Crudeltà e religione. Quelle stragi e torture del passato targate chiesa cattolica

Giorni fa mi è capitato di ascoltare due persone discutere sul terrorismo islamico. Una di queste, indignata, disse che mai i cattolici si sono sognati di fare quello che i musulmani hanno fatto.

Mi sono reso conto che pochi sono a conoscenza di quanto sanguinaria sia stata la nostra religione; pertanto vorrei affrontare questo argomento che farà arricciare qualche naso.

RELIGIONE E INTOLLERANZA

Credo valga la pena affrontare l’argomento dal punto di vista dell’intolleranza e della crudeltà. Sapete perché? Da quando l’Islam ha fatto la comparsa sui scenari internazionali con la sua presunta spietata ferocia, tutti le hanno puntato l’indice contro. Se i loro usi e costumi si confondono con la religione, l’efferatezza espressa da alcuni credenti ben poco ha a che vedere con i principi religiosi musulmani.

Certamente mozzare la testa a coloro che sono ritenuti infedeli dandone pubblico spettacolo non è proprio un comportamento edificante, però mi sento di dire che a confronto della storia del cattolicesimo (non del cristianesimo, badate bene) Isis e terrorismo islamico sono dei poveri apprendisti e ve lo dice un cattolico!

IL POTERE DELLA CHIESA CATTOLICA

Non avesse mai proferita, Gesù,  la frase: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa […]A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. I cattolici ritengono che da quel tempo il Papa, successore di Pietro e vicario di Cristo, detenga un potere immenso: può fare e disfare tutto ciò che c’è tra Cielo e Terra.

Mi meraviglio che alcuni Papi non abbiano tentato il colpo di stato in paradiso per spodestare l’Eterno! Immaginate Papa Benedetto XVI, l’intellettuale della chiesa romana, vergare l’enciclica: “Deus non est Deus: tantum papa est Deus” (Dio non è Dio: solo il Papa è Dio) oppure il Camerlengo annunciare al termine del conclave “Habemus Deum”.

AUTOLESIONISMO E RELIGIONE

Flagello e cilicio

Un prurito ha pervaso la pelle dei cattolici ed è sempre stato quello della mortificazione della carne per mezzo del dolore anche se mai richiesto da alcun comandamento.

La voglia di mortificazione diede origine a un mondo di tetraggine e di disperazione. Toglietevi la curiosità di osservare i simboli religiosi nostrani e noterete che teschi, tibie e scheletri sono sempre lì a rallegrarci la vita. Il senso della morte incombe ovunque e il motto dei frati trappisti “Ricordati che devi morire”, in fondo in fondo, ci esorta a vivere male per morire bene.

Col passare degli anni, tutta questa faccenda del vivere male e dell’autolesionismo ha portato al parossismo del dolore inteso come uno degli strumenti di preghiera.

C’era che si infliggeva sofferenza usando ammennicoli come il cilicio con o senza aculei o autofustigandosi con i flagelli. Imporsi delle sofferenze era per gli asceti un modo di elevare l’anima al Signore. La storia del cristianesimo è ricca di personaggi e di episodi che documentano questa curiosa pratica finalizzata alla vittoria dello spirito contro le tentazioni della carne.

Fin qui la cosa andrebbe pure bene: ognuno è libero di fare ciò che vuole (nei limiti). Da questo substrato, però, cosa pensate potesse nascere col tempo? Ecco là che le punizioni corporali presero piede, ad esempio, negli istituti religiosi.

Cito dal sito dell’Ordine dei GesuitiDigiuni, punizioni, penitenze e mortificazione della carne erano però considerate, in passato, validi strumenti per correggere comportamenti sbagliati, punire l’infrazione della Regola, rinforzare la disciplina”. Se a questo aggiungiamo il dovere di salvare imponendo la fede a chiunque e a tutti i costi si autorizza a far del male pur di convertire.

L’APOSTOLATO CATTOLICO

Un soldato di ventura della più bell’acqua, Ignazio De Loyola, dopo una lunga e dolorosa malattia chiese ed ottenne di fondare un ordine religioso. Il nome? Compagnia di Gesù, i gesuiti, insomma.

