Domeniche da favola, oggi sul palco del dei Marsi “La sinfonia dei giocattoli”: l’intervista a Gabriele Ciaccia, direttore artistico del Teatro dei Colori

“Quando eri al GTSM (Gruppo Teatrale Sperimentale Marsicano, avresti mai pensato di essere qui, tanti anni dopo, a presentare un’opera così importante?”

La domanda è rivolta a Gabriele Ciaccia che, oggi pomeriggio, al Teatro dei Marsi, con la regia di Valentina Ciaccia, con il suo Teatro dei Colori porta un nuovo spettacolo dal titolo “La Sinfonia dei Giocattoli”, dedicato a Sonia Delaunay.

“Veramente, – risponde Gabriele – ho ancora la copia di un tema che scrissi a otto anni, a scuola, nel quale dissi che volevo fare l’attore…”

“E poi come è andata?” – lo incalziamo.

Gabriele sorride, con quella espressione gioiosa ed una nota di profonda sincerità nella voce, che tanto ci è nota e ci dice: “Avrei voluto essere geologo o qualcosa del genere per andare a caccia di fossili e poi avrei voluto essere architetto e, invece, andai all’Accademia delle Belle Arti di Roma e lì son diventato scenografo…”

Non dobbiamo aggiungere una nuova domanda perché, dopo una piccola pausa, eccolo continuare: “…Poi nel 1987, sembra un secolo fa, è nato il Teatro dei Colori che non è solo una associazione teatrale ma è un luogo di formazione oltre che di creazione e Valentina sta facendo un lavoro straordinario di nuova e innovata direzione artistica…”

“Cosa è la Sinfonia dei Giocattoli?” – chiediamo allora.

“Al di là della musica di Leopold Mozart, – dice Gabriele – che ha quei tocchi che sono ancora un po’ rossiniani, c’è la magia del teatro su nero, dove i colori al solito risaltano e creano quella magia fatta di sogni, di campanelli, trenini e pupazzi a molla, ballerine da carillon, palloncini e robot…”

Restiamo affascinati dalle parole di Gabriele e riusciamo a immaginare un attimo la scena che si dispiega dinanzi agli occhi della mente, perché il teatro è anche questo immaginazione trascinata fuori dai suoi meandri abituali per trovare un nuovo spazio infinito nel quale volare.

Gli occhi di Gabriele ci indicano, con il suo ammiccare, che è proprio questo il miracolo che si compie in scena.

“Hai parlato di Sonia Delaunay…”

“Sì, – risponde – lo spettacolo nasce sull’onda del diario segreto dei colori e delle forme di questa grande artista, Sonia Delaunay che nei suoi Libri Neri ha inventato un linguaggio che funziona un po’ come un set in un gioco da tavolo e che fa rivivere quel mondo dell’infanzia che, forse, abbiamo perduto… -(ha come un sospiro) – Si, che abbiamo perduto diventando i grandi di oggi, ma che forse possiamo riscoprire portando i bambini a teatro e lì possiamo reimmergerci nella nostra dimensione perduta, ma che comunque è ancora un po’ dentro di noi e che ci fa commuovere dinanzi a quel dispiegarsi di forme e colori che saranno in scena…”

Sentiamo come i rintocchi, gli accordi della sinfonia di Mozart padre, ci è bastato chiudere gli occhi, e siamo sulla scena mentre Gabriele dice ancora: “…Come nel baule dei giochi, in quegli angoli delle nostre antiche camerette, ecco uscire, dapprima un po’ alla rinfusa, la Ballerina di Man Ray che danza sui cerchi di Vasarely, i quadrati di Albers che diventano un Robot pasticcione ma carico di romanticismo autentico che poi intreccia la sua azione con i cerchi di Mirò che rimbalzano sui quadrati e rettangoli di Mondrian, che sono una sinfonia di colori a loro volta e questi sono solo alcuni dei giochi che si possono reinventare…”

Fa una pausa e poi cambia ruolo e ci domanda: “Ma tu, Gianni, sei contento di questo mondo fatto di soli smartphone che chiudono la fantasia nei limiti di uno schermo?”

Sorridiamo! Ci conosciamo da un milione di anni, sin da quegli anni ’70 dei primi gruppi teatrali sperimentali e in questo gioco, dell’intervista nella quale alla fine si scambiano i ruoli, la risposta è: “Certamente no! Nel leggere il comunicato stampa giunto in redazione, si è destato qualcosa nella memoria…”

Sorridiamo insieme ed è quasi un abbraccio reciproco.

Una ultima domanda viene spontanea, forse perché comunque c’è anche una esigenza di cronaca, un dover raccontare agli altri la scansione temporale di un gruppo che ha dato al teatro nuove cose da sempre: “Quante Domeniche da Favola hai raccontato?”

“Siamo all’undicesimo anno, – risponde sempre con quella gioia nella voce che ti conquista – ed è stata una ricerca artistica, un viaggio nel quale è stato possibile riscoprire la pedagogia del teatro , si è trattato davvero di una ricerca pedagogica e teatrale che ha portato il nostro Gruppo ad essere associazione, poi impresa ma soprattutto luogo di ricerca e di invenzione, dove adesso, grazie al grande impegno di Valentina, sta nascendo anche qualcosa di più…” Si ode il fischio di un treno, l’intervista è finita e, per una qualche singolare magia, saliamo insieme su un trenino della memoria e partiamo insieme per immergerci, sempre insieme, nello spettacolo che inizierà oggi pomeriggio alle 17, ma che nella mente è già un meraviglioso viaggio nella realtà immersiva dei ricordi che diventano realtà, nuova realtà nella quale rivivono i sogni, quelli di quando le strade erano bianche, di quando su un tavolo di casa rivivevano le storie degli eroi di quella incredibile stagione della vita che l’infanzia, che nessuno davvero riesce ad annullare e a dimenticare…