Elezione del Presidente della Repubblica. Curiosità ed informazioni dopo la “non” scelta dei “Grandi Elettori”

Il Presidente della Repubblica è stato eletto! E chi se lo aspettava? I nostri rappresentanti hanno eletto quel che già era stato eletto: un segno di cambiamento importante.

Da oggi in poi sappiamo che si vota per non cambiare. Se fossi il nuovo-vecchio Capo dello Stato farei i rituali scongiuri eh si perché s’è sempre detto che non avrebbe completato il suo secondo mandato per dare agio a novelle elezioni, quindi se non si dimetterà entro un ragionevole lasso di tempo qualcosa dovrebbe capitargli… .

È “il vecchio che avanza” parafrasando il sempiterno Ciriaco De Mita. L’elezione doveva essere una cosa semplice dato che di tempo per pensarci su ce ne è stato a iosa: praticamente sette anni e invece ci abbiamo messo una settimanella, tra l’altro costosissima all’erario, per lasciare tutto come stava. Oddio proprio tutto no, la classe politica è riuscita ad aggiungere una nuova brutta figura “globale” confinando l’Italia, agli occhi dell’Europa e non solo, al ruolo della vecchia “Italietta” tutta pizza, mandolino e tarantella (non Mattarella: Tarantella!). Siccome mai come di questi tempi l’attività presidenziale è di interesse generale. Vogliamo dare una occhiata alle sue attribuzioni e su quello che gli ruota attorno?

IL PRESIDENTE

Non tutti possono rivestire l’incarico di Presidente della Repubblica Italiana: questi i prerequisiti: Essere cittadini Italiani, avere compiuto cinquanta anni di età e godere dei diritti civili e politici.

I Presidenti della Repubblica Italiana

Lunedì scorso, il Parlamento in seduta comune è stato convocato per eleggere il tredicesimo presidente della nostra repubblica.  Il neo presidente rimane in carica sette anni anche se ormai è invalso il tiro della sua giacchetta per cui al settennato s’aggiungono i “Dài resta, rimani: dacci un po’ di fiato…”.

Essere Presidente della Repubblica significa anche essere eletti di diritto, secondo l’articolo 59 della Costituzione, a Senatore a vita al termine del mandato. Il perché non ci è noto; tra l’altro non esistono nemmeno i limiti di età. Pure se sei stracotto hai il tuo scranno in Parlamento: come per i preti “sacerdos in aeternum”. Azzardo l’ipotesi che sia un retaggio dello Statuto Albertino che prevedeva, al fianco di una Camera elettiva, un Senato composto dai Principi della famiglia reale, i quali ne entravano a far parte di diritto al compimento del ventunesimo anno di età.

COME SI ELEGGE?

Per chi fosse interessato all’iter delle elezioni presidenziali ecco una breve spiegazione. Intanto non si fa un conclave come al Vaticano, non c’è il Camerlengo che chiama l’”extra omnes” per far uscire tutti i visitatori dalla sala delle votazioni, non è chiusa a chiave la porta d’accesso, non ci sono fumate bianche o nere ma soprattutto, come si è dimostrato, non c’è il Padre Eterno ad ispirare i votanti.

Per quanto riguarda l’elezione del Capo dello Stato, l’articolo 85 della Costituzione italiana stabilisce che 30 giorni prima del termine del suo mandato, “il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica“. Solitamente, la seduta si svolge 15-20 giorni dopo la convocazione, affinché i consigli regionali eleggano i propri delegati.

La votazione a norma di Costituzione avviene a scrutinio segreto da parte del Parlamento a camere unite. Votano anche i rappresentanti delle regioni: sono tre delegati eletti dai consigli regionali e un solo delegato per la Valle d’Aosta. Nei primi tre scrutini sono necessari i 2/3 dei voti dell’assemblea, mentre a partire dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta. Quest’anno abbiamo avuto votazioni “chiacchierine” dove voti e votati cambiavano diventando messaggi semi-segreti inviati da un partito all’altro e spesso tra partiti stessi, il tutto tra l’ilarità o lo sdegno degli italiani.

TUTTO L’INSEDIAMENTO MINUTO PER MINUTO

L’insediamento del Capo dello Stato mica è una cosa facile: ecco il rituale.

