Il santuario della Madonna di Candelecchia meta di pellegrinaggio secolare per tutti i Trasaccani ogni domenica dopo Pasqua

di Tito Lucarelli

TRASACCO – Il santuario della Madonna di Candelecchia, luogo di riposo e di contemplazione, si trova a circa 4 km da Trasacco, a 891 metri di altitudine, immerso nel bosco esistente alla falde del monte Longagna.

Sulla origine del nome esistono numerose tesi, tutte valide, ma nessuna di esse completamente esaustiva. Solo per citarne qualcuna, una prima tesi è che il termine derivi da “cannolicchia”, che indicava la cannula di una sorgente di montagna, come infatti esiste nei pressi del santuario.

Altra tesi è che derivi dalla antichissima tradizione medievale di accendere le candele lungo i sentieri che portavano alle edicole dedicate alla Madonna, da cui Madonna di Candelecchia. Infatti la valle in cui la chiesa insiste in un atto di donazione fatto dai conti di Celano alla Basilica di Trasacco nell’anno 1120 viene denominata “vallem de candelicchia”.

Foto di Guido Venditti tratta dalla pagina Fb Gazzettino Trasaccano

Il santuario è meta del ritiro spirituale di Sant’Angelo per soli uomini per la durata di 3 giorni che si tiene ogni mese di maggio. Esso è organizzato dalla confraternita denominata proprio “Madonna di Candelecchia”, che ha anche la gestione e la cura del mantenimento in buono stato della struttura del santuario.

Detta chiesa in origine probabilmente era una edicola votiva impiantatavi da qualche fedele o da pastori o da boscaioli, come ex-voto, così come si usava fare in antico in onore della Vergine. Con il passare degli anni, poi, quella piccola cappella votiva si è andata via via ingrandendo fino a diventare chiesa. La struttura attuale denota chiaramente la sua origine settecentesca.

Verso la fine del 1800, fu dotata di un dormitorio per pellegrini, di alloggi per i sacerdoti e del locale cucina.

Ogni domenica successiva alla Pasqua di ogni anno è meta di pellegrinaggio per tutti i Trasaccani, che vi passano l’intera giornata. Non è dato sapere a quanto risale l’inizio di tale tradizione del pellegrinaggio, ma di sicuro si può affermare che è secolare. Nel passato vi si andava a piedi sin da casa seguendo appositi sentieri di montagna.

Foto di Tito Lucarelli

Oggi vi si accede in auto fino davanti il piazzale della chiesa. Per tradizione come pasto, fra le altre cibarie, vi si consuma il salame, la lonza, la salsiccia e la spalla del maiale d’annata. Non può mancare la frittata con la nepitella e l’uovo sodo insieme ad un buon bicchiere di vino. Si tagliano gli ultimi pezzi della pizza di Pasqua che vengono appositamente conservati per quell’appuntamento.

Altra tradizione di quel giorno è quella della c.d. mazza di Candelecchia. Si taglia un ramo di una pianta che viene poi inciso nella corteccia si da ricavarne delle figure elicoidali mischiate ad altri ricami a seconda della fantasia dell’incisore.

Intorno agli anni 1950, il santuario fu abitato anche da un eremita, che a Trasacco era chiamato “Remo l’eremita”. Costui abitava l’alloggio destinato ai sacerdoti. Il romitaggio però durò solo qualche anno, perché egli era già in età avanzata e non più in grado di resistere alle privazioni che tale vita comportava, per cui vi rinunciò.

(bibl. “Biabbà” Q. Lucarelli)