Sono organizzati in una sorta di struttura pseudo militare e il loro preposto è normalmente chiamato “Generale” o anche “Papa Nero”. Successivamente la Compagnia sarà ausilio del “Santo Uffizio” e assieme ai Domenicani con in capo il Grande Inquisitore di Spagna Torquemada farà tremare mezzo mondo.

Le Crociate

Per diffondere il proprio credo e i suoi simboli i cattolici, armi in pugno, se ne andarono a fare qualche crociata contro i musulmani. Ne fecero nove spargendo sangue infedele a fiumi e ricavandone quella forte insofferenza nei loro confronti che dura ancor oggi.

Al grido di “Dio lo vuole!”  Pietro l’Eremita, a capo di diecimila poveri cristi si lanciò verso Costantinopoli in quella che passò alla storia come “crociata dei pezzenti” o anche la  I crociata.

Riassumendo brevemente l’attività crociata, nel 1098 i soldati della fede, i Crociati, sterminarono ad Antiochia tra i diecimila e i sessantamila musulmani. Venti giorni dopo  toccò ad oltre centomila turchi musulmani. Quando lo stesso anno espugnarono Gerusalemme trucidarono oltre sessantamila persone tra ebrei, musulmani, donne e bambini. L’anno successivo, ad Ascalon, furono duecentomila gli islamici passati a fil di spada.

Si stima che tutte le crociate, fino alla caduta di Akkon nel 1291, causarono venti milioni di morti solamente in Terrasanta e nelle regioni arabo-turche. Pensate che la cosa fosse bastata? Naturalmente no.

L’Eresia degli Albigesi

Il massacro dei Catari

Si era nel 1209 in Francia dalle parti di Tolosa e Carcassonne. Le autorità locali avevano concesso ai Catari, un movimento cristiano che predicava il ritorno al messaggio originale di povertà, predicazione e antimaterialismo, l’autorizzazione a svolgere il loro apostolato.

Poteva mai la cosa andare bene alla ricca corte ecclesiastica? La macchina religiosa si mise in movimento e ben otto concili francesi decisero di condannarli quali eretici e confiscare i loro beni. La maggior parte dei Catari erano raggruppati nel paese di Albì quindi, presi armi e bagagli, gli eserciti religiosi si incamminarono verso la Francia. La nuova crociata passò alla storia come “L’eresia degli albigesi”.

La cittadina era soprattutto un centro di cultura. Molti intellettuali fuggendo raggiunsero l’Italia trovando rifugio presso la corte di Federico II noto come “stupor mundi” per la sua cultura e intelligenza gettando il seme (ci crederete?) della lingua italiana. Ma questa è un’altra storia.

I Templari

Sterminati i catari che altro si poteva fare? Insomma si era nel Medioevo e gli orizzonti non erano poi così vasti… . Perché non prendersela con i difensori dei pellegrini in Terrasanta e del Tempio di Gerusalemme?

Filippo il Bello, sovrano di Spagna, non se lo fece dire due volte anche perché, squattrinato, con loro s’era impegnata pure la camicia a furia di prestiti. Dopo avere frettolosamente consultato papa Clemente V, ottenne una mezza autorizzazione a procedere.

I buoni servigi del Santo Uffizio francese lo avevano aiutato e il sire acchiappò santamente i templari sterminandoli tutti. 

Le accuse? Eresia, il rinnegamento di Gesù, lo sputo sulla Croce durante le cerimonie di iniziazione, l’adorazione dell’idolo pagano Baphomet. Accuse di sodomia e altre pratiche contro natura. Su di loro la grave colpa di tenere rapporti amichevoli con i musulmani in Terrasanta, permettendo loro di pregare nei siti di culto cristiani.

I templari furono arrestati il venerdì 13 ottobre 1307 da allora, pare, che questo giorno sia considerato jettatorio.