Appena terminato lo spoglio delle schede, a quorum raggiunto, ha luogo la proclamazione in Aula del nuovo Capo dello Stato da parte del presidente della Camera. A questo punto parte una delegazione composta dal presidente della Camera e quello del Senato che va dal neoeletto  comunicandogli l’avvenuta elezione assieme al verbale della seduta. Questi esclama “non me l’aspettavo…” e comincia la sua attesa. Il nuovo Presidente della Repubblica deve, infatti, aspettare che il suo predecessore raggiunga il termine del mandato sgomberando baracca e burattini e nemmeno tanto metaforicamente se abita al Quirinale. In breve la descrizione della cerimonia per l’insediamento: il segretario generale della Camera va a casa dell’eletto, poi a bordo di un’auto della Presidenza della Repubblica assieme al fortunato raggiunge la Camera mentre suona la campana maggiore del palazzo di Montecitorio. Nessuno grida “Habemus papam”.

Arrivato ecco il saluto del picchetto d’onore poi, finalmente, entra nel Palazzo accolto dai presidenti della Camera e del Senato, L’Aula per l’occasione è adornata con drappi rossi e ventuno bandiere tricolore. Lì ci sono tutti ad attenderlo. Salito sul banco della presidenza prende posto alla destra del presidente della Camera. Si apre la seduta: è arrivato il momento del giuramento

E ORA GIURA!

Giuramento di Sandro Pertini

L’articolo 91 della costituzione impone che, una volta eletto il neo  presidente, deve giurare solennemente  davanti ai membri del Parlamento riuniti in seduta comune “di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione“. Nel nostro caso dirà: “L’ho già fatto: quante volte devo ripeterlo?”. Ventuno salve di cannone salutano l’evento mentre la campana di Montecitorio torna a suonare. Il presidente può assumere le sue funzioni. È il momento del messaggio al Parlamento.

Terminato il discorso, pensate che abbia finito? Lascia l’Aula accompagnato dai presidenti di Camera e Senato e raggiunge l’atrio di Montecitorio, dove lo attendono il presidente del Consiglio e il segretario generale del Quirinale. Ricevuti gli onori militari si reca all’Altare della Patria, per rendere omaggio al Milite ignoto assieme al presidente del consiglio.

A cose fatte, salutato dal sindaco di Roma, il Presidente della Repubblica sale a bordo della vecchia storica Lancia Flaminia 335 decapottabile e scortato dai Corazzieri a Cavallo, “clop, clop”, raggiunge il palazzo del Quirinale: finalmente a casa! Dopo ulteriori onori militari entra nel palazzo. Il presidente “smontante” lo insignisce della massima onorificenza della Repubblica, il collare di Gran Croce decorato di gran Cordone. Scambiati i saluti tra il Presidente della Repubblica uscente e quello subentrante, il nostro se ne va nei suoi appartamenti, chiude la porta, si butta sul divano e si toglie le scarpe gridando: “Non ci sono per nessuno!

DI QUALI POTERI DISPONE?

In base all’articolo 87 della Costituzione il neoletto è: ” il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. Suo compito promulgare le leggi ed emanare i decreti aventi valore di legge e i regolamenti. È sua facoltà indire il referendum popolare, può concedere la grazia e commutare le pene, comanda le Forze Armate e presiede il Consiglio Superiore della Magistratura“.

Quella che pare la sua attività più diffusa nel nostro paese (ultimamente un po’ meno) è indire le elezioni delle nuove Camere. Autorizza anche la presentazione dei disegni di legge di iniziativa del Governo, può sciogliere il Parlamento (tranne che negli ultimi sei mesi del mandato, il “semestre bianco”). Un Presidente della Rupubblica, se ci si mette di buzzo buono, può risultare anche un vero rompiscatole per il Governo ancora prima che questo venga alla luce.

Un esempio? Mettiamo che si stia eleggendo un nuovo governo. La maggioranza indica un incaricato quale presidente del Consiglio dei ministri: può o meno essere un deputato o un senatore. Il designato, consultati tutti i partiti, compone una rosa di candidati che dovrebbero costituire il futuro esecutivo. Nomi in mano sale al colle, cioè al Quirinale per mostrarli al Presidente della Repubblica che può, come è accaduto, dire: “No questo non mi piace, manco quell’altro per questo e quest’altro motivo. Vattene e fammi un elenco diverso”. Così nasce la famosa “via crucis” del primo ministro che “sale al colle, scende dal colle, risale al colle…” e così via finchè il Presidente è soddisfatto. Stessa cosa vale per le leggi. Fatta una legge viene inviata al Quirinale per essere controfirmata ma può tornare indietro respinta.

