“Un uomo dabbene” e “Suoni dal Molise. Terra di campane e di zampogne”: presentazione a Roma di due libri che parlano di fierezza e di voci antiche

“UN UOMO DABBENE” di Gioconda Marinelli, con prefazione di Dacia Maraini, per le Edizioni Marlin, il più tenero e affettuoso riconoscimento, che celebra contemporaneamente l’orgoglio e il vanto di appartenere ad una famiglia celebre;

l’altro, “SUONI DAL MOLISE. TERRA DI CAMPANE E DI ZAMPOGNE” di Gioconda Marinelli e Maria Stella Rossi per Homo Scrivens, che racconta di suoni antichi che parlano al cuore.

Entrambi i libri danno ragione di una piccola terra come il Molise, che ha dato natali a uomini che hanno compiuto grandi imprese, giunte in quasi tutti gli angoli della Terra.

I due libri saranno presentati a Roma, nella sede della Regione Molise in via del Pozzetto 117, mercoledì 15 marzo, dalle ore 17,30.

Presenti le autrici, l’introduzione sarà a cura del giornalista Giampiero Castellotti. Quindi interverranno la scrittrice Dacia Maraini, il manager Vito Alfonso Gamberale, i fonditori Armando e Pasquale Marinelli e il maestro zampognista Piero Ricci.

In collaborazione con “Forche Caudine”, lo storico circolo dell’emigrazione molisana.

Il suono delle campane accompagna da sempre la vita degli italiani e non solo; suonano per ricordare la celebrazione della S. Messa, suonano nelle liturgie e nelle feste canoniche, suonano quando si va in chiesa per l’ultimo saluto; tralasciando di considerare i riferimenti poetici e letterari lasciati dai nostri autori.

Nel corso dei tempi hanno esercitato e continuano ad esercitare un richiamo fascinoso e a trasmettere un messaggio gioia, di speranza, di novità, di tristezza…

Nell’antichità, il suono delle campane avvertiva le comunità rurali di un imminente pericolo e, quando non esisteva il telefono, ad esse era legata la sopravvivenza delle persone.

Ma di cosa è fatta e come viene costruita una campana? La prima domanda è relativamente facile; sicuramente le campane sono costituite da una lega di rame e stagno, che insieme danno vita al bronzo, in precise percentuali per dotate le campane del miglior suono ed evitare che nel corso della fusione o del raffreddamento di fessurino.

La seconda domanda è difficilissima da rispondere. Perché fare campane è un’arte; anzi, l’Arte!

E in questo settore il Mezzogiorno non prende lezioni da nessuno.

Agnone, in provincia di Isernia ne è la patria e la Famiglia Marinelli ha generato gli artigiani-artisti.

La Famiglia Marinelli sembra risalire all’anno Mille. Nicodemo Marinelli nel 1339 fuse una campana di bronzo di circa 50 chili e questo gli valse il titolo di Campanarus Anglonensis ma anche nei secoli successivi, sotto gli aragonesi, i Marinelli continuarono a fondere campane per chiese e campanili in tutta la Penisola.

Dal 1924 Papa Pio XI conferisce alla Famiglia Marinelli l’onore di avvalersi dello stemma pontificio.  E, molto più vicino ai nostri tempi, per l’anniversario dell’Unità d’Italia, la fonderia ha prodotto tre “campane del dovere” per le tre più antiche scuole militari italiane, la Nunziatella di Napoli, la Teulié di Milano e l’accademia militare di Modena. Chissà poi quanti e quanti altri riconoscimenti ha ricevuto nel corso del tempo!

Di certo, il più tenero e affettuoso riconoscimento, che celebra contemporaneamente l’orgoglio e il vanto di appartenere ad una famiglia celebre. 

Il primo libro è la testimonianza della figlia alla figura del padre fonditore di campane in Agnone, uomo etico, comprensivo e dall’animo nobile.

Il secondo ripercorre il cammino millenario di campane che dalla cittadina molisana di Agnone sono arrivate in ogni angolo della Terra.