“Diario Giornaliero” di Domenico Savini, presentazione alla Biblioteca Delfico di Teramo

E’ fissata per il 9 maggio, alle ore 18, presso la Biblioteca “Melchiorre Delfico” a Teramo, la presentazione degli otto tomi del lavoro editoriale DIARIO GIORNALIERO di Domenico Savini che racchiude ben 4850 pagine di storia civile e sociale che riguardano Teramo e la sua provincia negli anni che vanno da 1854 al 1870.

Il saggio introduttivo all’opera è parte del volume L’OTTOCENTO DI DOMENICO SAVINI di Luigi Ponziani che verrà presentato, in una veste editoriale autonoma, in concomitanza con la presentazione del Diario.

Entrambi i libri sono editi dalla Casa Editrice Ricerche&Redazioni di Teramo e verranno proposti da Franciska Stenius Savini, coordinatrice del progetto, che si coordinerà dialogherà con la storica Francesca Fausta Gallo, con la direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche presso UNITE, con lo storico Luigi Ponziani dell’Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche e con Simone Gambacorta, vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo. Nella copertina di entrambi è riprodotto un prezioso ritratto di Domenico Savini (1810-1889), tratto da un dagherrotipo degli anni ’40 dell’Ottocento custodito nella biblioteca di famiglia di Villa Savini a Selva dei Colli.

Gli otto tomi costituiscono un corpus documentario di notevole importanza per la storia sociale, civile, economica  e culturale della città di Teramo e del suo territorio; ancor più se si pensa che scarse sono le testimonianze attendibili di personalità che pure ebbero un ruolo eminente nella storia aprutina nel periodo considerato da Savini.

Non è casuale la scelta del titolo  che, nella tipologia testuale utilizzata – diario, appunto – conferma la narrazione minuziosa e costante nel tempo, giornaliera, del periodo storico evidenziato e che permette di cogliere l’evolversi dei processi politici e istituzionali che precedono – con la crisi finale del Regno delle Due Sicilie – l’avvento del Nuovo Regno d’Italia.

La piccola storia – quella dei personaggi grandi e piccoli della società del tempo con gli avvenimenti locali – si intreccia con la grande Storia, con gli accadimenti nazionali ed europei, con i cambiamenti epocali che muteranno per sempre il precedente ordine costituito e che produrranno trasformazioni che ancor oggi lasciano sentire i loro effetti.

Domenico Savini doveva avere ben presente l’importanza della sua cronaca; egli faceva parte di una famiglia che aveva un suo preciso e importante ruolo nella società teramana del tempo e quindi, il suo punto di vista non era prettamente personale ma si allargava all’ambito politico, sociale ed economico.

Tra i ricchi proprietari terrieri della provincia di Teramo, sindaco per ben due volte dopo il padre che aveva rivestito la stessa carica, forte dei legami familiari intessuti dal padre con altre ricche famiglie, Domenico fu  protagonista della vita economico-sociale e amministrativa provinciale, fino alla caduta del Regno meridionale e mantenne un elevato prestigio anche all’interno del quadro istituzionale del nuovo assetto politico ma rimase in posizione più defilata rispetto al passato.

Cattolico credente, impronta la sua vita ai dettami della Chiesa ed è un conservatore che non nasconde sentimenti filo borbonici; con il processo di unificazione, non si schiera apertamente e se condanna i tempi del cambiamento lo fa senza negarsi la possibilità di un rientro nelle coordinate nel nuova stato unitario.

Questo gli permette di osservare con animo distaccato i punti cruciali, senza tralasciarne alcuno, di un periodo storico delicato e importante: finanza, economia agraria, commerci, tecniche agronomiche, vita quotidiana, relazioni sociali, usanze e tradizioni popolari, organizzazione e comportamenti religiosi, assetti territoriali, viabilità, agenti atmosferici, cronaca cittadina, vita civile, cultura, tutto trova spazio e sistemazione all’interno della narrazione diaristica che finisce per riassumere gran parte della storia municipale di Teramo e del suo territorio.

Innegabile dunque l’importanza del manoscritto che diventa, stante la mancanza di altri carteggi, documenti e memorie, un punto fermo e irrinunciabile per chi voglia conoscere un periodo cruciale  della storia contemporanea locale e nazionale.