Uomo di Opi arrestato per detenzione di armi e munizioni da guerra. Il difensore: «Già rimesso in libertà. Si tratta di reperti storici e arnesi da lavoro»

AVEZZANO – Settantatreenne di Opi arrestato per detenzione armi e munizioni anche da guerra, il difensore dell’uomo precisa i termini della vicenda e dà notizia della remissione in libertà dello stesso, col mantenimento del solo obbligo di firma per tre giorni disposto dal Gip di Sulmona.

L’avvocato Massimo Di Rocco, difensore del settantatreenne di Opi, infatti, nella nota che riportiamo di seguito integralmente, chiarisce come munizioni e fucile debbano considerarsi reperti storico-archeologici, inutilizzati ed inerti, i pugnali come arnesi utilizzati dall’uomo in campagna e asserisce la totale estraneità del suo assistito da una vicenda riguardante l’uccisione di un cavallo.

Questa la nota fattaci pervenire dall’avvocato del settantatreenne di Opi.

«In relazione alla notizia pubblicata sulle maggiori testate giornalistiche regionali e locali in data 07 ed 08.11.2022 (tra gli altri, “Aveva un arsenale in casa, arrestato dai Carabinieri”; “Armi e munizioni nascoste in campagna, 73enne in arresto”; “Arsenale illegale, arrestato 73enne”; “Un vero e proprio arsenale nascosto in campagna: arrestato”, etc.) nella quale si riporta il sequestro operato dalla Stazione Carabinieri di Pescasseroli, in collaborazione con la Stazione Carabinieri “Parco”, a carico del mio Assistito in data 05.11.2022, necessitano talune precisazioni.

  1. “I bossoli e le munizioni” inerti in genere, rinvenuti presso i locali agricoli di pertinenza del mio, sono risalenti ai primi del novecento e rientrano in simulacri derivanti dai ritrovamenti casuali del nonno del Tatti, già da quest’ultimo collocati in un’area di deposito e dallo stesso “ereditati”. Si verificherà – con apposita perizia balistica – se possano ancora essere considerati munizioni ovvero se risulti assente il requisito della destinazione previsto dall’art.1, comma 3, della legge n. 110/1975;
  2. Per quanto al “fucile da caccia privo di matricola per la catalogazione”, si rappresenta che trattasi di reperto dei primi del novecento. Anche cotale “arma” sarà assoggettata a perizia meccanica e balistica, essendo da decenni smontata e giammai utilizzata, onde provare la sua inservibilità. L’arma è stata derivata dal mio Assistito nelle condizioni in cui è stata ereditata dal nonno ed è stata ritrovata con collaborazione del mio Assistito smontata in due tronchi e – di fatto – “abbandonata”, così potendosi dubitare anche in ordine alla detenzione di fatto;
  3. In ordine ai due “pugnali” l’Assistito ha dichiarato, in sede di convalida, di averli sempre utilizzati nel campo agricolo per estirpare radici ed erbacce;
  4. Il mio Assistito dichiara la totale estraneità all’uccisione del cavallo, dovendosi rilevare che sarà del pari accertato se sia stata avviata la procedura di necroscopia diagnostica da parte del proprietario con intervento delle Autorità Competenti entro le 24 ore dal decesso dell’equide, onde acclarare, tra l’altro, il tipo di arma utilizzata e la lesività del colpo inferto;
  5. L’Assistito, negli ultimi due anni, patisce una condizione di salute fortemente compromessa, tale da averlo costretto a ricoveri ed interventi tanto da necessitare – sinanche – di assistenza familiare. Cotali condizioni biologiche non consentono, neppure in ipotesi, la consumazione dei fatti delittuosi riportati in denuncia;
  6. In sede di udienza di convalida dell’arresto il mio Assistito si è dimostrato totalmente collaborativo ed ha fatto emergere le fattualità sopra riportate. Il Gip del Tribunale di Sulmona, in accoglimento delle istanze del sottoscritto procuratore e stante la volontà collaborativa, ha disposto la rimessione in libertà con revoca della misura degli arresti domiciliari ed applicazione dell’obbligo di firma in tre giorni della settimana presso la locale Stazione Carabinieri di Pescasseroli.

Tanto si doveva». Avv. Massimo DI ROCCO.

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