessa. Gli abitanti di Borgo Pio, il quartiere appoggiato, praticamente, a San Pietro, hanno visto in questi giorni un sacco di signori di tutte le parti del mondo con una croce appesa sul petto, andare all’arrembaggio dei tanti ristorantini della zona.
Quei tizi erano i cardinali elettori i quali, consci di quanto li attendeva in termini gastronomici, si sfogavano rimpinzandosi delle tante leccornie messe a disposizione dai ristoratori locali. Per pranzi e cene, i cardinali italiani sono stati avvistati presso La Rustichella, all’angolo di via Emo, oppure da Marcantonio, a Borgo Pio, noto soprattutto per la sua carbonara.
Quasi come i pastori descritti del Vate d’Italia prima di andare a Santa Marta:“
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natía
rimanga ne’ cuori esuli a conforto”
Per la verità non è che proprio hanno bevuto l’acqua natía, ma soddisfatto il loro palato in modo da ricordare il gusto delle cose buone e andare a pancia piena, quello si.
Volete sapere cosa mangiano? Il menù del Conclave si ispira a un semplice principio: fornire energia senza appesantire. Lo scopo è quello di garantire un’alimentazione rigorosa e bilanciata, capace di sostenere un corpo e una mente impegnati in un compito difficile, nel pieno rispetto delle intolleranze e delle patologie, come il diabete abbastanza comune tra i giovanotti dell’età dei 133 cardinali presenti.
IL NUTRIZIONISTA: UNA FIGURA DA MALEDIRE

Il nutrizionista per eccellenza, Giorgio Calabrese, una autorità mondiale, ha stabilito le linee guida sull’alimentazione dei poveri prelati che si confronteranno con un menù sobrio, ricco di verdure e carboidrati. Ma passiamo la parola a questo importante affamatore:
”Una condizione molto stanziale con molta tensione e poco movimento consiglia di limitare i cibi che possono essere ricchi di grassi e che creano più accumulo di quello che dovrebbero a causa dello scarso movimento. L’ideale è quindi optare per cibi simil liquidi e alternare centrifugati ed estratti ricchi di frutta e verdura in modo tale da incamerare molti minerali, molte vitamine poche calorie e niente grassi. Nello specifico è consigliato il consumo di “carboidrati a pranzo, cena e colazione con latte parzialmente scremato, e con prodotti tipo pane tostato o fette biscottate con un po’ di miele e marmellata perché permette loro di avere subito una reattività emotiva che sia ben compensata senza andare in chetosi’. Sì alla frutta fresca e verdure di stagione eccetto gli asparagi”. Il nutrizionista prosegue:
”I cardinali del nord Europa forse preferirebbero bacon e uova ma questi alimenti non sono ideali in questa fase perché sovraccaricano molto il cervello. In questa fase servirà di più una dieta carboidratica”.
ALLA FINE COSA MANGIANO? (Male)

Niente maritozzi con la panna, carbonara o abbacchio a scottadito. Al loro posto una colazioncina leggera a base di tè o caffè, pane tostato o fette biscottate accompagnate da marmellata o miele.
A pranzo si può fare il pieno con una mangiata da… RSA. Piatti semplici ma nutrienti. Pasta o riso con sughetti leggeri, carne bianca, pescetto al forno, verdurine di stagione colte negli orti vaticani, insalatine e frutta fresca. Questo il pasto principale, composto da cibi non elaborati ma ricchi di vitamine e sali minerali.
La cena sarà, invece, più frugale (non oso pensarci), per favorire il riposo notturno (me li innagino dare la testa al muro dalla fame…). Manco a dirlo sono vietati i superalcolici eccetto un bicchiere di vino, ammesso nelle giuste quantità.
NO AGLI ASPARAGI

