Gabriele Ciaccia al Teatro San Francesco di Pescina con “Uscita di sicurezza: la pena del ritorno… ripensare il progresso”

Un lavoro teatrale curato e impegnato – USCITA DI SICUREZZA LA PENA DEL RITORNO… RIPENSARE IL PROGRESSO, quello che il regista e interprete Gabriele Ciaccia porterà al Teatro S. Francesco di Pescina domenica 26 gennaio 2024 alle ore 21:15, in cui episodi ispirati al libro del grande scrittore marsicano, sono stati adattati per la trasposizione teatrale, con la collaborazione alla drammaturgia di Valentina Ciaccia, attraverso gli apparati iconografici di Mauro Pace, l’audio/luce di Boris Granieri  e grazie alla produzione di Gabriella Montuori.

Raccolta di scritti tra il 1942 e il 1962 ma pubblicata sono nel 1965 quando imperversava la Guerra Fredda e Ignazio Silone era già da molto famoso e noto in tutto il mondo, più o meno subisce la stessa sorte di altri scritti siloniani: prima negato, per motivi ideologici e politici, poi riconosciuto come grande opera.

Costituito da piccolo racconti, saggi, memorie di episodi e riflessioni, proprio per questo si presta agevolmente alle diverse trasposizioni e sviluppi: filmici o drammaturgici che si vogliano fare. 

Prima le memorie di bambino, con le sofferenze legate alle perdite dei familiari e delle cose materiali, poi  quelle subite per le incomprensioni e i fraintendimenti di cui fu oggetto in politica, le cui cause sono ben note a tutti coloro che abbiano seguito le vicende del Nostro, fino a giungere alla dichiarazione sincera e appassionata della sua appartenenza all’idea comunista ma non al comunismo e, in conclusione, alla sofferta e forte ferita dell’uscita dal partito. Discronie che ancor più evidenziano sovrapposizioni e profondità, silenzi critici e dubbi esistenziali, strategie di fuga.

“Frammenti di tempo per una drammaturgia della storia. Narrazioni incise negli avvenimenti del secolo delle ideologie, dei totalitarismi, degli eroismi, delle prigionie, delle opinioni, dei dissensi, dei materialismi, dei razionalismi, delle guerre, degli olocausti… delle vicine conoscenze della morte nel terremoto e nelle persecuzioni fasciste”.

Viene messa in scena la memoria; una memoria intima ma universale, una memoria di passaggi ideologici intrisa di visioni, dove l‘immagine è insieme retaggio di un linguaggio ma soprattutto stratificazione documentale.

Le parole della recitazione preparano solchi ove seminare il percorso interiore, ma anche la forza della condanna, dell’invettiva, del coraggio, della scelta in solitudine, dell’allontanamento da “sicurezze” per la nuova via della libertà.

« Che mi rimane della lunga e triste avventura? Una segreta affezione per alcuni uomini che vi ho conosciuti, e il gusto di cenere di una gioventù sciupata. La colpa iniziale fu certamente mia nel pretendere dalla azione politica qualcosa che essa non può dare. Anche la rivolta per impulso di libertà può dunque essere una trappola, mai peggiore però della rassegnazione. Ogni volta che ripenso a queste disgrazie a mente serena sento risalire dal fondo dell’anima l’amarezza di un’infelicità a cui forse m’era impossibile sfuggire».

Professione di fede e senso di sofferta delusione. Ineluttabilità e determinazione nell’affrontarla. Emerge in questa frase, il suo totale rispetto per la libertà delle idee, connaturata e intimamente legata alla sua idea di Uomo e di Umanità che non può soggiacere a legami e preclusioni  ideologici, religiosi e/o politici.  

Il lavoro è parte del Progetto  “Uomini e tempo” – la storia, la scrittura, la memoria; realizzato  in collaborazione con Centro Studi Internazionale e Parco Letterario  “Ignazio Silone” .

Dopo aver toccato la Lombardia e l’Emilia, lo spettacolo verrà presentato  per gli studenti il 14 marzo al Teatro dei Marsi di Avezzano, il 15  marzo a Tagliacozzo,  27 marzo a Celano.  Seguiranno poi Pescara, Bisceglie e altre date italiane.