La notte di San Bartolomeo

Anche se non era una crociata lo fu quasi. La “Notte di San Bartolomeo” si svolse tra il 23 e il 24 agosto del 1572 per ordine di Enrico di Guisa e Caterina de’ Medici, regina di Francia e fu una delle otto guerre religiose contro i protestanti che terminarono con l’Editto di Versailles di Luigi XVI nel 1788.

In quella notte e nei giorni a seguire i cattolici uccisero circa 30.000 ugonotti senza distinzione di sesso ed età. Furono le vittime di una violenza esplosa per eliminare i protestanti nel nome di una presunta purezza di fede. Una violenza totale volta a ripulire il regno dall’eresia.

La strage contribuì, secondo gli storici inglesi Chadwick & Evans a “imprimere, nelle menti dei protestanti, l’indelebile convinzione che il cattolicesimo fosse una religione sanguinaria e traditrice“. Vi ricorda nulla?

L’INGEGNOSITÀ DELL’INQUISIZIONE

Il Tribunale dell’Inquisizione nasce da nobili lombi: Papa Lucio III nel Concilio di Verona, l’imperatore Federico Barbarossa e successivamente i papi Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX i quali chi prima e chi dopo sentirono la necessità di controllare le correnti religiose che attraversavano l’Europa, in particolare i soliti Catari coi quali ce l’avevano proprio tutti.

Eretici e inquisizione

A dirla tutta lotta all’eresia furono anche le crociate, combattute contro interi popoli “miscredenti” (gli Imperi Arabi) che per di più possedevano i territori culla del cristianesimo. Anche l’Impero Romano d’Oriente era eretico visto che la sua religione proveniva dagli ortodossi. Insomma combattere tutti questi popoli sacrileghi non era mica un lavoro da ridere e infatti non ci rise nessuno e furono lacrime e sangue!

Dagli inizi del XIII fino al XVII sec. si calcola che in Europa siano state inquisite, incarcerate e torturate non meno di nove milioni di persone, delle quali un quarto o addirittura un terzo, fini sul rogo. Il solo Torquemada, in Spagna, marciò ad una media di diecimila esecuzioni l’anno e questo per un quindicennio.

L’Ingegno religioso

Quello che colpisce non è tanto la crudeltà adottata dai tribunali dell’Inquisizione ma la fertilità d’ingegno con la quale inventava sempre nuovi strumenti di tortura. Usare l’intelligenza per far soffrire il prossimo era un must.

A tutto questo s’aggiunge che in quei tempi l’onere della prova non era a carico degli accusatori; l’accusato doveva dimostrare di non essere colpevole delle accuse rivoltegli oppure confessare.

Per questo, un po’ di tortura dava una spintarella alla loquacità dell’accusato, gli scioglieva la lingua (o ci pensava l’accusa e non solo metaforicamente).

Come affermavo precedentemente, i terroristi islamici a petto dei cattolici sono quasi degli apprendisti: tagliano soltanto teste col coltello, mettono bombe e combattono.

I cattolici hanno raggiunto lo stato dell’arte nell’inventare supplizi e attrezzature apposite. Per mia e vostra edificazione ecco alcuni dei tormenti inflitti dal Santo Uffizio:

Il topo

Cominciamo dall’uso del topo. La povera bestiolina  fu il più edificante e santo metodo inquisitorio adottato soprattutto con le donne accusate di stregoneria. Il carnefice introduceva un topo vivo in uno degli orifizi della vittima. L’animale per trovare una via d’uscita cominciava a graffiare e rosicchiare tutto quello che trovava intorno, il tutto sotto lo sguardo attento dei giudici. Immaginate il tormento del suppliziato.  

Il Rogo

Più noto e seguito dal pubblico era lo spettacolo per eccellenza. Le esecuzioni dette “autodafé”, consistevano nel legare il giustiziando ad un palo, posto sopra a un congruo numero di fascine e di bruciarlo vivo.

La cosa non era, però, così semplice: prima di essere arso, il malcapitato era indotto allo stato di semi incoscienza tramite strangolamento, dopodiché ricoperto con catrame era finalmente dato alle fiamme.

