Arte: Gabriele Altobelli da “Radici” a “Omnia Mutantur”, ovvero la forma e la topologia nella scultura

AVEZZANO – Aia dei Musei di Avezzano, il cortile, in un angolo dello stesso c’è una nuova “forma”, una scultura moderna che trae la sua essenza da un passaggio di Publio Ovidio Nasone nelle sue “Metamorfosi”, ovvero “Omnia mutantur, nihil interit…” che sta a significare “Ogni cosa muta (sé stessa), nulla perisce…”.

E’ singolare la forma passiva, dove, per lo stesso concetto di mutazione ed evoluzione, noi avremmo detto Ogni cosa muta, mentre invece quel mutantur riflette l’azione sull’oggetto della mutazione che quasi si soggettivizza!

Nella figura ecco l’immagine della forma che Gabriele Altobelli ha creato per l’Aja dei Musei.

“Omnia Mutantur”

Come nasce questa opera? Scultura nella quale la forma, per certi versi misteriosa, sembra voler mimare un albero della vita posto in un altro giardino, un altro Eden, in realtà, cittadino.

I nastri tridimensionali esplodono nella figura che si libra leggera, ma aggrovigliata, nell’aria, lasciando riflettere sul metallo l’idea stessa di evoluzione.

Abbiamo detto nastri, ovvero di superfici sottili che, in realtà, sono sghembe fra loro pur tentando di attorcigliarsi in tentativi di Nastri di Moebius, senza riuscire a chiudere lo spazio in un ciclo di percorso infinito, ma ciclico, ma lasciando aperto il percorso che potrebbe finire nell’infinito.

Si tratta di un insieme di forme topologiche che perdono l’affinità quando si intersecano e mantengono una doppia faccia, orientata casualmente passo dopo passo.

Come noto la topologia (dal greco τόπος, tópos, “luogo”, e λόγος, lógos, “studio”, col significato quindi di “studio dei luoghi”) è una branca della matematica, anzi della geometria superiore che studia le proprietà delle forme geometriche nello spazio, in questo caso, e, in generale, degli oggetti matematici, che non cambiano quando viene effettuata una deformazione senza “strappi”, “sovrapposizioni” o “incollature”.

Le forme individuate da Gabriele Altobelli sembrano avere legami con le sue visioni passate e, ad esempio, innanzitutto “Omnia mutantur” sembra innestarsi come evoluzione di quelle “Radici” della figura che segue.

“Radici”

Con la differenza che “Radici” mostra delle strutture nastriformi che sono ripiegate, intrecciate su sé stesse in maniera compatta e non esplosa come nella “Omnia Mutantur” ed è abbastanza naturale che sia così, visto che, topologicamente, la seconda appare chiaramente una evoluzione affine della prima.

Ma c’è un’altra cosa che, singolarmente curiosa, potrebbe risalire alle conoscenze della lontana infanzia dell’Autore e, paradossalmente ai fumetti dell’epoca.

Perché il nastro è stato scelto come elemento di forma fondamentale delle costruzioni di Gabriele Altobelli?

Invenzione? Evoluzione inconscia di ricordi impressi nella memoria più profonda?

Le domande sono assai stimolanti!

Guardiamo insieme le strutture simili, le piante degenerate del fumetto “I soli di ghiaccio” di Greg e de Patie, “Luc Orient”, nelle immagini che seguono e tratte da quel fumetto d’autore del 1968.

“I “nastri metallici” dal fumetto di Greg e De Patie del 1968″

Le strane liane di una biologia aliena son nastriformi e alla fine si uniscono a formare una pianta d’assieme che vuole nutrirsi.

Forse, nella pianta di Gabriele Altobelli i nastri cercano di avvilupparsi per nutrirsi degli sguardi delle persone che visitano l’esposizione o, meglio, della installazione all’Aja dei Musei.

Opera, dunque altamente significativa, legata alla mutazione e alla evoluzione, ma innanzitutto alla evoluzione delle idee nell’animo dell’Autore.

Topologia, ricordo, costruzione, arte geometrica evoluta che studia e approfondisce il mutare delle cose, il loro evolvere sulla base, però, di un progetto iniziale, ancestrale, quasi che fosse un DNA artistico, plastico, e non è forse la forma del DNA un nastro che si attorciglia su sé stesso e crea legami, trasversali, tra le sue stesse spire, doppie, e anche parallele?

In topologia più linee anche avvolte ma senza creare nodi e una doppia elica libera, sia pur avvolta, ma senza intersezioni nodali, sono strutture affini e così anche i nastri di Gabriele Altobelli, affini nella descrizione di uno spazio topologico mentale dove si costruiscono immagini e forme geometriche evolute da idee che si annidano nell’Io profondo dell’Autore e che evolvono e mutano di modo che nulla perisca di ciò che è esperienza individuale della “realtà”…