QUANTO GUADAGNA?

La quota di bilancio dedicata allo stipendio del Presidente della Repubblica è dello 0,11%, lo 0,24% del totale stanziato per tutte le retribuzioni, ed è pari a circa 239.000 euro lordi l’anno. Considerando la tredicesima mensilità, lo stipendio del Capo dello Stato in Italia è di 18.300 euro al mese pressapoco quanto un parlamentare.

QUATTRO PAROLE SUL QUIRINALE

Il Capo dello Stato risiede al Quirnale. Il posto è sempre stato un luogo di potere: qui risiedeva l’autorità nella Roma antica e fu poi sede del papato. Pensate che lo studio del presidente è attualmente l’antica camera da letto dei pontefici. Anche i Re d’Italia risiedevano qui. E’ una delle più antiche residenze ufficiali del mondo. A voler fare un paragone, la Casa Bianca, il Cremlino,  la Città Proibita di Pechino e Buckingham Palace sono cosette di recente costruzione… . Il suo comprensorio incorpora parte degli Horti Sallustiani che erano dei magnifici giardini appartenuti anche a Giulio Cesare. Sergio Mattarella lo ha definito “un Palazzo vivo e vitale per la nostra democrazia”, un protagonista della storia del Paese che va considerato a pieno titolo “la Casa degli italiani”. Se così fosse mi piacerebbe passarci una settimanella ma ho il dubbio che non sia possibile… .

I SUOI ABITANTI

Come precedentemente accennato non tutti i presidenti della Repubblica sono stati inquilini del Quirinale. Enrico De Nicola non ne volle sapere di risiedere in quello che era stato il palazzo di Vittorio Emanuele III. Luigi Einaudi, ci soggiornò ma contrariamente alle abitudini reali, volle condividere la stanza da letto con la moglie. Giovanni Gronchi, Antonio Segni, Giuseppe Saragat e Giovanni Leone vi si trasferirono armi e bagagli.

A dx il Palazzo dove abitava Pertini

Eccezione Sandro Pertini che rifiutò. Pare che alla moglie il posto non piacesse. L’appartamento dove abitava era una piccola mansarda di 40 mq in piazza della Fontana di Trevi di proprietà del Comune: una modesta casetta nel cuore di Roma di cui pagava regolarmente l’affitto. Seppur modesta, l’abitazione era situata in un posto magnifico, altro che Quirinale!

A seguire Francesco Cossiga che usò il Palazzo del Colle come suo ufficio e sede di rappresentanza. Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano colsero l’opportunità di infilarsi lì con la famiglia, esempio seguito da Sergio Mattarella che tanto gli è piaciuto il soggiorno da fare il bis come il suo predecessore.

LE RESIDENZE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Le residenze presidenziali: Quirinale (Roma), tenuta di Castelporziano (Roma litorale), Villa Rosebery (Napoli Posillipo)

A noi piace far star bene chi ci rappresenta e così il Presidente della Repubblica non ha una sola casa ma tre! Tolto il Quirinale, che è la seconda più grande residenza di un capo di Stato (20 volte la Casa Bianca e con costi conseguenti), c’è la tenuta di Castelporziano vicino a Roma sulla costa laziale. 5.892 ettari di macchia mediterranea dove crescono circa mille specie di piante e tremila di animali tant’è che è riconosciuta come riserva naturale statale. Nel 1872, Quintino Sella, allora ministro delle finanze pensò di acquistarla per lo Stato Italiano e trasformarla in una riserva di caccia del Re.

Ma andiamo a Napoli. Sulla collina di Posillipo sorge  Villa Rosebery. Sono  66.000 metri quadrati di abitazione circondati da un parco e un giardino all’inglese. Ha avuto proprietari di fama come Luigi Borbone (fratello di re Ferdinando II), Achibald Philip Primrose – Conte di Rosebery. Successivamente, Re Vittorio Emanuele III di Savoia che vi abitò per due anni poi abdicò e se ne andò in esilio.

Tre residenze magnifiche (e costose) ma che ci volete fare? Per dirla con Dante: “Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare“.

Questo è “in nuce” quanto attiene alla elezione del Presidente della Repubblica e dintorni. Termino qui salutandovi da un metro e mezzo di distanza.

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