Le Turcas e la Vergine di Norimberga

Turcas
Vergine di Norimberga

Una ulteriore trovata religiosa erano le Turcas. Durante il procedimento i giudici facevano strappare le unghie all’inquisito.

Il supplizio, però, non era sufficiente: all’interrogato erano conficcati degli aghi nelle estremità delle falangi; d’altronde in un supplizio un po’ di disagio si doveva pur causarlo no?

Il lato artistico del sistema inquisitorio era rappresentato dall’uso della Vergine di Norimberga. Il malcapitato era infilato in una sorta  di sarcofago a forma di donna (talvolta finemente decorato), irto di punte d’acciaio al suo interno. Si chiudeva lo sportello e si era trafitti in tutto il corpo.

La vera ingegnosità del congegno, però, era nella disposizione degli aculei. Erano strategicamente disposti in modo tale che, penetrando nel corpo, non danneggiassero gli organi vitali, quindi la vittima poteva godersi una lunga ed atroce agonia. Naturalmente esistevano anche strumenti molto più raffinati.

La Pera

Con la “pera spacca-palato” si raggiunse lo stato dell’arte inquisitoria. L’attrezzo, come dice il nome, consisteva di un oggetto da infilare nella bocca del reo. In realtà glielo collocavano un po’ dovunque.

Una volta posizionato il simpatico attrezzo si girava una chiavetta che lo faceva allargare con risultati facilmente immaginabili. In una mostra dedicata ai strumenti di tortura ho potuto vedere il marchingegno.

Devo ammettere che il suo ideatore ci si dedicò molto, data la tanta perizia con la quale era istoriato. Sapete una cosa? Dopo la mia visita, trascorsi alcuni giorni, quell’affare fu rubato dall’esposizione.

La storia della famiglia Pappenheimer

Tenaglie Strappa-seni

Le donne furono oggetto di grande attenzione da parte degli inquisitori proprio per la loro morfologia.

Esisteva una tortura che consisteva nello strappare i seni con delle tenaglie arroventate. Rimase negli annali storici la vicenda della famiglia Pappenheimer che, al completo, fu torturata.

I corpi degli uomini sottoposti allo stiramento per sei volte, i seni di Anna Pappenheimer, la madre, strappati con delle tenaglie e spinti a forza nelle bocche dei suoi figli più grandi con l’intento di parodiare il ruolo della madre e provocarle un’estrema umiliazione. Non ancora paghi i giudici fecero frantumare i corpi degli uomini con la ruota. Il padre fu impalato su una picca.

A terminare l’opera il rogo che li consumò, nonostante tutto, ancora vivi. Questo avvenne davanti al figlio più piccolo, Hoel, di dieci anni. Nel dicembre successivo anche Hoel fu arso vivo tanto per completare l’opera.

TERMINANDO

A voler continuare, di attrezzi ce ne sono ancora, una pletora di marchingegni partoriti da chissà quale inferno. Una piccola spigolatura: avete mai detto a qualcuno: “sciacquati la bocca col sapone”? La frase deriva da un supplizio detto “Pulizia dell’anima”.

Anticamente si credeva che l’anima di una strega (o stregone) fosse all’interno del suo corpo. Allo scopo di ripulirla facevano bere acqua calda, carbone e sapone.

Fermiamoci qui. Purtroppo il cattolicesimo, sebbene votato al bene collettivo e al perdono, nella sua storia ha fatto altro. A nulla vale citare gli innumerevoli santi che hanno agito in suo nome perché anche molti di loro furono oggetto di discriminazioni, supplizi e vessazioni. Due esempi? San Francesco D’Assisi e recentemente San Pio da Pietrelcina.

Termino con una considerazione: le religioni non sono cattive, quasi mai. Purtroppo chi le interpreta e amministra, a volte, ne travisa i comandamenti e i principi, eccedendo nello zelo e trasformandole in un inferno sulla Terra. Questo è accaduto al cattolicesimo… . Non venitemi più a parlare del terribile Islam, non diciamo sciocchezze! Un saluto da un metro e mezzo di distanza.

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