Cose italiane. A Teramo la Finanza sequestra 150 chili di cannabis da libera vendita mentre a Roma il Tra Lazio sospende il decreto del Ministero

TERAMO – E queste sono cose che accadono solo in Italia.

Da una parte il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, la cui giurisprudenza amministrativa è valida su tutto il territorio nazionale, prende una decisione, dall’altra un altro importante organo dello Stato, la Guardia di Finanza, effettua una operazione che sembrerebbe attuare un decreto sospeso, praticamente in contemporanea.

Cosa è accaduto.

Ieri pomeriggio, i giudici del Tar del Lazio hanno disposto lo stop immediato al decreto ministeriale, emanato il 7 agosto scorso, che ha disposto l’inserimento nella tabella dei medicinali dei prodotti a base di cannabidiolo per uso orale, vietandone la vendita.

I magistrati amministrativi hanno accolto un ricorso presentato il 3 ottobre dall’associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici) disponendo la sospensione del decreto e rendendo, quindi, di nuovo consentito il commercio al pubblico dei prodotti.

Il provvedimento del Tar stabilisce l’inefficacia del decreto fino alla camera di consiglio che è stata fissata per il prossimo 24 ottobre.

Ma non solo. Il ricorso “contesta, in via generale, la decisione di ricondurre il cannabidiolo tra le sostanze stupefacenti o psicotrope. Decisione che si pone in contrasto con la giurisprudenza comunitaria che ha escluso che il cannabidiolo possa costituire uno stupefacente ai sensi del diritto europeo e con le posizioni assunte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

Dopo l’entrata in vigore del provvedimento, secondo quanto aggiunge l’Associazione degli Imprenditori Canapa Italia (Ici), si sono “registrate ispezioni e accertamenti al termine dei quali sono state contestate violazioni della legge sugli stupefacenti ed è stato disposto il sequestro della merce presente nei negozi.

La decisione del Tar del Lazio ristabilisce il rispetto di posizioni consolidate negli ultimi 50 anni anche grazie a un’ampia letteratura scientifica in materia che il Ministro Schillaci non ha voluto tenere in considerazione”, è il commento di Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni.

E mentre a Roma accadeva tutto ciò, a Teramo avveniva l’esatta applicazione dle decreto che si stava sospendendo.

Ovvero, i Finanzieri della Tenenza di Roseto degli Abruzzi hanno sequestrato circa 150 kg. di infiorescenze di cannabis contenenti cannabidiolo (CBD).

Il controllo delle Fiamme Gialle Rosetane riguarda il gestore di un distributore automatico, installato all’esterno di un’attività commerciale di Roseto degli Abruzzi, nel quale erano contenute per la vendita 110 mono confezioni di cannabis light, in singole dosi, per un totale di 0,171 grammi di infiorescenze di cannabis.

Nella perquisizione successiva, poi, in un magazzino, adibito a un vero e proprio laboratorio, la Finanza ha trovato 145,450 kg. di infiorescenze di cannabis contenenti cannabidiolo (CBD), pronti per essere commercializzati in Italia e all’estero (Germania e Francia).

Il locale, insomma, era il magazzino di stoccaggio del prodotto, per procedere alla essicazione della canapa e, poi, al suo confezionamento per essere posta in vendita.

Intervento basato proprio su quel decreto e su quello successivo, del 22 settembre scorso, con il quale il Ministero della Salute aveva revocato le disposizioni che permettevano la vendita presso erboristerie, grow shop, distributori automatici, comprese le farmacie, senza prescrizione medica, classificando il “cannabidiolo” come medicinale.

Un passo avanti e due indietro, scriveva un secolo fa Lenin. E sarebbe già una conclusione… ottimistica.