Voci di ordinario dolore dal “girone” Covid-19 al San Raffaele di Sulmona

«Io, sessantenne, Covid positivo, ricoverato al San Raffaele di Sulmona, in una stanza fredda e senza energia elettrica»

SULMONA – Non useremo mezzi termini, chiameremo le cose con il loro nome e racconteremo questa storia esattamente per come è e per come ci è letteralmente piombata addosso. Con tutta la sua drammaticità ed urgenza.

Parliamo della clinica “San Raffaele” di Sulmona, il punto nevralgico nel capoluogo peligno, dei casi di positività al Covid-19 Coronavirus sviluppatisi tutti in ambito ospedaliero. Ieri, dopo l’esplosione dei casi, il personale, stando a quanto appreso, sarebbe stato messo in gran parte in quarantena e si sarebbe poi reso necessario, separare i degenti fra positivi al Covid e quelli invece risultati negativi. Necessario, quindi, anche rimpiazzare il personale con altri medici ed infermieri. Unità che, per quanto saputo, sarebbero state fatte arrivare da Roma.

Questa la teoria. La realtà ce l’ha raccontata questa mattina un uomo di Avezzano, già ricoverato al San Raffaele per una terapia riabilitativa successiva a una bruttissima polmonite, avezzanese peraltro con problemi di disabilità motoria.

L’uomo ci ha raccontato che la divisone fra pazienti Covid e No-Covid, avrebbe comportato il ricovero dei Covid in un’ala presumibilmente più vecchia della struttura sanitaria riabilitativa, tanto è vero che nella sua stanza mancherebbe addirittura l’elettricità, con la conseguente impossibilità di utilizzare il campanello per segnalare richieste ed eventuali emergenze nonché di modificare l’assetto del letto per facilitare la respirazione. In casi del genere, peraltro, una necessità pressoché vitale. Ma non basta. A quanto pare la notte sarebbe stata trascorsa senza riscaldamento o con un riscaldamento insufficiente tanto che, il paziente avezzanese, dopo essere riuscito ad attirare l’attenzione del personale, ha preferito indossare due pile di sua proprietà per proteggersi dal freddo. Personale, a detta di chi si trova in quella struttura, assolutamente insufficiente e che si sta trovando a gestire una situazione per la quale, probabilmente, non erano stati adeguatamente informati e preparati.

Chi ci ha telefonato ci ha chiesto aiuto e lo ha chiesto per sé e per gli altri esseri umani che sono stati ricoverati in quell’ala. Voci dal dolore e dallo spavento, che emergono con forza devastante e non possono lasciare nessuno insensibile ed immobile. Ed allora ci facciamo portavoce di quel dolore e di quello spavento. Chiediamo al Presidente della Regione Marco Marsilio, all’Assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, ma anche ai Tribunali dei Diritti del Malato di Sulmona, dell’Aquila e in Abruzzo, al Dg della Asl1 Roberto Testa, al Prefetto nonché a sindacati e istituzioni di attivarsi affinché si ponga immediatamente fine a questa situazione, si abbia rispetto per la vita umana e si trovino soluzioni idonee, subito, per tutelare la salute di queste persone, malate e in difficoltà che meritano la primaria attenzione.

Noi di Espressione24 seguiremo l’evolversi della vicenda, ora per ora, e non lasceremo nulla di intentato affinché si corra ad aiutare e sostenere queste persone, nostri amici, nostri genitori, nostri nonni, nostri fratelli e sorelle, nostre mogli e mariti, nostri figli. Non accettiamo adesso e non accetteremo dopo alcuna giustificazione. La politica è l’arte dell’impossibile, quella che deve essere praticata dai “visionari”, intesi non come folli, ma come coloro che riescono ad avere una visione, proiettata nel futuro, e cercano di muoversi in quella direzione.

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