Alcuni cibi sono vietati come asparagi, ravioli e pollo e c’è un motivo.
Gli asparagi, ad esempio, benché nutrienti e tipici della cucina romana, sono esclusi dai menu del conclave per due motivi principali.
Il primo è il loro effetto diuretico:, i prelati rischierebbero di fare avanti e indietro verso l bagno costringendoli a frequenti interruzioni durante le lunghe sessioni di voto (la prostata dove la mettete?). Pause troppo frequenti potrebbero creare opportunità per scambi illeciti. Il secondo motivo è l’odore caratteristico che gli asparagi conferiscono alle urine.
Ci crederete? Questa cosa sgradevole in spazi chiusi e condivisi pare contrasti con l’atmosfera di compostezza e sobrietà richiesta durante le votazioni.
“Eminenza ha magiato asparagi eh?“
“come fai a saperlo?“
“Eh si sente, si sente…“
MORTE AI RAVIOLI!

I ravioli, simbolo della cucina italiana, sono invece banditi per motivi di sicurezza perchè nei loro ripieni potrebbero celarsi veleni o essere occultati messaggi.
Durante un conclave nella metà del XVI secolo circolò il sospetto che un cardinale avesse ricevuto un biglietto nascosto in un tortello. I ravioli sono considerati anche potenzialmente indigesti a causa dei ripieni, che potrebbero causare la classica “botta di sonno” durante la votazione.
VADE RETRO POLLO!

Il pollo non è formalmente vietato (a meno che sia ripieno ovviamente). Deve essere servito disossato, perchè le ossa potrebbero rappresentare rischio di soffocamento o usate come armi improvvisate.
Il povero pollo, Inoltre, deve essere rigorosamente cotto per eliminare rischi batterici come la salmonella, mentre preparazioni con salse complesse o sangue (come il pollo alla cacciatora) sono escluse.
In una allucinazione causata dalla fame, un prelato vide staccarsi Adamo dal soffitto della Sistina e porgergli un pomo al che il sant’uomo rifiutò dicendo: “son mica un cannibale!” (era un pomo d’Adamo?).
Tempi grami, dunque, seppur migliori di quelli del Conclave di Viterbo dove i cardinali si nutrivano di pane e acqua. Una volta eletto il nuovo papa, a conclave terminato, però, i cardinali ci danno dentro e sciamano per trattorie romane, mangiando e bevendo, finalmente, quel che cavolo gli pare!
DOVE DORMONO?

Naturalmente i nostri prelati non dormono per terra dentro alla Cappella Sistina ma nemmeno su sette cuscini.
Le camere della Domus Sanctae Marthae riflettono la sobrietà richiesta dalla funzione ecclesiastica.
Volete sapere come sono fatte? Bene, in generale, ogni stanza comprende:
Camera da letto: un letto singolo, un armadio, un cassettone e uno o due comodini, su pavimenti in parquet scuro o mattonelle semplici.

Studio o salottino: scrivania in legno, poltrona, due sedie, una libreria o credenza. Sulle pareti, decorazioni religiose minimaliste come crocifissi o immagini della Madonna.
Bagno privato: essenziale, con doccia, lavabo e wc (non è dato sapere se c’è il bidet). Tutte le camere dispongono di climatizzazione, (almeno questo).
L’atmosfera è volutamente austera: arredi in legno, colori neutri e dettagli religiosi discreti. Nella suite di Papa Francesco, ad esempio, erano presenti solo l’essenziale: una lampada da lettura, una sedia, un crocifisso.
Ora siamo onesti: pensate che questi poveri cristi dopo essersi genuflessi per ore, ascoltato inni e litanie fino allo sfinimento e avere fatto la fila per votare più e più volte, potessero andare avanti per molto mangiando robetta da ospedale, pasteggiando prevalentemente ad acqua e dormendo male? Certo che no, per cui ecco là tanta fretta elettorale. Mi pare di sentirli: “Ce mettemo uno americano così cor fatto der novo monno stamo apposto e nisuno dice gnente e poi è un cervellone: je damo ‘sti ‘du voti e se n’annamo a magnà!“
“Habemus papam et etiam amatricianam”
Un saluto
LEO VITO